IL FUOCO TRA LE MANI – Angelo Nocent
1 Febbraio 2018
Ieri si è concluso un evento ecclesiale: il Capitolo Provinciale dei
FATEBENEFRATELLI – PROVINCIA LOMBARDO-VENETA.
E’ stato riconfermato il Priore Provinciale Fra MASSIMO VILLA che ha
rilasciato questa dichiarazione:
Oggi 1 Febbraio 2018, rispondendo a una foto sul blog dove gli scrivevo
che, passata la festa, gli toccava farsi carico di un peso e una responsabilità
nona poco, mi rispondeva: “grazie. mi auti con la preghiera perché
si possa costruire un’orchestra che sappia suonare la musica
dell’ospitalità“.
La mia risposta immediata, con tanto di foto: “E’ un’impegno
quotidiano. Ma è povera cosa. Come orchestrale sono disponibile:
me la cavo bene con i piatti: “…diverranno profeti i vodtri figli e figlie,
i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni...”
Ogni tanto torno a riflettere su messaggio del profeta, che ci giunge
da molto lontano e che, essendo Parola di Dio, non può essere che
vero. Ma il passo non è di facile interpretazione, Così ho chiesto aiuto
al Card. Gianfranco Ravasi che suggerisce questo criterio di lettura del
testo biblico di Gioele.
Siamo tutti profeti
Potremmo idealmente appendere questo testo al centro di un filo
che ha due estremi. Il primo è retto da un picchetto piantato
nel deserto del Sinai e reca questa dichiarazione- auspicio di Mosè:
«Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore
porre su di loro il suo spirito!» (Numeri 11,29). Era la
reazione della grande guida di Israele all’impulsiva richiesta
del giovane Giosuè, il suo futuro successore, che esigeva una
censura nei confronti di due ebrei che non erano nella lista
dei settanta anziani, il senato costituito da Mosè e investito
dallo spirito profetico: anche su quei due, però, «si era posato
lo spirito del Signore» (11,26).
L’altro estremo è, invece, legato a Gerusalemme. È il giorno
di Pentecoste e l’apostolo Pietro ha davanti a sé la folla
che l’ascolta e che è attraversata dallo Spirito Santo, capace
di unire tutti nella stessa fede nonostante la diversità delle
origini e la differenza delle lingue. Pietro inizia un discorso
e spontaneamente applica subito all’evento l’antico oracolo
di Gioele (Atti 2,14-21). Di questo profeta si conosce ben
poco e la sua collocazione cronologica per la maggior
parte degli studiosi è nel periodo successivo all’esilio babilo-
nese, forse nel V secolo a. C. Il suo libretto è nettamente
diviso in due quadri, così da diventare un dittico.

La prima scena è occupata da un’invasione di cavallette, simile a un
esercito assalitore, flagello endemico dell’agricoltura del Vicino
Oriente, presagio di carestia a causa della loro famelica voracità nei
confronti delle coltivazioni. Il popolo si affida, allora, al Signore perché,
come Sovrano del creato, fermi questa piaga (capitoli 1-2). Il secondo
quadro, che occupa i capitoli 3-4, è invece dipinto con colori apocalittici
e con lo sguardo puntato verso il «giorno del Signore», il tempo del
giudizio finale sul male e sull’iniquità, ma anche aurora di una nuova èra.
Sull’umanità, allora, si stenderà lo Spirito divino quasi come un nuovo
soffio vitale che attraverserà l’intero popolo, raffigurato in tutte le sue
articolazioni generazionali (padri e figli) e sociali (anziani, giovani e schiavi).
È una trasfigurazione radicale della comunità che diventa un popolo di profeti,
cioè di testimoni della parola di Dio al mondo. È ciò che si proclama anche
per i battezzati cristiani nella celebrazione del sacramento che li consacra re,
sacerdoti e profeti. È quella trasformazione interiore che aveva cantato il
profeta Ezechiele: «Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò
dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un c
uore di carne» (11,19)
Un’ultima annotazione. Per descrivere lo spirito profetico Gioele usa due
segni per noi forse sorprendenti e passibili di equivoco: «i sogni e le visioni».
Ora, questo è un simbolo per indicare un tipo di conoscenza – quello appunto
mistico, della profezia e della fede – differente dalla nostra logica puramente
razionale, un po’ come accade in sogno. Era stato Dio stesso a dichiarare:
«Se ci sarà tra voi un profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò,
in sogno parlerò a lui» (Numeri 12,6). Per questo il profeta era chiamato
anche «Veggente », perché il suo occhio spirituale penetrava nel mistero
divino con uno sguardo nuovo e diverso rispetto alla semplice contemplazione
della realtà esteriore.
Giovanni Paolo II il 30 maggio 1998 a conclusione dell’incontro in
Piazza S.Pietro di tutte le nuove realtà ecclesiali:
4. Alla Chiesa che, secondo i Padri, è il luogo «dove fiorisce lo
Spirito» (CCC 749), il Consolatore ha donato di recente con il
Concilio Ecumenico Vaticano II una rinnovata Pentecoste,
suscitando un dinamismo nuovo ed imprevisto.
Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti.
Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente
le persone e la storia. Questa è stata l’esperienza indimenticabile
del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la
guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come
costitutiva di se stessa la dimensione carismatica: «Lo Spirito
Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio
per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di
virtù, ma “distribuendo a ciascuno i propri doni come piace
a lui” (1 Cor 12, 11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine
grazie speciali… utili al rinnovamento e alla maggiore
espansione della Chiesa» (Lumen gentium, 12).
Consiglio Provinciale neo eletto – FBF Provincia Lombardo-Veneta.
Da sinistra: Fra Guido Zorzi 3’ Definitore – Fra Eliseo Paraboni
1’ Definitorev- Fra Massimo Villa Priore Provinciale – Fra Gennaro
Simarò 4’ Definitore – Fra Giancarlo Lapic 2’ Definitore.

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