PIANETA DONNA: L’ORA DEL RISCATTO – Angelo Nocent

LE SORELLE DI SAN GIOVANNI DI DIO

 

Lunedi notte (13 Ottobre 2008) mi sveglio di scatto. Convinto di essere in ritardo per il lavoro, cerco l’orologio: sono appena le quatro del mattino. Mi alzo perché non riesco più a riaddormentarmi, mi faccio il caffè e comincio a sfogliare un vecchio libro del Padre Gabriele Russotto: “L’ORDINE OSPEDALIERO DI S. GIOVANNI DI DIO” – Anno 1950.

Guardo le foto delle distruzioni belliche che hanno colpito anche diversi ospedali dei Fatebenefratelli d’Italia, Austria, Germania, Francia…Mi soffermo più a lungo sull’Ospedale San Giuseppe di Milano: la documentazione del bombardamento aereo della notte 15-16 Agosto 1943 è desolante. A pagina 151 mi soffermo, tra l’ncredulo e lo stupito, su questo titolo: “COSTRUZIONI DELLA CARITA’ “.

Leggo: “Malgrado i danni e le distruzioni subìte e le gravi difficoltà nelle quali l’Ordine si trovò durante la tremenda parentesi bellica, tuttavia il suo cammino, guidato dalla mente illuminata e dal cuore grande del Generale P. Efrem Blandeau, non si arrestò. Durante il periodo della guerra furono fondate complessivamente altre 22 Case, come segue: 2 in Italia; 2 in Irlanda; 5 nella Spagna; 2 nel Portogallo; 2 in Africa; 2 in Argentina; 2 nel Cuba; 1 nel Perù; 3 negli Stati Uniti; 1 nel Venezuela. In qualcuna di queste  Nazioni l’Ordine è entro per la prima volta”.

Cosa pensare? “La c’è la Provvidenza!”, il Manzoni fa dire a Renzo. E i frati non hanno mai dubitato. Ma, se allora, perché non ora?

Proseguo la mia consultazione e finisco a pagina 179. Ciò che segue – escluso il titolo che è mia deduzione –  è fedelmente riportato.

LE  SORELLE di san Giovanni di Dio nella PAGINA DIMENTICATA DAI FRATELLI

“Le Costituzioni dell’Ordine, anno 1585 per “L’OSPEDALE DI GIOVANNI DI DIO” in Granada, prescritte da Mons. Giovanni Mendez Salvatierra, Arcivescovo di Granata, furono la base delle prime Costituzioni dell’Ordine e delle altre edizioni successive. Se ne conserva copia stampata – mancante però di più pagine – nell’Archivio Generale dei Fatebenefratelli in Roma. Il titolo intero è: Regla y Costituciones, para el Hospital de Juan de Dios desta ciudad de Granada, Por el Illustrissimo Reverendissimo Senor don Joan Mendez de Salvatierra, Arcobispo della…, del consejo de su Majestad, etc. (Granada , 1 gennaio 1585, pp. 17-18)

TITOLO XV delle COSTITUZIONI 1585

DEL MEDICO, DEL CHIRURGO E DEL BARBIERE

Prima Costituzione, che tratta delle ore in cui debbono trovarsi nel detto Ospedale, a chi spetta la loro nomina e da chi debbono dipendere dentro l’Ospedale.

  1. Il medico e d il chirurgo…

  2. Come debbono essere multati…

  3. Dell’ordine, che devono osservare nella visita ai malati…

  4. Quando il medico deve ispezionare la farmacia…

  5. Della carità e diligenza, con cui debbono visitare i detti infermi…

  6. Dell’ora, in cui il barbiere deve essere presente alla visita insieme col medico…  “

IN COSTRUZIONE (Appena possibile, verrà riportato integralmente il testo di ogni paragrafo)

(1587)

Queste Costituzioni – delle quali è giunto fino a noi solo il Capitolo XV – furono approvate dal primo Capitolo Generale, celebrato in Roma nei giorni 20-29 giugno 1587, e sono la documentazione scritta del metodo assistenziale introdotto nel 1537 da san Giovanni di Dio nel suo Ospedale in Granada e poi continuato fedelmente dai suoi Figli nella Spagna e nelle altre nazioni.

Il Capitolo XV è riportato nella prima biografia del Santo – più volte citata – del P. Francesco de Castro: Vita et opere sante di Giovanni di Dio…, tradotta dallo spagnolo dal P. Francesco Bordini (Firenze, 1589) p. 196.

  • Dell’ordine che tengono li Fratelli di Giovanni di Dio  in governare li poveri infermi nelli loro spedali, estratto brevemente, et sommariamente dal Capitolo XV delle loro Costitutioni.  Conviene  grandemente…

  • Dell’ordine che si tiene nel ponere li poveri infermi nel letto. S’ha da procurare…

  • Del modo che si tiene nel visitare gli poveri infermi con il medico, et chirurgico.  Nelle due visite…

  • Ordine che si tiene nel dar da mangiare a’ poveri infermi. Venuta l’hora…

  • Della guardia che s’ha da tenere, così nel giorno, come nella notte dell’infermeria; et la maniera che s’ha da tenere in licentiare i poveri, di poi che sono risanati.  Et acciò…

  • Della gran cura che s’ha da tenere degll’infermi, che stanno nell’agonia della morte.  Et perché importa…

  • Come si sepeliranno l’infermi, che sono morti nel nostro spedale, e delle messe de’ defunti ogni lunedì. Quando per voluntà di…

  • Degli esercitij spirituali, che si fanno nelle i infermarie. Nelle infermarie si dirà Messa ogni mattina,…

Delle sorelle del nostro habito, che hanno da medicare le povere inferme.

“In alcuni delli nostri spedali si ha usato, et usa ricevere  donne inferme, et medicarle in luogo distinto, et separato, et lontano dalle infermarie degli huomini, servendo le sorelle del nostro habito con la carità possibile, et questo perché le donne siano rimediate come gli huomini: ha parso al capitolo che si faccia il medesimo da qui innanzi ne’ luoghi commodi, et ritirati dove si possa fare, procurando sempre di andare  innanzi di perfettione, et s’intenda che non ha da essere con ogni picciola commodità; ma dove possino stare molto appartate, et raccolte, et che non possa entrare in esse niuna sotre d’huomini; eccetto che i medici, et che siano in istanze molto commode, e per questo effetto si terrà particolar cura in questo esercitio”.

 

Della infermiera maggiore, facendosi spedale di donne.

“Sarà una infermiera maggiore d’età di anni 40 poco più, o meno, la quale sarà religiosa del nostro habito, diligente et sufficiente per questo ministerio, dove sarà obedita da tutte le altre sorelle, et farà l’infermiera maggiore, che nel spedale delle donne si osserva quell’ordine, che s’è detto nello spedale degli huomini, nella visita de’ medici, et in tutti gli altri esercitii, così spirituali, come corporali, et così anco  tenirà particolar cura nello spedale si viva con ogni modestia, et non lasci uscire niuna fuora se non sarà sana, er licentiata dal medico, et farà che tutte le cose le siano provedute, et convenienti atte: di maniera che non si manchi niente di quello che dal medico fu ordinato, et per quest’effetto sarà una ruota per dove le si diano tutte le cose necessarie, et per la porta non entrerà se non l’inferme, et li medici quando anderanno a visitare, et il fratello maggiore si troverà sempre presente alla visita, et se sarà bisogno il barbiero, et lo spetiale, et l’infermiera maggiore farà che si faccia la visita con ogni modestia et honestà, et che alle inferme non le manchi cosa niuna, come sìè detto nella infermità degli uomini, et nella porta della infermeria delle donne saranno due chiavi differenti una dall’altra, et una la tenirà il fratello maggiore, et l’altra la sorella infermiera maggiore; di maniera che non possa aaprire l’uno senza l’altra”.

DA: “L’ORDINE OSPEDALIERO DI S. GIOVANNI DI DIO” – ROMA – ISOLA TIBERINA . Anno Giubilare 1950 – P. GABRIELE RUSSOTTO O.H.

Fina dalle origini è evidente che vi è già una fondazione religiosa al femminile, analoga a quella dei frati, sorretta dalle medesime norme:

“In alcuni delli nostri spedali si ha usato, et usa ricevere  donne inferme, et medicarle in luogo distinto, et separato, et lontano dalle infermarie degli huomini, servendo le sorelle del nostro habito con la carità possibile, et questo perché le donne siano rimediate come gli huomini:..”

  • “Sarà una infermiera maggiore d’età di anni 40 poco più, o meno, la quale sarà religiosa del nostro habito, diligente et sufficiente per questo ministerio, dove sarà obedita da tutte le altre sorelle, et farà l’infermiera maggiore, che nel spedale delle donne si osserva quell’ordine, che s’è detto nello spedale degli huomini…”

 

L’argomento meriterebbe di essere approfondito. E, se vi sono dei ritardi storici, andrebbero recuperati.

Sono tentato di credere che certe crisi celino l’accorato desiderio di Dio: far emergere e riconoscere nel nostro tempo quella diaconia delle donne che da sempre esse hanno esercitato, nella riservatezza tipica di Maria.

Nulla di nuovo sotto il sole.

Mi domando: e se un giorno fossero le donne a prendere in mano la situazione di alcune postazioni dell’Ordine? Fino a prova contraria, Fatebenefratelli vuol dire anche Fatebenesorelle. O no ?

La carità di Giovanni di Dio è stata sostenuta sia dalla ricchezza delle nobildonne che dagli spiccioli e dalla scontata fatica delle donne del popolo. E tra esse, alcune di quelle sottratte dal Santo alla schiavitù della prostituzione. Tutto fa pensare che San Giovanni di Dio, sul ruolo della donna, pur nei condizionamenti legati alla mentalità del tempo, abbia visto più lontano di noi che ci consideriamo emancipati.

 Dal libro del Profeta Gioele

Cap 3  -  Il Signore manderà il suo spirito

 1“Dopo questo,
io manderò il mio spirito
su tutti gli uomini:
i vostri figli e le vostre figlie
saranno profeti,
gli anziani avranno sogni
e i giovani avranno visioni.

2In quei giorni manderò il mio spirito
anche sugli schiavi e sulle schiave.
3Farò cose straordinarie
in cielo e sulla terra:
ci saranno sangue, fuoco
e nuvole di fumo.

4 Il sole si oscurerà
e la luna diventerà rossa come il sangue,
prima che venga il giorno del Signore,
giorno grande e terribile.

5Ma chi invocherà il mio nome sarà salvo.
Sul monte Sion e in Gerusalemme
sopravvivranno quelli che io ho scelto”.

vienispiritosanto

Come sembrano in atto le profezie!

Ai tempi del profeta Gioele, Maria di Nazareth non era ancora nata. Ma nella mente di  Dio era presente dall’eternità. Le profezie del Magnificat di Maria, i sogni di Giuseppe ci appartengono: siamo chiamati a realizzarli.

Una ragazza che cerca Dio, mi ha spedito una mail proprio oggi, 21 maggio 2007, per farmi partecipe di una scoperta che ha fatto leggendo una biografia di Don Gnocchi. 

La riccetta che metto in circolazione è ottima e cercherò di utilizzarla per primo: 

“Volete diventare santi?  Ecco il sistema: prima di ogni vostra azione  chiedetevi sempre che cosa farebbe la Madonna al vostro posto e comportatevi come lei”.(Don Carlo Gnocchi)

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