03 – GLI “ADESSO” DELLA COMPAGNIA – Angeo Nocent

 adesso - testata di Primo Mazzolari -1 

 

SE NON ORA, QUANDO?

SE NON IO, CHI?

 

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! 

 

  •  C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

  • Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra?

  • No, vi dico, ma la divisione. 

  • D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre;

  • padre contro figlio e figlio contro padre,

  • madre contro figlia e figlia contro madre,

  • suocera contro nuora e nuora contro suocera». (Lc 12,49-53)

 

Paolo VI accende una lampadaGiovanni Battista aveva detto di lui: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

 

SE NON ORA, QUANDO?

SE NON IO, CHI?

 

 

ADESSO

 

1. ADESSO è l’ adesso dell’Uomo, l’attimo delle sue giornate nell’Oggi Eterno di Dio.

E’ anche l’ADESSO di Dio: il Natale che entra nella mia esistenza:

  • Di me che credo,

  • Di me che mi dichiaro non credente,

  • Di chi lavora, soffre, spera di costruire un mondo migliore,

  • Di chi, stanco e deluso, vive lo smarrimento e l’angoscia.

  • A tutti è offerta la felicità dell’EVENTO capace di sconvolgere la vita,

  • Tutti possono accogliere il VERBO, la parola di Dio fatta carne,

  • Tutti possono aprire le porte per diventare in Gesù Figlio del Padre, figli di Dio.

  • Per qualcuno può essere l’inizio di un viaggio nuovo.

  • Di fronte all’annuncio incredibile dell’amore e della luce di Dio, del Dio con noi, si può pregare e adorare estatici, a condizione di essere umili pastori r apiti d al mistero della luce sfolgorante che squarcia le tenebre della terra.

  • Ma scatta l’esigenza di portare al mondo la BUONA NOTIZIA: che Dio ci ama teneramente e ci conosce per  nome.

  •  ADESSO E’ l’ ADESSO di Maria all’angelo, il “” che tramuta la Parola in Carne: gli aggregati nel suo nome non si propongono solo di limitarsi ad umanizzare la sanità ed i luoghi di sofferenza in cui s’imbattono nel quotidiano, ma tendono alla divinizzazione dell’uomo, appoggiandosi unicamente sulla forza dello Spirito che è Vita e ci abita.

 Paolo VI accende una lampada

 2. ADESSO è l’uscire dalla notte di pesca infruttuosa, riconoscere il misterioso personaggio che appare sul lago della vita, rompere il silenzio del mattino e gridare con la fede della Chiesa primitiva: “E’ il Signore” (Gv 21,7)

Paolo VI accende una lampada 

3. ADESSO è distruggere in se stessi tutto ciò che alla Parola si oppone: paure, infedeltà, indolenze, per aprirsi alla forza dello Spirito, in un atteggiamento di obbedienza alla Sua ispirazione.

Paolo VI accende una lampada

 4  . ADESSO è sogno e visione. Il già e non ancora… del Movimento “Compagnia dei GLOBULI ROSSI di San Giovanni di Dio” – (CGR), storia ancora tutta da scrivere.

  • Si prefigge di essere strumento di animazione della CGR che si affida all’azione dello Spirito, nella consapevolezza che solo i figli di Dio, nel senso neotestamentario, sono i veri liberatori del creato, capaci di ridare alla creazione il suo senso, in virtù della conoscenza che loro ne dà il Verbo, per cui tutte le cose furono fatte (Gv 15,5).

  • Si propone ai Collaboratori dei Centri Fatebenefratelli e a tutti coloro che operano negli spazi della sanità pubblica, nei centri di accoglienza, nelle “terre di nessuno”, dove la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto (Rom 8, 18-25).

  • Premesso che il Figlio, ed Egli solo, passando dovunque e facendo il bene e sanando tutti (Atti 10,38), vivendo e morendo durissimamente, da Figlio, in un mondo totalmente schiavo e non ancora redento da alcuno, ha aperto, tra gli scogli del peccato e attraverso il baratro della morte, il vero arduo e definitivo sentiero della liberazione del creato (Mt 7, 13-14 e Lc 13,22-24),

  • Il Movimento si presenta come espressione del carisma formidabile che ha ispirato il Patrono dei malati e degli operatori sanitari, san Giovanni di Dio, riconosciuto ed enunciato nella Chiesa come fondatore dell’ordine religioso dell’hospitalitas”, ossia del servizio sanante, nel significato più esteso del termine, ispiratosi alla scuola del Maestro Divino, il Samaritano dell’umanità.

  • Gli aggregati nel suo nome non si propongono solo di limitarsi ad umanizzare la sanità, le istituzioni, ma tendono alla divinizzazione dell’uomo, facendo afidamento unicamente sulla forza dello Spirito.

Paolo VI accende una lampada 

Essi partono dalla consapevolezza che,

  • mentre la sapienza psichica di questo mondo (1Cor 2,6), (laica non necessariamente nel senso di laicistica) lavora, con la sincerità di cui è capace, per la umanizzazione del mondo al fine di liberare l’uomo,

  • il discepolo di Gesù (l’uomo pneumatico) è messo a parte dallo Spirito di Dio di un progetto di salvezza-liberazione-dell’uomo, che è propriamente divino, e che nessun occhio, né orecchio, né cuore “laico” può mai arrivare a sospettare e ad apprezzare (1 Cor 2,9).

  • L’uomo psichico è giunto a concepire che si può liberare l’uomo, mediante la umanizzazione del mondo, della società, delle sue strutture, delle relazioni sociali e internazionali;

  •  Lo Spirito insegna a discernere e a non confondere (1Tess. 5,19-22): non un mondo più umano può davvero liberare l’uomo, ma solamente uomini diventati figli di Dio nel Figlio unico possono liberare il mondo.

  • Essi credono che non c’è da attendere che il mondo -società, stati, famiglie, ambienti, comunità, ospedali – sia disinquinato, per cominciare a vivere da uomini. Lo Spirito di Dio dà forza per cominciare oggi, ADESSO a vivere da figli di Dio, dovunque ci si trovi (Lc 10, 28-37).

  • “Il cristiano maturo ricorda quanti mali sono derivati, nella storia, all’umanità, alla chiesa, dalla confusione della psiche e dello Spirito, delle parole di Spirito con le parole di sapienza umana, delle imprese destinate alla “polis” degli uomini e di quelle concernenti la Chiesa di Dio, Sposa di Gesù” (Francesco Rossi De Gasperis s.j).

Paolo VI accende una lampada

5. ADESSO è distruggere in se stessi tutto ciò che alla Parola si oppone: paure, infedeltà, indolenze, per aprirsi alla forza dello Spirito, in un atteggiamento di obbedienza alla Sua ispirazione.

 

 6. ADESSO è una parola d’ordine che sott’intende: “super omnia Charitas”. E’ l’ “amate nostro Signore Gesù Cristo sopra tutte le cose del mondo, ché per molto lo amiate, molto più Lui ama voi. AbbIate sempre carità, perché dove non cè vcarità non c’è Dio, anche se Dio è in ogni luogo” di cui parla Giovanni di Dio in una sua lettera a Loui Bautista.

Paolo VI nel suo vaggio in Oceania, a proposito della carià ha detto: “Questa è, a noi sembra, la virtù principale, che è demandata alla Chiesa Cattolica in quest’ora delmondo”.

Due modi di dire:

  • “carità organizzata” (Paolo VI)

  • “carità incarnata (Patriarca Atenagora)

7. ADESSO è un’idea. Sant’Agostino è la persona più adatta per spiegare un simile concetto:

Tu puoi averla nel tuo cuore e sarà come un’idea nata nella tua mente, da essa partorita come sua prole, sarà come un figlio del tuo cuore.

Se, ad esempio, devi costruire un edificio, devi realizzare qualcosa digrande, prima ne concepisci l’idea nella tua mente.

  • L’idea è già nata quando l’opera non è ancora eseguita;

  •  tu vedi già quello che vuoi fare, ma gli altri non potranno ammirarlo se non quando avrai costruito e ultimato l’edificio,se non quando avrai realizzato e portato a compimento la tua opera.

  •  Essi ammirano il tuo progetto e aspettano la costruzione mirabile; restano ammirati di fronte a ciò che vedono e amano ciò che ancora non vedono: chi può, infatti, vedere l’idea?” (S.Agostino Comm.Vangelo Giov. I).

  

Ai GLOBULI ROSSI coinvolti nell’ADESSO è chiesto di impossessarsene e renderla visibile sotto la guida dello Spirito e del suo uomo di fiducia, il Capo-mastro di Granada.

 

8. ADESSO è una luce: si rifà alla grande visione dell’Evangelista: ” E la luce risplende tra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa (Gv 1, 5).

Sant’Agostino così commenta:

Immaginate, fratelli, un cieco in pieno sole: il sole è presente a lui, ma lui è assente al sole. Così è degli stolti, dei malvagi, degli iniqui: il loro cuore è cieco;

la sapienza è lì presente, ma trovandosi di fronte a un cieco, per gli occhi di costui è come se essa non ci fosse;

non perché la sapienza non sia presente a lui, ma è lui che è assente.

Che deve fare allora quest’uomo?

Purifichi l’occhio con cui potrà vedere Dio.

Faccia conto di non riuscire a vedere perché ha gli occhi sporchi o malati: per la polvere, per un’infiammazione o per il fumo.

Il medico gli dirà: Pulisciti gli occhi, liberandoti da tutto ciò che ti impedisce di vedere la luce.

Polvere, infiammazione, fumo, sono i peccati e le iniquità.

Togli via tutto, e vedrai la sapienza, che è presente, perché Dio è la sapienza.

 Sta scritto infatti: “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio” (Mt 5, 8).(S.Agostino, idem)

Le tenebre oscure e impenetrabili sono lette dal Card. C.M.Martini in questi termini:

 “ Nella storia umana e nella loro esperienza possiamo distinguere tre tipi di tenebre.

Le tenebre, per esempio, costituite dai singoli crimini che oscurano e abbruttiscono l’umanità: violenze, rapine, furti, tradimenti, disonestà, infedeltà; esse offuscano l’anima di chi commette questi reati e sono le tenebre dei nostri peccati personali. 

In secondo luogo, ci sono tenebre che potranno chiamare aberrazioni sociali, forme di disordine che guastano la società e la disgregano, la rendono malata e sofferente: crisi occupazionale, crisi economica, corruzione diffusa, crisi politica in cui si perdono il senso e le ragioni dello stare insieme, discordie, conflitti, guerre. Sono tutte le frammentazioni e le lacerazioni del tessuto civile, che non sono dovute semplicemente all’uno o l’altro gesto criminoso, ma rappresentano l’indice di un malessere comune, di una patologia contagiosa, che intacca e distrugge il corpo di un popolo. Questi fenomeni terribili sono chiamati tenebre in quanto frutto di orientamenti sbagliati, di atti di non intelligenza, di non chiarezza, di errata comprensione del processo sociale, del misconoscimento delle condizioni di sviluppo di una comunità di persone, sono peccati della volontà e dell’intelligenza comune, conseguenze di aberrazioni collettive di sentire e di pigrizia diffusa morale e mentale.

Tuttavia, peggiori di questi peccati sociali, sono le tenebre costituite da una cultura, da una mentalità che avendo perso il senso dei valori più alti, non trova più in se neppure la forza per ri-orientarsi e per smascherare, per superare e contrastare le aberrazioni sociali. E’ tenebra che riguarda i giudizi ultimi sulla vita e sulla morte, sul significato dell’esistenza umana, sul perché siamo uomini e donne, sulla terra; è insomma la perdita della spertanza in un futuro eterno, è la tenebra più spessa e impenetrabile, di cui Giovanni dice: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”.

L’accoglienza del Verbo

Non l’hanno accolta perché rifiutano i primi principi dell’accoglienza, che sono

un sano concetto di Dio e dell’uomo,

il senso creaturale,

la coscienza del proprio peccato,

il bisogno di salvezza.

A tali disperanti tenebre, il Vangelo di Natale oppone l’accoglienza al Verbo di Dio: “A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

La salvezza dalle tenebre viene dunque dall’accoglienza del messaggio natalizio, dall’accoglienza del Salvatore che è nato per noi. E’ da essa che siamo innazitutto illuminati e rinnovati nella percezione dei valori eterni, di quei beni perenni che fanno della vita umana un’esistenza degna, anzi un’esistenza da figli di Dio; sono i valori della fede e della speranza, i valori che ricostituiscono l’orizzonte di senso in cui collocare le vicende umane, anche le più disperate e le più disgraziate, per avere la forza di uscirne con amore.

Dalla ricostruzione di questo orizzonte di senso, dalla forza di amore che viene dalla fede e dalla speranza, nasce l’energia per riconoscere e controbattere i processi disgregativi del tessuto sociale; nasce la forza per confessare ed espiare gli errori personali che a tale degrado hanno contribuito.

Questa è la conversione, la grazia della nuova vita di Cristo, la capacità di vivere nel mondo da figli di Dio: è il Natale che entra nella nostra esistenza”

L’arcivescovo Martini non si ferma alle analisi. Le riflessioni – c’insegna – si devono tramutarsi in preghiera. Questa ci mette sulle labbra: “Donaci, o Signore, di intuire qualcosa della luce della tua incarnazione. Donaci di lasciarci irradiare dalla gloria che risplende sul tuo volto e sii il Dio con noi”.

Vita, luce, tenebre, accoglienza, rifiuto, il Verbo che pone la tenda in mezzo a noi…sono i concetti basilari che suffragano l’hospitalitas, senza dei quali rischia di ridursi a un termine asfittico, di corto respiro, un’accoglienza alberghiera.

 9. ADESSO è un concerto di voci armoniose per solisti e coro:

Voce del Maestro interiore: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, smetta di pensare a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Chi pensa soltanto a salvare la propria vita la perderà; chi invece è pronto a sacrificare la propria vita per me la ritroverà. 26Se un uomo riesce a guadagnare anche il mondo intero, ma perde la vita, che vantaggio ne avrà? Oppure, c’è qualcosa che un uomo potrà dare per riavere, in cambio, la propria vita!” (Mt 16,24-25).

Voce che viene:   “Fratelli, voi appartenete a Dio che vi ha chiamati. Perciò guardate attentamente Gesù: egli è l’inviato di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo.…Perciò, come dice lo Spirito Santo nella Bibbia:

Oggi, se udite la voce di Dio,
8non indurite i vostri cuori,
come avete fatto nel giorno della ribellione,
quando nel deserto avete messo Dio alla prova.
Là, dice il Signore
i vostri padri mi hanno messo alla prova,
benché avessero visto per quarant’anni
ciò che avevo fatto per loro.

Voce che va: “ 13Piuttosto incoraggiatevi a vicenda, ogni giorno, per tutto il tempo che dura questo lungo oggi di cui parla la Bibbia. Incoraggiatevi, affinché nessuno di voi sia ostinato e si lasci ingannare dal peccato. 14Perché noi siamo diventati compagni di Cristo e lo saremo ancora, se conserveremo salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio” (Ebrei 3,1-19)

10. ADESSO è un orizzonte: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Perciò andate, fate che tutti diventino miei discepoli; battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; 20insegnate loro a ubbidire a tutto ciò che io vi ho comandato. E sappiate che io sarò sempre con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.

11. ADESSO è sapienza contadina spinta ad altezze vertiginose. Regola: “24Se il seme di frumento non finisce sottoterra e non muore, non porta frutto. Se muore, invece, porta molto frutto. Ve l’assicuro. 25Chi ama la propria vita la perderà. Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io ci saranno anche quelli che mi servono. E chi serve me sarà onorato dal Padre”. (Giov 12,24)

12. ADESSO è un clima: vivere la gioia. Sant’Agostino ci spiega che la pienezza della gioia “è lo scopo di tutto ciò che Cristo ha detto e ha fatto. Si potrà raggiungere nel secolo futuro, a condizione però che si viva in questo secolo con pietà, giustizia e temperanza”. Ma ora io vengo a te, e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza (Gv 17, 13). 

Ecco che afferma di parlare nel mondo, colui che prima aveva detto: Io non sono più nel mondo.

Già lo abbiamo spiegato; o meglio, abbiamo fatto notare la spiegazione che egli stesso ha dato. Ora, siccome non se n’era ancora andato, era ancora qui; e siccome la sua partenza era imminente, in certo modo non era più qui.

Di quale gioia poi intenda parlare, dicendo: affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza, lo ha già spiegato prima, quando ha detto: affinché siano uno come noi.

Questa sua gioia, questa gioia cioè che proviene da lui, deve raggiungere in loro la pienezza; è per questo motivo, dice, che ha parlato nel mondo.

Ecco la pace e la beatitudine eterna, per conseguire la quale bisogna vivere con saggezza, giustizia e pietà nel secolo presente”. (S Agostino. Omelia 108,1, 8).

13. ADESSO è una certezza che nasce da un atto di fede nel Magnificat di Maria:” ha fatto della mia vita un luogo di prodigi, ha fatto dei miei giorni un tempo di stupore” (Lc 1,47). Cosi il Vescovo di Ippona a proposito degli apostoli:

Caddero, infatti, in tale disperazione che giunsero alla morte, se così si può dire, della loro fede anteriore.

Ciò appare evidente in Cleofa, il discepolo che parlando, senza saperlo, con il Signore risorto, nel raccontargli quanto era accaduto, gli dice: Noi speravamo che fosse colui che deve redimere Israele (Lc 24, 21).

Ecco, fino a che punto lo avevano abbandonato: perdendo anche quel po’ di fede con cui prima avevano creduto.

Invece, nelle tribolazioni che dovettero subire dopo la risurrezione del Signore, siccome avevano ricevuto lo Spirito Santo, non lo abbandonarono;

e benché fuggissero di città in città, non fuggirono lontano da lui, ma in mezzo alle tribolazioni che ebbero nel mondo, pur di avere in lui la pace, non furono disertori da lui ma posero in lui il loro rifugio.

Una volta ricevuto lo Spirito Santo, si verificò in loro quanto il Signore disse: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo. Essi ebbero fiducia e vinsero. In grazia di chi vinsero, se non in grazia di lui? Egli non avrebbe vinto il mondo, se il mondo avesse sconfitto le sue membra.

Per questo l’Apostolo dice: Siano rese grazie a Dio che ci concede la vittoria; e subito aggiunge: per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (1 Cor 15, 57), il quale aveva detto ai suoi: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo. (S. Agostino, Omelia 103,3)

14. ADESSO è ardimento: la riscoperta di quella primitiva audacia di Giovanni di Dio, rimasta scolpita nei cuori di chi l’ha conosciuto e tramandata grazie al germe che l’Azionista di Dio, investendo tutto in carità, indebitandosi fino al collo, sempre con l’acqua alla gola a causa di Cristo e del suo straziante grido: “Ho sete!”, ha lasciato in eredità fino ai giorni nostri.

15. ADESSO è il notaio, un mandatario verbale dell’idea originaria lasciata in eredità da Giovanni di Dio per chi si arruola nella sua grande avventura, deposito dei suoi esempi, testimonianza delle sue virtù.

16. ADESSO è un cuore che accoglie le segnalazioni che vengono dal fronte, dalle trincee della sofferenza, quando l’anima, soggetta alle patologie metaboliche, necessita di essere posta in dialisi.

17. ADESSO è un atto di coraggio: un uomo d’onore non si permette di lasciare agli altri la pesante eredità dei suoi adesso sempre rimandati o traditi.

18. ADESSO è l’aprirsi allo Spirito per il dono dell’hospitalitas, ossia di una nuova capacità di percezione:

  • povertà, miseria, dolore, non solo quelli visibili,

  • infermità non solo quella clinicamente accertata, indigenza occulta, dolore taciuto, accettato, vergognoso;

  • lacrime silenziose, quotidiana ristrettezza che conduce alla morte ignorata e meschina,

  • un vivere sepolto di esseri invisibili,

  • povertà segrete trascinate come catene che nessuno vede.

19. ADESSO è partecipazione a un progetto: “Il piano di Giovanni di Dio è carità, ma carità assoluta, senza specializzazioni, senza confini, senza zone proibite. L’esempio del Cristo è, a tal riguardo, chiaro come la luce. Le sue mani arrivano a tutti: a lebbrosi, a storpi, a ciechi, a morti, a bambini, a donne buone e cattive. Nulla fu estraneo alla sua attenzione: nemmeno il biancore dei denti di un cane” (Josè Cruset in Un Avventuriero Illuminato).

20. ADESSO è consumarsi ad occhi aperti in un mondo che per tanti non è per nulla cambiato. Scrive il Cruset: “Giovanni di Dio consumava la vita in tre occupazioni vitali:

  • l’abbandono assoluto della sua persona,

  • la orazione (il cibo per resistere nel duro cammino),

  • e la carità totale.

E, col filo delle persone che accorrono a lui, entra nel labirinto della miseria di Granada, e soccorre orfani, vedove, fanciulli e soldati, operai poveri e “litigiosi” (come dice Castro),

e per tutti trova parole corroboranti e concreto aiuto o raccomandazione per chi possa risolvere il loro caso. In tal modo scopre la zona occulta della povertà vergognosa e silente:

fanciulle,

religiose (si riferisce a persone laiche con voti, ritirate nelle proprie case come religiose, senza esserlo),

umili focolari che hanno necessità segrete, occulte, avvilite dall’indigenza, vergognose di mostrarla.

  • Giovanni di Dio frequenta le loro case,

  • si informa della loro situazione.

  • Parla con chi possa dar elemosina per questi scopi,

  • e lui stesso provvede il necessario al sostentamento di questi esseri deboli;

  • procura lavoro in casa

  • e li esorta alla virtù” (idem).

 Sono tutti verbi che i GLOBULI ROSSI devono imparare a menadito per metterli in azione.

21. ADESSO è dilatazione del cuore di Giovanni di Dio, per farne luogo di appuntamenti e incontri, scambio di doni e carismi, esposizione del suo carisma, consegna dell’hospitalitas perché e esca dalla cerchia protetta dei Centri Fatebenefratelli e raggiunga le periferie senza confini del dolore, segreto e più celato nelle case della gente, più palese e manifesto nei luoghi di pubblica assistenza, spesso benemeriti ma anche centri di potere, di colossali interessi, dove lo spazio per la divinizzazione dell’uomo e delle sue strutture è mortificato e la desertificazione avanza inesorabile.

22. ADESSO è antenna di percezione dei tenui segnali di vita sepolta sotto le macerie dopo il terremoto di una diagnosi infausta, un evento doloroso; strumento di contatto per gl’interventi di soccorso dei GLOBULI ROSSI, avvezzi al rischio di muoversi in terreni minati. 

23. ADESSO è leggere con gli occhi rivolti al futuro, il terzo millennio dell’era cristiana, appena iniziato. Per farlo, bisogna cercar di capire le ragioni del personaggio che è San Giovanni di Dio e di coloro che gli fanno corona nella gloria: san Giovanni Grande, san Benedetto Menni, san Riccardo Pampuri, i 71 Betati martiri di Spagna, gli altri in lista di attesa per la beatificazione ed i Fratelli Ospedalieri che sono nella Comunione dei Santi. Parole e immagini, lettere e documenti storici,possono rendere bene gli originali. Ma solo da un cuore a cure, un guancia a guancia con essi, si può ricavare la netta sensazione di essersi incontrati con uomini che hanno vissuto in Dio, fatto dipendere da Lui il significato della gioia, la consistenza della loro vita.

Matteo nella parabola del regno dei cieli, “simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio”, svela il sogno di Dio e la fragilità degli uomini. Gesù vuole scuotere i suoi uditori (e noi), farli uscire dalla secca della religiosità tradizionale per riscoprire la bellezza dell’appartenenza al popolo di Dio. 

La Parola richiama alla gioia, alla festa. Tutti, ma soprattutto chi è nella prova della sofferenza, avverte una fitta al cuore nel constatare la gioia media che trasuda dalle comunità cristiane che si riuniscono per l’Eucaristia. Volti irrigiditi, distanze tenute. Chi si avvicina alla Chiesa (ossia a me, a te, a noi) la prima sensazione che prova non è la gioia di occhi che hanno visto Dio. Riscoprire la gioia vuol dire lasciare che sia la bellezza di credere, il senso della festa, a preoccupare il nostro annuncio. Dare testimonianza di una religiosità tristemente doverosa non avvicina nessuno alla fede!

Purtroppo il tempo in cui si vive è un tempo che divora il tempo, che uccide le coscienze. Chi non si rende conto di essere schiavo dell’agire? Ognuno lo vive sulla sua pelle: restare cristiani, oggi, richiede uno sforzo enorme.  

24. ADESSO è impedire che gli attimi vadano in fumo. Non si tratta di rifuggire l’azione ma di calarsi nell’agire costante di Dio. Certo, quando Gesù paragona il suo Regno a una festa, per chi vive accanto al dolore umano, lì per lì, fatica a entrare nella Sua ottica. La parabola ricorda che la chiamata del Signore è per tutti, che non sta a noi stendere la lista delle nozze, anzi, invitato alla festa è proprio chi all’apparenza è distante.

 25. ADESSO è punto di riferimento dei GLOBULI ROSSI, schiena a disposizione di Dio, onorate più del puledro d’asino che ha portato il Re d’Israele, Suoi manovali più che rappresentanti. Luogo in cui Gesù ripete al Movimento:

  • “Capite quello che ho fatto per voi?
  • Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fate bene perché lo sono.
  • Dunque, se io, Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
  • Io vi ho dato un esempio perché facciate come io ho fatto a voi.
  • Certamente un servo non è più importante del suo padrone e un ambasciatore non è più grande di chi lo ha mandato.
  • Ora sapete queste cose; ma sarete beati quando le metterete in pratica.

Fatica? Certamente. Ma le schiene a disposizione di Gesù, il risorto, il vivente, si sentono sostenute dalla Sua confortante promessa: “lo sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20).

 

26. ADESSO è centro di comunicazione responsabile, di irradiazione del messaggio evangelico. Non dice di saper cambiare le pietre in pane ma crede che nulla è impossibile a Dio, dal momento che abbiamo ereditato il suo Spirito: “non ci ha dato uno spirito che ci rende paurosi; ma uno spirito che ci dà forza, amore e saggezza. 8Dunque non aver vergogna quando parli del nostro Signore e dichiari di credere in lui, e non vergognarti di me [Paolo] che sono in prigione per lui. Piuttosto anche tu, aiutato dalla forza di Dio, soffri insieme con me per il Vangelo” (2 Tm 1,7-8) .

 

27. ADESSO è la capacità di sognare il giorno benedetto in cui i GLOBULI ROSSI, nei loro vestiti di lavoro si daranno appuntamento a san Pietro, la piazza del Mondo, sulla tomba dell’Apostolo che, alle domande di Gesù ha risposto anche per noi:

Forse volete andarvene anche voi?” “- Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole che danno la vita eterna. 69E ora noi crediamo e sappiamo che tu sei quello che Dio ha mandato.” (Gv 6, 68) - Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di questi altri?… Rispose: – Signore, tu sai tutto. Tu sai che io ti amo” (Giov 21,15-17).

 

28. ADESSO è amplificazione della voce del Papa per i suoi “Non abbiate paura: aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. I GLOBULI ROSSI sono donne e uomini, laici, sacerdoti e consacrati che amano il Papa perché riconoscono la sua voce. Essi lo identificano con il Pastore Buono che ama le pecore del suo gregge. Come servitori del Re dei RE, ascoltano il successore di Pietro che rinnova l’invito di uscire per la missione:

andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali “.

I chiamati all’ hospitalitas, nell’accoglienza verso chi arriva, assumono lo stile di Dio che non dividere le persone né le soppesa e classifica. Il Padrone dell’Universo non si scoraggia davanti ai rifiuti così ingenuamente motivati da chi ha sempre impegni importanti da assolvere: 

nella parabola Egli invita persone sconosciute. Noi tendiamo a identificarle con quelle che chiamiamo barboni e rom, prostitute, alcolisti e tutta la categoria degli emarginati. Solo che l’elenco è riduttivo.

 

Sconosciuti. A noi. Ma chi è sconosciuto davanti a Dio?

 

L’ordine è preciso:” tutti quelli che troverete”. Anche i “benpensanti”.

Gesù ribalta le posizioni sociali e i ruoli: nel Regno non conta chi è riuscito, colui che si considera persona per bene ma chi ha accettato di partecipare al banchetto.

 

Dunque, si può essere partecipi anche da un letto d’ospedale.

Per una festa? Sì, per un banchetto. Purché non si porti la scusante dell’inappetenza o di essere a dieta.

 

A tutti il Signore chiede di non sederci sulla nostra fede, di non stare sulle proprie posizioni, di non invocare il privilegio della “esenzione” per egoistiche patologie dello spirito ma di avere sempre un cuore da mendicanti, pieno di stupore.

 

Solo uno dei “trovati” viene espulso: “Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì”. Le chiamate alle nozze del Figlio si susseguono. L’unica cosa che Dio non sopporta è l’ipocrisia, la falsità, il partecipare indossando un vestito che non ci appartiene: il cuore di pietra al posto della veste battesimale.  

 

Ora, se amare il Papa è oscurantismo fanatico, qualcuno dovrebbe spiegare a che titolo si dovrebbe credere alle sirene, ai saggi imbonitori televisivi, ad esperti, elzeviristi, filosofi che sbucano da ogni angolo, a psicologi ed opinionisti, a maghi e cartomanti, ai pieni di sé, ai presuntuosi e giocolieri, ai menestrelli…ai…ai…ai… che non finiscono mai? 

 

29. ADESSO è momento Eucaristico: apertura del cuore, fusione in Dio, vita eterna senza interruzioni: noi in Lui-Chiesa-Corsìa-Strada. Il Movimento GLOBULI ROSSI ho si fonda sul Mistero Eucaristico o non è.

  

Il 14 dicembre 2004 a San Pietro, migliaia di universitari e professori delle Università romane, delegazioni universitarie di altre città europee ed autorità civili e religiose hanno partecipato alla Santa Messa annuale per gli universitari, presieduta dal Santo Padre, che ha detto: “Grazie perché come ‘sentinelle del mattino’ volete vegliare – oggi, in queste settimane, e nella vita intera – per essere pronti ad accogliere il Signore che viene”.

  

Ed ancora: “scoprite la verità dell’uomo nel mistero eucaristico”

“Cari universitari” – ha continuato il Pontefice – “siamo nell’Anno dell’Eucaristia e, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, voi state riflettendo sul tema: ‘Eucaristia e verità dell’uomo’. È un tema esigente. Infatti davanti al Mistero eucaristico siamo spinti a verificare la verità della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Non si può restare indifferenti quando Cristo dice: ‘Io sono il pane vivo, disceso dal cielo’. Nella coscienza emerge subito la domanda che Egli pone: ‘Credi che sono Io? Credi davvero?’. Alla luce delle sue parole: ‘Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà in eterno’, non possiamo non interrogarci sul senso e il valore del nostro quotidiano”.
Sottolineando che l’amore più grande è stato l’amore di Cristo che si è “immolato per la vita del mondo”, il Santo Padre ha detto: “Viene allora spontanea la domanda: ‘E la mia carne – cioè la mia umanità, la mia esistenza – è per qualcuno? È colma dell’amore di Dio e della carità per il prossimo? O resta invece imprigionata nel cerchio opprimente dell’egoismo?”.
“Non si giunge alla verità dell’uomo solo con i mezzi che offre la scienza” – ha affermato il Santo Padre – “Voi sapete bene che è possibile scoprire fino in fondo la verità dell’uomo, la verità di noi stessi, soltanto grazie allo sguardo pieno di amore di Cristo. E Lui, il Signore, ci viene incontro nel Mistero dell’Eucaristia. Non cessate mai, pertanto, di cercarLo e scoprirete nei suoi occhi un attraente riflesso della bontà e della bellezza che Egli stesso ha effuso nei vostri cuori con il dono del suo Spirito”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

30. ADESSO è l‘ “Ite, Missa est”, ossia la Messa-in-azione, l’ invito a gettare ponti tra l’altare e la strada, la corsia d’ospedale, la psicopatologia randagia, il marciapiede, il carcere, la droga, la tratta delle schiave da prostituzione, la mercificazione adolescenziale, la fame, l’immigrazione desolata… : “Fate questo in memoria di me”. Non è ricordo pietoso ma Passione ardente che vivamente si rinnova ad ogni richiesta: “Manda il tuo Spirito perché pane e vino diventino corpo e sangue… per la vita del mondo”.

31. ADESSO è un pensiero della giovinezza che si attua man mano che la fede si fa matura. L’antica profezia di Gioiele trova riscontro anche oggi. In ogni ADESSO c’è la voce della promessa divina: “manderò il mio spirito su tutti gli uomini:i vostri figli e le vostre figlie saranno profeti, gli anziani avranno sogni e i giovani avranno visioni.2In quei giorni manderò il mio spirito anche sugli schiavi e sulle schiave.(Gio. 3, 1-2)

E’ scritto che persino gli anziani, così poco suggestionabili, potranno sognare e perfino i giovani, sognatori per natura, avranno visioni realistiche, capacità di pensare in grande. San Giovanni di Dio è un classico: educato alla fede dalla fanciullezza, solo a quarantacinque anni smette di fare l’avventuriero. Da ora, sogno e visione camminano insieme. Così può rinunciare a tutto ma non al bene del suo prossimo. E ripetere anche alla nostra generazione che:

il cristiano, in nome dell’ unum necessarium, della sola cosa che conta, non può rintanarsi in un misticismo personale, isolato.

La tentazione dell’inerzia è il rifiuto dell’Incarnazione.

  • Il cristiano non ferma l’attimo per goderlo ma per contemplarlo e donarlo.

  • Dio mi fa posto in quello che è Suo, perché non mi rinchiuda, né escluda nessuno.

  • Il cristiano che opera in sanità e nel sociale è un testimone. Con un suo proprio stile di modi e di linguaggio, egli e in missione battesimale;

  • A sostenerlo è il carattere, ossia il temperamento impressogli dallo Spirito con il sacramento della Cresima.

  • Lì è la sua terra di missione, il “vai nel luogo che ti indicherò” (Gen 12,1).

  •  

31. ADESSO è un gradino dopo l’altro. La mia ascensione al cielo avviene attraverso la scala che Dio ha disposto nel cuore umano: ogni passo nuovo, ogni gradino che salgo,mi avvicina alla vetta. Salire è uno sforzo ma se il gradino è roccioso, mi regge, mi porta.

 

33. ADESSO è stazione di rifornimento dove i GLOBULI ROSSI sostano per fare “il pieno”, la forza di Dio, che è lo Spirito, e dal quale deriva la capacità di creare situazioni esplosive nella storia e una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani. Se ogni GLOBULO ROSSO incomincia da se stesso ad azionare la leva del mutamento di mentalità, non saranno i potenti per denaro o per intelligenza a fare la storia, ma gli affamati e gli umili di cui parla Maria:

  • Coloro che si fidano della forza sono senza troni. 

  • Coloro che non contano nulla hanno il nido nella sua mano”.

E se il mio nido è la mano di Dio, di chi avrò paura?

34. ADESSO è riconoscere gli ostacoli per non ignorarli e nemmeno aggirarli ma per attraversarli e contestarli. A cominciare dalla malattia. I GLOBULI ROSSI non si muovono sulla logica del calcolo di probabilità né si fondano sull’analisi della storia. Non sono degli illusi, anch’essi vedono che la terra non è un giardino di bellezza né un mondo di bontà. Perciò, dal momento che la fame uccide, i cimiteri spopolano, quando è sensazione diffusa che l’impresa di Dio con le sue promesse sia fallita,

non dicono a cuor leggero le parole della speranza, non distribuiscono “pacche sulle spalle”, né gratuiti inviti alla pazienza.Se non trovano parole confortanti, preferiscono condividere in silenzio.

 

35. ADESSO è capacità di stupore e di futuro. Per i GLOBULI ROSSI che hanno negl’orecchi lo stupore di Maria, il futuro è già presente prima ancora che accada.

 

36. ADESSO è uno spazio carismatico. L’aiuto ai bisognosi si espleta anche con preghiere di guarigione e preghiere di liberazione. I GLOBULI ROSSI che percorrono il cammino nel Rinnovamento nello Spirito, si ispirano al movimento carismatico e si adeguano alle indicazioni della Chiesa che così concepisce il “Il «carisma di guarigione» nel contesto attuale”:

1.“Lungo i secoli della storia della Chiesa non sono mancati santi taumaturghi che hanno operato guarigioni miracolose. Il fenomeno, pertanto, non era limitato al tempo apostolico; tuttavia, il cosiddetto «carisma di guarigione» sul quale è opportuno attualmente fornire alcuni chiarimenti dottrinali non rientra fra quei fenomeni taumaturgici.

2. La questione si pone piuttosto in riferimento ad apposite riunioni di preghiera organizzate al fine di ottenere guarigioni prodigiose tra i malati partecipanti, oppure preghiere di guarigione al termine della comunione eucaristica con il medesimo scopo.

3.…Per quanto riguarda le riunioni di preghiera con lo scopo di ottenere guarigioni, scopo, se non prevalente, almeno certamente influente nella loro programmazione, è opportuno distinguere tra quelle che possono far pensare a un «carisma di guarigione», vero o apparente che sia, e le altre senza connessione con tale carisma.

4. Perché possano riguardare un eventuale carisma occorre che vi emerga come determinante per l’efficacia della preghiera l’intervento di una o di alcune persone singole o di una categoria qualificata, ad esempio, i dirigenti del gruppo che promuove la riunione.

5. Se non c’è connessione col «carisma di guarigione», ovviamente le celebrazioni previste nei libri liturgici, se si realizzano nel rispetto delle norme liturgiche, sono lecite, e spesso opportune, come è il caso della Messa pro infirmis. Se non rispettano la normativa liturgica, la legittimità viene a mancare.” (n.5 Congr.Dottrina della Fede).

L’ ”Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione”, riportata in allegato, è una preziosa fonte di riferimenti biblici alla quale possono attingere i chiamati all’hospitalitas.

 

37. ADESSO è un atto di fede: “Ma il terzo giorno egli risusciterà”. (Mt 20,19) Nel groviglio del vivere, i GLOBULI ROSSI con Maria e sull’esempio di san Giovanni di Dio, si fanno coraggiosi e liberi, decisi a sfidare la notte per contendere il mondo alle sue forze tenebrose.

Il punto di leva sono le promesse di Dio che ha mandato Gesù a condividere ogni dolore.

Il sole non è ancora spuntato ma ogni ADESSO è un segnale premonitore dell’alba. Perché “Il futuro entra in noi molto prima che accada” (R.M. Rilche).

Quando Maria usa i verbi al passato, è perché dà per scontato e sicuro l’esito dell’azione di Dio.

Il cuore di san Giovanni di Dio aveva occhi che già vedevano il futuro. Con i suoi ripetuti ADESSO, la sua profezia ha bruciato i tempi, superato gli ostacoli ed è giunta a noi. La staffetta continua.

Visto con i suoi occhi di fede, l’innesto dei GLOBULI ROSSI sull’ulivo plurisecolare dell’ Impresario di Granada è già realtà, ancor prima che accada: “Ha fatto dei miei giorni un tempo di stupore, della mia vita un luogo di prodigi”.

 

38. ADESSO è una fede motivata: Così scrive sant’Agostino: “ Colui che in un libro guarda dei caratteri, ma non sa ciò che questi caratteri vogliono dire, ciò a cui essi rimandano, loda con gli occhi, ma non comprende con lo spirito. Un altro, al contrario, loda l’opera d’arte e ne comprende il senso, colui cioè che non è soltanto in grado di vedere, così come ognuno ne è capace, ma che sa anche leggere. E ciò lo può soltanto colui che lo ha appreso”(Discorsi 98,3).

Don Giussani nel suo metodo educativo indica due cardini e un rischio che sono una preziosa indicazione anche per il Movimento dei GLOBULI ROSSI:

  • Primo cardine: i contenuti della fede hanno bisogno di essere abbracciati ragionevolmente, debbono cioè essere esposti nella loro capacità di miglioramento, illuminazione ed esaltazione degli autentici valori umani.

  • Secondo cardine: si può esprimere dicendo che quella presentazione deve essere verificata nell’azione, cioè l’evidenza razionale può illuminarsi fino alla convinzione solo nell’esperienza di un bisogno umano affrontato dall’interno di una partecipazione al fatto cristiano: e tale partecipazione è un coinvolgimento nella realtà cristiana come fatto essenzialmente sociale o comunionale.

La prova del rischio

In tale metodo ovviamente si gioca un rischio nell’insistere sulla razionalità del progetto di fede: non può pretendere di essere una dimostrazione matematica o comunque apodittica.

E si entra in rischio quando si dice che è dall’esperienza che una convinzione può scaturire: non si tratta infatti di un feeling da evocare, di un’emozione pietistica da suscitare; si è quindi alla mercè delle sabbie mobili di una libertà. Ricordo una significativa affermazione di Hans Urs von Balthasar: “Egli comprende che, per comprendere, deve realizzare la verità in maniera vitale. In questo modo egli diventerà “discepolo” Egli si impegna, si affida al “cammino” “ (Giussani, idem)

 

39. ADESSO è coscienza di una Presenza costante. Vedere la realtà percependo la presenza di un altro. Coscienza di una presenza dentro l’orbita di qualsiasi esperienza che faccio. Ciò mi è possibile nonostante una vita di sbandi, di errori, di incoerenze. E’ la ragione che vede oltre, oltre la ragione. La percezione che esiste una presenza di Senso ma che, nella sua misteriosità, è inesprimibile. Una via preclusa se il Senso stesso non fosse venuto tra noi a dire: “Io sono la via, la resurrezione, la vita” (Gv 14.6). Perché il Senso è proprio questo: che “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). Dunque, le aspirazioni del cuore sono appagate.

  • Heinrich Schlier: “ Il senso ultimo e peculiare di un evento, e quindi l’evento stesso nella sua verità, si apre [cioè si comunica] solo e sempre a una esperienza che s’abbandoni ad esso e in questo abbandono cerchi di interpretarlo”.

  • Don Giussani: “A una esperienza”: un evento si palesa a chi partecipa all’esperienza di esso; si palesa solo a un’esperienza che è vera,

  • [si palesa] se è adeguata all’evento in questione.

  • L’evento in questione è che Dio si è fatto carne, uomo, ed è presente: “Sarò con voi tutti i giorni”.

  • E’ presente, è presente tutti i giorni! Egli disse che sarebbe stato presente ogni giorno nella comunità dei credenti, che li raccoglie e che li fa essere il Suo Corpo misterioso “.(Il rischio educativo, p.35).

La Compagnia dei GLOBULI ROSSI di san Giovanni di Dio è tale, a condizione che 

  • si abbandoni a questa Presenza,

  • viva all’interno di questa Presenza,

  • sotto l’influsso di questa Presenza,

  • illuminata da questa Presenza,

  • sostenuta da questa Presenza.

Diversamente, si trasforma in un Movimento di cellule impazzite, tossine prevedibilmente pericolose, se non mortali.

 

40. ADESSO è evento cristiano partecipato. Ad esso va sottoposta la vita, la vita intera nell’istante, l’intera storia del vissuto. L’ Evento non va gelosamente custodito ma generosamente partecipato: “La fede è la risposta finale a ciò che l’uomo vive come esigenza suprema per cui è fatto, a cui la ragione non può e non sa trovare risposta; tuttavia, se seguita, la ragione porta a quel punto in cui uno dice: “Ma qui rimanda ad altro. Dunque è segno. Tutto è segno di qualcosa d’altro!” (idem Giussani).

 

41. ADESSO è un abbraccio universale. Il mettersi insieme dei GLOBULI ROSSI, il fare famiglia, è un abbraccio destinato a dilatarsi fino a raggiungere la circonferenza del mondo, nella misura in cui ogni cosa, evento, situazione sanno cogliere il bene che vi è racchiuso, contenuto. E lo esaltano, lo sentono fraterno, compagno di viaggio. Abbraccio che si dilata perché essi, per loro natura (il DNA di san Giovanni di Dio) soffrono per il mondo, penano per il mondo, partecipano alla pena del Crocifisso per il mondo (“Padre, non sanno quello che fanno”) e sentono la Risurrezione, il suo palpito per il bene, il buono che c’è in ognuno, ovunque.

 

42. ADESSO è attimo di pace ecumenica che si ripete all’infinito perché origina nella Magnanimità divina che ci fa partecipi, magnanimi, dal cuore grande. Il gemellaggio Betlemme-Granada, culla del nostro sentire ecumenico:

  • con gesti di pace: hospitalitas = Cristo presente, sperimentato tra noi;

  • la fede: “Promessa dell’Eterno: la pace dove conviviamo” (Giussani);

  • ciò che è vero, rimane per sempre: Veritas Domini manet in aeternum” (1Pietro 1,25) 

43.ADESSO è far parlare un profeta, san Giovanni di Dio, quel suo vedere non ciò che accadrà dopo di lui, ma quel suo vedere oltre, in un’altra profondità.

  • Da una parte L’Europa del suo tempo si assomiglia tutta: più che lasciar parlare il sogno d’Isaia, sogno di lance che diventeranno falci, fa cantare le armi. Sogni di conquiste, di nuove terre, di ignote rotte marine…

  • Dall’altra, il Figlio dell’Uomo che lo aspetta al varco a Granada.

 In un attimo, come un ladro,

  • gli ruba tutto ciò che non è essenziale,

  • lo spoglia,

  • lo lascia povero perché non metta più il cuore nelle cose, nei mestieri che s’inventa di volta in volta, nel denaro.

  • Povero e nudo, per restituirlo alla verità e semplicità delle relazioni.

  • Gli fa capire che di niente ha bisogno se non di essere se stesso, non di due tuniche, non di borsa o calzari,

  • ma di una vocazione e di un Amico su cui appoggiare il cuore.

  • E lo spinge a calarsi nell’umano, a guardarsi in giro.

E cosa vede? Matti intorno a lui, relegato all’Ospedale Regio come pazzo, e più pazzi coloro che li assistono.

  • Lì si rende conto di possedere un tesoro: il desiderio di Dio.La con-versione è un’esperienza di violazione:Mi hai sedotto, Signore, mi hai fatto forza e hai prevalso, e io sentivo un fuoco chiuso in me” (Ger 20,7).

  • La passione per Dio si tramuta in compassione per l’uomo straziato.

  • Ogni suo ADESSO è un nulla fragile e glorioso, perché ha subito un trapianto di cuore: si muove, agisce con il Cuore di Dio.

  • Mentre sazia la fame di pane, trasmette fame di Cielo.

Se ascolto il profeta, mi faccio profezia per il mio tempo. Solo che “Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista” (S.Agostino).  a vedere parole incarnate,

 

44. ADESSO è un tornare nel deserto della desolazione di Granada. Non a sentire Giovanni di Dio, ma

  • a vedere parole incarnate,

  • A scrutare l’uomo che si muove con determinazione ma che conosce il dubbio, la fede inquieta,

  • che non smette di interrogarsi

  • che patisce delusioni,

  • ma non si arrende e genera cercatori di verità.

Al giovane Angulo che vorrebbe seguirlo, così scrive: “Mi sembra che andiate come una barca senza remo, infatti molte volte mi sorge il dubbio d’essere un uomo senza remo, perché siamo in due a non saper che fare, né voi né io. Ma Dio è quello che sa e rimedia, e Lui dia consiglio a tutti noi” (Lett. A Louis Bautista).

 

45. ADESSO è l’andare oltre le apparenze: Giovanni di Dio ha una povera apparenza. Aspetto, abbigliamento, immagine, figura, forma…lasciano a desiderare. Ma è affascinante. 

Scrive il Cruset:

 

  • Quest’uomo è, con piena evidenza, un uomo di Dio. E a Granada si diffonde il commento e l’accurata rievocazione di tutti gli avvenimenti della vita di Giovanni di Dio, di tutti i casi che la gente ricorda e conosce, che garantiscono la sua condotta, chiaramente connessa con il prodigioso.

  • E da questa rievocazione, che alimenta la fama di santità, sorge anche tutta una leggenda, perché i fatti si ampliano sulle labbra attonite;

  • leggenda che non è la vita del Santo, ma sì la chiara dimostrazione della sua qualità eccezionale. Perché quest’uomo è, evidentemente, un uomo di Dio.

  • Già lo aveva intravisto Giovanni d’Avila nella crisi esplosa nell’Eremo dei Martiri

  • già l’aveva compreso il prelato di Tuy quando lo aveva chiamato Giovanni di Dio

  • e lo dimostrava l’arcivescovo Guerriero con il suo aiuto senza riserva, nonostante la povera apparenza dell’uomo rasato e senza qualifica alcuna.

  • Dal momento del suo abbandono alla luce del Signore tutto sarà possibile in Giovanni di Dio. Prima no. Era un uomo come tanti, senz’alcun contatto con il soprannaturale.

  • E’ logico pensare che Dio faccia giungere le sue voci agli eletti.

  • Ma gli eletti son quelli che con la loro umana volontà abbandonano le strade del mondo e seguono la sua , con sforzo, con lotta, con il dolore di abbandonare tutto ciò che è placido.

  • Gli eletti non sono comodamente eletti per speciale simpatia, come potrebbe pensarsi se avessimo dato credito alle campane che suonano da sole a Montemaggiore.

  • Adesso, per la gente di Granata, tutto ha un senso, una spiegazione. Si sentono capaci persino di comprendere la crisi di Giovanni di Dio come una pazzia verso il divino.

  • Il corpo va dimagrendo, se ne sta andando, e cede il passo all’anima perché tutti possano contemplare.

Isaia:“Spunterà un nuovo germoglio:nella famiglia di lesse dalle sue radici…Non giudicherà secondo le apparenze, non deciderà per sentito dire. 4Renderà giustizia ai poveri e difenderà i diritti degli oppressi “ (11,1-3).

Goffi, sgraziati, taglie forti, carcasse ambulati, impacciati, rozzi…non devono temere. La razza è protetta!

 

45. ADESSO è un perenne rinnovarsi del Natale, un sogno gioioso pieno d’incoscienza di chi sa sperare e cantare al futuro, nonostante il mucchio di rovine, il mare di paure, il mondo di violenti che circonda ilvivere. I GLOBULI ROSSI sono angeli di Natale che si recano dai poveri di Dio con la scritta sulla maglietta: “Gloria e Pace”:

  • “vi annuncio una grande gioia”:

  • Oggi è nato per voi un Salvatore”

La missione di Giovanni di Dio è salvare. Chi? Il bambino, il neonato che è in ogni uomo, bisognoso di affidarsi a delle mani materne, che può vivere solo se amato. Degli amori, delle lacrime, delle speranze, nulla deve andare perduto, dal momento che Dio ora è dentro la carene e piange con chi piange, soffre con chi soffre….

 

Dal momento che il Verbo s’è fatto carne, i GLOBULI ROSSI di San Giovanni di Dio sono i collaboratori del processo inverso:

  • fare della carne un Evento:

  • la carne che diventa Verbo.

  • Qui c’è l’intenso abbraccio di Creatore e creatura, l’estasi della storia, il capovolgimento delle illusioni.

47. ADESSO è aiutare Dio a vivere, a essere vivo in questo mondo. Il Verbo incarnato mi dice che non intende fare da solo, ha bisogno delle mie mani per incarnarsi nelle case, nelle strade, nelle isole del dolore. Non basta la vita. Essa deve altresì risplendere. Anche il diamante se non è levigato, se non è aiutato, è solo una pietra, non un gioiello.

Giovanni di Dio, imitazione di Cristo,

  • si fa spalle per le pecore smarrite,

  • mani che lavano i piedi,

  • carne inchiodata dove spasima il dolore,

  • silenzio per ascoltare (preghiera e digiuno, morire a se stesso),

  • mattino di Pasqua che riaccende le speranze (Maria di Magdala, i due di Emmaus…)

  • nomi di sofferenti pronunciati con un amore che fa vibrare l’anima.

48. ADESSO è voce della Provvidenza. Quando si dice che “Dio è là dove la ragione si scandalizza, dove la natura si ribella, dove io non vorrei mai essere”(E. Ronchi), si afferma la pura verità. Il mio ADESSO è di stare in prima linea, a perdere la faccia per il Verbo che si è fatto carne.

Come?

Per Giovanni di Dio, sempre esposto, premuto dall’urgenza e mai solo, il Natale di ogni giorno è questo:

  • ” …Dovete sapere, fratello mio molto amato e molto diletto in Cristo Gesù, che son tanti i poveri che qui giungono, che io stesso molte volte ne resto spaventato, come si possano alimentare;

  •  ma Gesù Cristo provvede tutto e dà loro da mangiare, perché solo per la legna ci vogliono sette od otto reali ogni giorno; perché essendo la città grande e molto fredda, specialmente adesso d’inverno, son molti i poveri che giungono a questa casa di Dio;

  • perché fra tutti, infermi e sani e gente di servizio e pellegrini, ce ne sono più di centodieci;

  • perché essendo questa casa generale, vi ricevono generalmente gente d’ogni tipo e con ogni infermità;

  • sicché ci son qui rattrappiti, mutilati, lebbrosi, muti, pazzi, paralitici, tignosi e altri molto vecchi e molti bambini; e senza contar questi, molti altri pellegrini e viandanti che qui giungono, e dàn loro fuoco e acqua e sale e recipienti per cucinare e mangiare;

  • e per tutto questo non c’è rendita;

  • ma Gesù Cristo provvede tutto perché non c’è nessun giorno in cui non occorrano per le provviste della casa quattro ducati e mezzo, e a volte cinque: ciò per il pane e carne e galline e legna, senza contar le medicine e i vestiti, che è un’altra spesa a parte;

  • e il giorno in cui non si trova tanta elemosina che basti a provvedere quel che ho detto, prendono a prestito e altre volte digiunano.

  • E in questo modo sono qui indebitato e prigioniero solo per Gesù Cristo, e debbo più di duecento ducati per camicie, zimarre e scarpe e lenzuola e coperte e per molte altre cose che occorrono in questa casa di Dio, e anche per l’allevamento dei bambini che abbandonano a noi.

  • Sicché, fratello mio, mi vedo così indebitato che molte volte non esco di casa a motivo dei debiti, e vedendo patire tanti poveri miei fratelli, e prossimi in tanta indigenza così di corpo come di anima, non potendoli soccorrere rimango molto afflitto;

  • comunque confido solo in Gesù Cristo che mi libera dai debiti, perché Lui conosce il mio cuore.

  • Sicché dico maledetto l’uomo che confida negli uomini e non solamente in Gesù Cristo: dagli uomini devi essere separato, lo voglia a no; ma Gesù Cristo è fedele e costante;

  • e poiché Gesù Cristo prevede tutto, a Lui siano rese grazie per sempre. Amen….”

Così ragiona il re accattone degli straccioni di Granada che ha fatto scuola nei secoli fino ai nostri giorni, erede la beata Madre Teresa di Calcutta.

 

49. ADESSO è uno sguardo di benevolenza verso il mondo. Occhi e cuore dilatati sull’oggetto della predilezione divina per cogliere la vita come servizio per amore: “E Dio vide che era cosa buona…E fu sera e poi mattina…”. Mondo fatto di cose ma, soprattutto di persone: “Faciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza…”

Del creato un sapiente rispetto. Sul mondo degli uomin un ADESSO di benevolenza, di comprensione, mai di condanna se non per il male in sè che egli sa compiere.

50. ADESSO è il “come” dei GLOBULI ROSSI. Il “come” è avverbio che non sta in piedi da solo. Rimanda oltre, domanda un altro:

  • Siate perfetti come il Padre mio,

  • Amatevi come io vi ho amato,

  • Siate misericordiosi come il Padre,

  • La Tua volontà in terra come in cielo,

  • E’ il continuo misurarsi con Dio e con il Vangelo per servire amorevolmente là dove la vita langue e minaccia di spegnersi.

51. ADESSO è commozione: il primo modo di muoversi è quello di commuoversi, cioè muoversi insieme alla Presenza che si è rivelata, alla Parola di Dio. Dio è la nostra defintività nel senso pieno della parola, non soltanto finalistico, ma proprio come definizione di noi. Si legge nel Genesi: “E Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”(Gen 1,26) (Giussani)

 

 

52. ADESSO è anche il mio tendere la mano quando mi comunico. Mi accosto alla mensa del Re. Egli mi invita ad essere un bambino che allunga la mano per una sorpresa. Io lo so che è il gesto di chi è povero e bisognoso di aiuto. Ma Lui non intende umiliarmi e mi allunga la Sua. Non mi toglie dai piedi con due spiccioli. Nel dono che porge c’è il diritto di sedermi con Lui sul trono regale. Se fosse per Lui potrei dimorare per sempre nella Sua casa. Io so soltanto una cosa: che quando mi chiede di stare, io scoppio in lacrime di gioia. E piango in latino e poi in italiano: “«vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus – Non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me. La vita che ora vivo in questo mondo la vivo per la fede nel Figlio di Dio che mi ha amato e volle morire per me.» (Gal 2,20).

Se mi rattrista la collezione di tanti ADESSO mancati, mi consola il rinnovarsi degli inviti senza rancori.  

 

53. ADESSO è tensione nel mio definirmi in Dio, nel suo mistero:

6

Cercate il Signore,
ora che si fa trovare.
Chiamatelo,
adesso che è vicino.
7

Chi è senza fede e senza legge
cambi mentalità;
chi è perverso
rinunzi alla sua malvagità!
Tornate tutti al Signore,
ed egli avrà pietà di voi!
Tornate al nostro Dio
che perdona con larghezza!
8

Dice il Signore:
“I miei pensieri non sono come i vostri
e le mie azioni sono diverse dalle vostre.
9

I miei pensieri e i vostri,
il mio modo di agire e il vostro
sono distanti tra loro
come il cielo è lontano dalla terra
(Isaia 55, 6-9)

  

Ne consegue che

  • Il riconoscimento del mistero è radice di tensione morale: sono in una posizione sempre volta a qualcosa d’altro, disponibile a correggerla man mano che penetro in una realtà più grande di me, quanto “il cielo e lontano dalla terra”.

  • Mi pongo di fronte al mistero come un povero: in nulla la mia sicurezza se non nel mistero.

Beato l’ADESSO in cui riuscirò ad affermare che divento vero per la pietà e misericordia di un altro, che “La mia salvezza è Cristo”:

  • per me il vivere è Cristo” (Fil 1,21),

  •  “non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

E’ struggente la tensione missionaria dell’Apostolo verso i Galati: “Quando non conoscevate Dio eravate schiavi di dèi che in realtà sono soltanto degli idoli. 9Ma ora avete conosciuto Dio; anzi è Dio che vi conosce. Perché dunque volete ritornare a sottomettervi a forze che non possono salvarvi? Volete essere di nuovo i loro schiavi? (Gal 4,19).

 

54. ADESSO è un movimento che consiste nel cercare e contribuire a creare condizioni di vita che facilitino di questa comprensione: “La mia salvezza è Cristo”. La non razionalità naturalistica di tale espressione, evidenzia che c’è un oltre: la natura può partecipare alla coscienza di Dio. Non solo è ragionevole quindi, ma è somma ragione.

Un carisma è un dono di Dio, un dono fatto ad un uomo. La manifestazione è nel suo modo di pensare, parlare, agire. Nikolaus Lobkowicz, già preside dell’Università Cattolica di Eichstätt, nella prefazione in “Rischio Educativo”, riferendosi al carisma di Don Giussani, ci rivela anche il criterio di lettura del carisma di san Giovanni di Dio. Così scrive in proposito:

Noi cristiani tendiamo o a insistere ostinatamente, e perciò senza capacità di dialogo, sulle convinzioni che ci sono state trasmesse, oppure – di solito di nascosto e in qualche modo con la coscienza sporca – a fare l’occhiolino al “mondo”, che sembra offrirci frutti che a noi, in quanto cristiani sono proibiti.

La conseguenza è che percepiamo il nostro essere cristiani come una serie di prescrizioni, e nell’istante decisivo non capiamo perché dovremmo osservarle. “Non puoi…”, “Devi….”, queste sembrano essere le due norme principali alle quali noi cristiani ci atteniamo. Per questo soprattutto i giovani percepiscono troppo facilmente la Chiesa solo come un’istanza di dirette o indirette norme etiche che impedisce loro di fare quello che volentieri farebbero. Forse si può descrivere il fenomeno anche in questo modo: il cristianesimo non pare compiere nessuno dei desideri che realmente ci muovono. Così vi partecipiamo ma senza troppo entusiasmo…

Don Giussani ha opposto a questo atteggiamento una riflessione di tutt’altro genere: come io divento “me stesso”?

Ed ha portato le sue buone ragioni:

  • O facendomi trascinare dalle mode del tempo, e venendo per così dire, pilotato dall’esterno,

  • Oppure affidandomi a un’autorità;

  • Non però consegnandomi ciecamente a essa (come accade per le ideologie, e le sette, che praticano un divieto di pensare),

  • Bensì volendo verificare dove essa mi conduce – forse proprio verso me stesso -.

Verificare” non significa quindi un semplice “provare”; questo implicherebbe un impegno per nulla serio con l’autorità. Piuttosto significa paragonare ciò che essa propone, o – meglio – desidera, con la mia esperienza, con la concezione di me stesso e della realtà che mi circonda di cui dispongo, secondo la percezione che ne avevo prima dell’incontro con l’autorità e quella che ne ho ora.

In poche parole si tratta di seguire un’autorità domandandosi continuamente: mi sta conducendo verso il mio vero io, verso la mia intima libertà, una libertà che io sperimento realmente come tale?

In questo modo l’autorità agisce (quasi) come una proposta: “Prova una volta a considerare tutto quanto fa parte della tua esperienza dal punto di vista dell’essere cristiano, della tua possibile fedeltà al Signore”.

L’impegno strumento di verifica:

  • Tutto deve essere consapevolmente impostato come verifica”, come prova del valore della tradizione cristiana.

  • Non esiste niente di più importante oggi, che impegnare noi come parte viva della comunità della Chiesa, ma la comunità grande della Chiesa sarebbe una cosa lontana e astratta, se non emergesse là ove siamo.

  • Perciò non esiste nulla di più importante del contribuire a rendere presente o a far vivere la comunità della Chiesa nel nostro ambiente, attraverso la “crisi” del nostro impegno.

  • Chi non passa attraverso questo impegno o rimarrà cristiano senza dir nulla di nuovo, oppure se ne andrà via.

  • L’unico modo per non vivere “alienati” in questa società, così terribile nei suoi strumenti di invadenza, è avere il senso della storia, vivere genuinamente la propria “crisi”, impegnandosi adeguatamente con la tradizione in cui si è nati, con la proposta cristiana,

  • ed è magnifico che questa proposta, unica fra tutte le altre, abbia un carattere così concreto, così esistenziale: sia una comunità nel mondo, un mondo nel mondo, una realtà diversa dentro la realtà, e non diversa per interessi diversi, bensì per il modo diverso di realizzare i comuni interessi”.

Conclusione: “LUI è il cammino che educatore ed educando sono chiamati a percorrere insieme, ed è nel percorso comune, definito dalla meta decisiva del destino, che si impara come è fatta la strada” (Giussani p.49)

 

55. ADESSO è un amèn, ossia l’indicazione di punti fissi, un aiuto prezioso che utilizzava il popolo Ebraico per attraversare il deserto. Nella misura in cui della Parola di Dio è la bussola del mondo, si tratta di piantare dei paletti segnaletici che danno sicurezza al viandante: “Luce ai miei passi è la tua Parola”. 

 

56. ADESSO è l’antica canzone d’amore: “FateBeneFratelli”.

FaccioBeneAttenzione” è un ritornello aggiuntivo che si addice ad ogni annunciatore perché il messaggio sia credibile.

  • C’è una stretta coincidenza tra il messaggio che viene dal deserto per bocca di Giovanni il Battista e Giovanni di Dio: il primo grida alle folle: “Fate opere di conversione”, ossia “Dimostrate con i fatti che avete cambiato vita e non mettetevi a dire: “Noi siamo discendenti di Abramo”. (Luca 3,8).

  • L’appello del questuante di Granata è analogo: “Fate bene a voi stessi, fratelli, per amore di Dio”. La penitenza, il cambiamento di mentalità (metànoite), sono la carità.

 Per religiosi e laici sarebbe sconveniente gloriarsi per il casato, la nobile discendenza, il ramo di appartenenza, se non vi fosse anche l’imitazione del Servo geniale Giovanni di Dio.

 

57. ADESSO è un camminare insieme, un peregrinare operoso e orante verso la città di Dio, la celeste Gerusalemme, che si può ben dire la “nostra terra”, il “nostro paese”. Così si nutre la fede del popolo ebraico in cammino, la Ahavà . rabbà: 

Di un grande amore ci hai amati, Signore, nostro Dio;

 di una grande, infinita pietà ci hai fatto oggetto.

 Nostro Padre, nostro Re, in grazia dei nostri progenitori che hanno avuto fede in te e ai quali hai insegnato le tue leggi di vita, sii propizio anche con noi e istruiscici.

 Padre nostro, Padre misericordioso, clemente, abbi pietà di noi e dà al nostro cuore la facoltà di discernere e di comprendere, di ascoltare, di imparare e di insegnare, di osservare e di praticare con amore tutte le parole che studiamo nella tua Torah.

 Illumina i nostri cuori con la luce della tua Legge, avvinci il nostro cuore ai tuoi comandamenti e disponi il nostro animo all’amore e i al timore del tuo Nome, sì che non abbiamo mai da arrossire.

Noi fidiamo nel tuo Nome santo, grande e venerabile e perciò noi giubileremo e gioiremo per il tuo soccorso.

Riuniscici in pace dai i quattro angoli della terra e riconducici a testa alta nel nostro paese, poiché tu sei Dio, autore di salvezza, e noi hai scelto fra tutti i popoli e tutte le lingue e ci hai avvicinati al tuo Nome grande perché ti lodiamo e proclamiamo la tua unità con ardore.

Benedetto tu, Signore, che nel tuo amore eleggesti il tuo popolo Israele.

La meta e il centro di questo cammino dei popoli è Gerusalemme.

Verso di essa leviamo i nostri occhi, per la sua pace prega il nostro cuore.

Ma non per questo dimenticheremo l’immensa e urgente sofferenza del mondo “.

 

59. ADESSO è il momento propizio anche per chiedere il dono delle lacrime. Se penso che Dio avrebbe chiesto al Figlio di sacrificarsi anche se io fossi stato il solo peccatore in una terra di giusti, non basterebbero le lacrime di commozione:” vi assicuro che in cielo si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7).

 

60. ADESSO è  presa di coscienza che di fronte alla sfida della  post-modernità, in un mondo segnato dalla secolarizzazione e dall’indifferentismo, non vale né deplorare, né rimpiangere.

Meglio radicarsi in una profonda dimensione di interiorità e di preghiera, facendo della Parola ascoltata e meditata il rifrimento vivo del proprio esistere e  dell’Eucaristia l’ispirazione della propria vita.

La COMPAGNIA è chiamata a offrire prospettive di senso, a indicare che la storia ha un signficato e una direzione a partire dal disegno di Dio che in Gesù è orientata verso un’esplosione di speranza e di amore.

61. ADESSO è il coraggio della speranza che postula il richiamo alle virtù necessarie per questa perseveranza: l’amore alla verità, la sincerità conro ogni maniplazione o strumentalizzazione, l’abbandono fiducioso al Padre, la serenità del “servo inutile”…

Ma senza trascurare le grandi prospettive della vita di fede:

  • l’evangelizzazione,

  • l’apostolato che fiorisce nella compassione,

  • ‘intercessione,

  • l’apertura a quell’orizzonte escatologico sovente dimenticato e dal quale, invece “tutto va capito e giudicato”.

Se ogni storia di santità è un’incarnazione dell’unica Parola, per la COMPAGNIA la vicenda terrena dì Riccardo Pampuri,  nella semplicità della sua esistenza,  diviene icona di quel totale abbandono che è radice di ogni perseverare e resistere. Egli è testimone di un incrollabile “coraggio di sperare” che ci aiuta a partecipare alla lacerante carenza di fede e di speranza in cui  è oggi  immerso il nostro mondo occidentale.

62….

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