SUI FONDAMENTI DELL’UMANO – Paola Ricci Sindoni

La «lezione» di Benedetto XVI ai docenti universitari

 

 Torniamo a riflettere

sui fondamenti dell’umano

Paola Ricci Sindoni
(“Avvenire”, 10/6/’08)

C’era molta attesa per le parole del Papa tra i partecipanti del “VI Simposio europeo dei docenti universitari”, svoltosi nei giorni scorsi alla “Lateranense” e promosso dall’”Ufficio per la Pastorale Universitaria” del Vicariato di Roma.


Il tema affrontato, “Allargare gli spazi della razionalità. Prospettive per la filosofia”, ha raccolto a Roma 400 studiosi di 29 Paesi, in ascolto di 63 relazioni incentrate sui vari ambiti del sapere: scienza, società, antropologia, religione, sui quali la filosofia ha dovuto misurarsi per rivedere criticamente i suoi metodi, i suoi spazi “epistemici”, gli obiettivi in ordine alle prepotenti sfide della conoscenza “globalizzata” e di fronte all’inesauribile orizzonte di comprensione che il cristianesimo promette.

Ha dovuto ancora una volta fare i conti con la sua costitutiva povertà: da un lato si è trovata infatti a confrontarsi con la teologia, che nei secoli l’ha vista sua “ancella” sottomessa. Ricca dei presupposti “veritativi” garantiti dalla Scrittura e dall’autorità del “Magistero”, la ricerca teologica ha per lo più finito nei secoli per affidare alla filosofia il “disbrigo” razionale dei ”praeambula fidei”, salvo poi abbandonarla al suo destino marginale.

La modernità, d’altro canto, con l’affermarsi sempre più vittorioso della ragione tecnologica, ha preteso che la filosofia si piegasse all’indiscussa autorità del sapere scientifico, ricco del suo progressivo accumulo di verità empiriche. Il compito della filosofia, “dismessa” la sua funzione di riscoperta del senso, non avendo tra le sue mani alcuna verità se non nella forma dell’indefettibile ricerca, si è spesso dispersa nei sentieri astratti delle teorie intellettuali “autoreferenziali”, o al contrario rivolta a “decostruire” la conoscenza razionale, puntando alla “frammentarietà” finita dell’esistenza umana.

Con linguaggio essenziale e profondo, Benedetto XVI ha riportato al centro la dignità della filosofia e del suo insostituibile ruolo di chiarificazione razionale della realtà e del destino dell’uomo, che vuole scoprire il senso del suo abitare dentro il mondo, al cui interno verità e “disillusione”, progetto e fallimento, idolatria e “disincanto” si intrecciano pericolosamente.

Da qui l’orientamento proposto dal Papa, una volta ammesso che il dialogo tra fede e ragione non può più avvenire nei termini in cui si è svolto nel passato: i filosofi hanno il compito di rimettere in moto le potenzialità ancora inespresse della ragione, al fine di individuare aperture costruttive, volte a garantire al nostro tempo quello spazio necessario alla riflessione sui fondamenti “ontologici” dell’umano, oltre che sulla concretezza dei suoi orizzonti di vita, così da permettere di accogliere con libertà le istanze positive e le promesse che il cristianesimo offre, là dove la ricerca può assumere il senso di un fecondo intreccio tra la “ratio” (che è l’ordine concettuale e rappresentativo della realtà) e il “Verbum”, luogo privilegiato di una Parola che interpella, accoglie e custodisce. Realizzare “laboratori culturali”, per approfondire questi punti di convergenza tra filosofia e gli altri ambiti della ricerca, coinvolgendo le energie creative delle giovani generazioni in questa straordinaria “avventura”, è il lascito prezioso di queste importanti “giornate” romane.

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