04 PERCHE’ COMPAGNIA

 raffaele-arcangelo

Perchè COMPAGNIA

 

Il mondo in cui siamo chiamati a vivere è misterioso, fantastico ma anche pieno di contraddizioni. Salvatore Nantoli scrive:

 ”Nel cristianesimo, Dio incarnandosi, dava salvezza; nel moderno l’uomo crede di potere e dovere produrre  quella medesima salvezza da sé. Si predispone perciò ad aspettative che non può soddisfare e l’accresciuta potenza  non lo scioglie affatto dalla sua costitutiva finitezza, ma gliela rende solo insopportabile.

 Nel tentativo di “prendere il posto di Dio” l’uomo si scopre un Dio mancato”.

Vangelo equivale a dire: “ Ho una buona notizia per te, una notizia sconvolgente capace di mutarti la vita, di tirari fuori dalle sabbie mobili del faticare inutile. Puoi dare un senso al “fare”. Ho scoperto chi può aprirti orizzonti impensabili“. Chi ha fatto questa scoperta sente il bisogno irresistibile di andare a dirlo ad altri, a quanti più può: uno, due tre, dieci, mille…

 

UNA COMPAGNIA

NASCE SEMPLICEMENTE COSÌ.

 Don Giussani direbbe: “ La Compagnia autentica è quella che nasce  quando uno incontra un altro che ha visto qualcosa di giusto, di bello e di vero, e glielo dice, e siccome anche lui desidera il giusto, il bello ed il vero, si mette insieme“.

Nella grande enciclica missionaria Redemptoris Missio il Santo Padre Giovanni Paolo II scrive:

  •  “All’interno della Chiesa si presentano vari tipi di servizi, funzioni, ministeri e forme di animazione della vita cristiana.
  • Ricordo, quale novità emersa in non poche chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei “movimenti ecclesiali”, dotati di forte dinamismo missionario.
  • Quando s’inseriscono con umiltà nella vita delle chiese locali e sono accolti cordialmente da vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali, i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l’attività missionaria propriamente detta.
  • Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridar vigore, soprattutto fra i giovani, alla vita cristiana e all’evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi“.

Il Card. Ratzingher che al Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiali del 1998 ha sviluppato il tema della “loro collocazione teologica”, nel suo intervento ha sostenuto, fra l’altro, che essi non vanno collocati tutti sullo stesso piano e che andrebbero quantomeno differenziati:

 “Li diversificherei con tre denominazioni:

  • movimenti,
  • correnti,
  • iniziative di mobilitazione…. “

Ha messo in guardia anche dal proporre una definizione troppo rigorosa, “ poiché lo Spirito Santo tiene pronte in ogni momento delle sorprese, e solo retrospettivamente siamo in grado di riconoscere che dietro le grandi diversità esiste un’essenza comune”.

Che cosa sia un movimento vero e proprio, egli lo ha dedotto anche da questa constatazione:

“Poiché i movimenti nascono per lo più da una personalità carismatica guida, si configurano in comunità concrete che in forza della loro origine rivivono il Vangelo nella sua interezza e senza tentennamenti riconoscono nella Chiesa la loro ragione di vita, senza di cui non potrebbero sussistere”.

Nel caso della Compagnia dei Globuli Rossi- DNAoh, la personalità carismatica per eccellenza è San Giovanni di Dio ma anche San Riccardo Pampuri come ultimo anello di una catena di santità. Garante del movimento è l’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli che da cinque secoli sono espressione della Chiesa sanante e di quella spiritualità che la tradizione ha sintetizzato in un termine: hospitalitas.

 11 Febbraio 2006 – Benedetto XVI:

A tutti i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari, a tutti i volontari impegnati in questo campo, vorrei oggi consegnare simbolicamente l’Enciclica Deus caritas est, con l’augurio che l’amore di Dio sia sempre vivo nei loro cuori, così da animare il loro lavoro quotidiano, i progetti, le iniziative, e soprattutto i loro rapporti con le persone malate. Agendo in nome della carità e nello stile della carità, voi, cari amici, offrite il vostro prezioso contributo anche all’evangelizzazione, perché l’annuncio del Vangelo ha bisogno di segni coerenti che lo confermino. E questi segni parlano il linguaggio dell’amore universale, un linguaggio comprensibile da tutti.

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