ERA UNA NOTTE DI LUNA PIENA – Angelo Nocent

ERA UNA NOTTE DI LUNA PIENA

Un tempo, CALENDIMAGGIO mi ricordava il triennio delle scuole medie. Era una preziosa ANTOLOGIA per un primo approccio con la letteratura. Oggi il termine che sa di risveglio primaverile, mi richiama MARIA, antologia per diventare santi.. Vorrei soffermarmi sull’argomento ma richiederebbe spazio, perciò partiamo subito dal PRIMO MAGGIO per parlare di una storia dimenticata che comincia proprio così: C’era una volta… nel nostro paese, anni ’50, un sacerdote di nome Don Giovanni BISSA. Faceva il parroco. Di lui si tramanda che fosse un vulcano in perenne eruzione, di iniziative non solo pastorali ma anche sociali. Come Gesù, è passato facendo del bene a tutti. Ma gli stava particolarmente a cuore una cosa: la SANTITA’“, ossia la vocazione comune a cui è chiamato ogni cristiano.

Qualcuno forse ricorderà che un tempo, prima di entrare nel bar dell’Oratorio c’era una stampa d’epoca, in una cornice argentata, raffigurante SAN RICCARDO PAMPURI. Per me, proveniente da Peschiera Borromeo, dove è sorta la prima chiesa lombarda a lui dedicata, è stato come ritrovare in questo paese un amico di vecchia data. Ma quando fu necessario imbiancare i locali, il quadro venne rimosso e mai rimesso, tanto che nessuno sa più dove sia finito. Ma…nel Febbraio 2024, il nuovo parroco don Mario BOTTI, fresco di nomina, ha trovato il modo di riservare in chiesa un posticino alla icona di questo santo, giovane e contemporaneo, nel segno della continuità. Cresciuto nell’Azione Cattolica (33 anni di sì a Dio), il Pampuri ha tanto da insegnare alla nuova “UP–Unità Pastorale BETANIA”, proprio ora che intende riscoprire e promuovere la ministerialità nella Chiesa (Ef 4,11-13). E questo medico malaticcio, che ha conosciuto il patire, può dare una mano anche a chi ha problemi di salute fisica e spirituale.

Questa volta però non si tratta di una stampa. Il ritratto è opera del prof.FERDINANDO MICHELINI, architetto e pittore milanese, uno dei miracolati dal santo. Sopravvissuto allo sterminio di Lavensburgher, quando è tornato da quel lagher infernale pesava 38 Kg, uno straccio, non un uomo. La detenzione gli aveva procurato serie conseguenze grastro-intestinali che lo hanno afflitto per anni, fino a quella notte in cui è stato costretto a sottoporsi ad intervento chirurgico d’urgenza nella vicina clinica San Giuseppe di Milano. Addome aperto e ricucito. Operazione non riuscita. Decesso previsto dai medici operatori nella notte stessa. Lo sbalordimento dell’equipe medica quando il mattino seguente, invece di un cadavere, si è ritrovata davanti ad un arzillo Michelini, seduto sul letto a disegnare. Erano andati a visitarlo per fargli coraggio e lo riscontrano semplicemente miracolato, per l’invocata intercessione del Servo di Dio, complice anche una sua vecchia giacca, posata sopra le coperte dell’infermo. Ancor più stupefacenti gli anni post guarigione del laico Michelini che metterà tutte le sue energie e competenze professionali a disposizione dell’Africa, gratuitamente. Dirà: “era il minimo che potessi fare”.

Il corpo del dott. ERMINIO FILIPPO PAMPURI, noto in tutto il mondo ormai come SAN RICCARDO, non ha subìto la corruzione del sepolcro. Ora è venerato nella parrocchiale di Trivolzio (PV), suo paese natale, meta di ininterrotti pellegrinaggi. Nei suoi appunti spirituali si trova un proposito coltivato fin dai banchi del liceo e dell’università di Pavia, attivo ed esemplare nell’allora “Circolo Severino Boezio”, con un preciso ideale: “Abbi sempre grandi desideri, cioè desiderio di GRANDE SANTITA‘, di fare opere grandi – mira sempre più in alto che puoi – per riuscire a colpire giusto. Come i mercanti che domandano di più per riuscire a prendere il giusto prezzo”. Di sicuro il treno di Don Bissa, evangelizzatore per vocazione, viaggiava sul medesimo binario e cercava di farvi salire su questo treno più gente possibile, a cominciare dai giovani che gli stavano particolarmente a cuore.

Ma veniamo al PRIMO MAGGIO. Pio XII istituì nel 1955 la festa di «san Giuseppe artigiano» per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla «festa del lavoro». Epperò, fra i santi del giorno elencati nel Martirologio, si legge: “A Milano, san RICCARDO (Erminio Filippo) PAMPURI, che dapprima esercitò nel mondo la professione di medico ed, entrato nell’Ordine di San Giovanni di Dio, dopo due anni riposò in pace nel Signore. Maggio naturalmente, per tradizione, è anche sentito come il MESE DI MARIA. Riccardo è un santo mariano, perciò eucaristico, come san Giovanni Paolo II che lo ha proclamato santo.Un piccolo aneddoto. Nel pomeriggio del 18 aprile 1930, Venerdì Santo, i superiori, sollecitati dai familiari, a disagio per gli spostamenti con le ferrovie, prendono la decisione di trasportare Fra Riccardo da Brescia, Ospedale Sant’Orsola, sua residenza, a Milano, Casa di Cura San Giuseppe, dove dai primi del ’900 avevano attivato una sezione per i colpiti da tubercolosi, malattia allora invalidante e alla lunga mortale.

La pleurite che lo ha colpito al fronte nella battaglia di Caporetto è degenerata. Consultati i migliori specialistici, alla fine, nessuna terapia si è dimostrata veramente efficace. Consapevole del suo stato, lui non si lamenta né si illude: minimizza e accetta le attenzioni premurose per non essere scortese. Acceso in volto per lo strapazzo e qualche linea di febbre, varca il portone e, mentre entra in clinica, la radio, data la religiosità del giorno, sta trasmettendo l’Ave Maria di Gounoud. La sua sembra quasi un’entrata trionfale. Gli viene assegnata la stanza n. 54. Per l’assistenza i familiari si avvicendano a turno. Rita, la sorella che con lui aveva trascorso gli anni migliori presso la Condotta Medica di Morimondo, lo veglia nelle ore notturne. Zia Maria che lo ha adottato, è presa da sconforto: Oh Nan, se la Madonna di Lourdes ti fa guarire, ci perdo tutte le mie sostanze e non m’importa di restare con niente. Lui la interrompe: “Non dire cose fuori posto. Se il Signore mi lascia, sto qui volentieri; se mi toglie, vado volentieri.

Tra alti e bassi si giunge al 29 aprile. La situazione precipita. Riccardo riceve l’UNZIONE dei malati e il SANTO VIATICO. Subentra in tutti una grande serenità d’animo. La febbre lo assopisce. Ad ogni risveglio chiede se è già Maggio, quasi avesse un segreto APPUNTAMENTO da rispettare. E proprio all’aprirsi del mese mariano, tanto agognato, chiude la sua beve giornata terrena a soli 33 anni. Ho verificato: era di MERCOLEDI ed era UNA NOTTE DI LUNA PIENA.

In un attimo si sparge la voce che il DOTTORINO SANTO, un tempo il FAC TOTUM della sua parrocchia, E’ MORTO. Il 4 Maggio al camposanto di Trivolzio, lo accompagna una folla sterminata proveniente anche dai paesi limitrofi e oltre. Nei giorni seguenti, chi passa dal cimitero va a deporre un fiore, come per dire grazie!”. E c’è chi dalla tomba preleva un pugno di terra da portarsi a casa. Matura la decisione di traslare la salma in chiesa e viene posta vicino al fonte battesimale.

Passano gli anni. Ad un certo momento entra in scena un personaggio influente: DON GIUSSANI. In internet (vedi Alberto Savorana) per sapere come è nata la sua devozione pro san Riccardo, passato come una meteora, lasciandosi dietro un fascio di scintille in un campo di stoppie: “tamquam scintillae in arundimento. Se oggi il roveto continua ad ardere e non si consuma è perché lì c’ è Dio: l’unico FUOCO che non ha bisogno di essere riattizzato. L’aveva promesso: ”Attirerò tutti a ame Gv 12,20). Angelo Nocent

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