02 – REGOLA DI VITA DELLA COMPAGNIA

Capitolo secondo


TRADITIO:
I DONI DI DIO
CHE CI SONO TRASMESSI NELLA CHIESA

12. Il Vangelo e lo Spirito, regola di vita

La regola di vita del cristiano è il Vangelo del Signore Gesù, vissuto nella grazia dello Spirito Santo effuso nei nostri cuori, a gloria di Dio Padre: «Tutto è Cristo per noi” (S. Ambrogio, La verginità, 16, 99), «Finché sono in via, sono di Cristo; quando sarò giunto, sarò del Padre; ma dappertutto per mezzo di Cristo e sotto di Lui” (Id., La fede, V, 12, 150). In quanto è lo Spirito a rendere presente in noi il Signore Gesù, è anche lo Spirito – Maestro interiore – ad insegnare a ciascuno che lo ascolti la regola del cammino d’ogni giorno: «Siamo segnati da Dio nello Spirito. Come infatti moriamo in Cristo per rinascere, così anche siamo segnati dallo Spirito per poterne portare lo splendore, l’immagine e la grazia” (Id., Lo Spirito Santo, I, 6, 79). Alle domande vere non rispondiamo noi, ma ci è data risposta lì dove Dio ha parlato nel silenzio, cioè nella croce di Cristo.

13. L’evento del battesimo

La regola di vita semplice e grande, che è il Vangelo del Signore Gesù, ci viene consegnata nel momento del battesimo e viene accolta da noi in quello stesso momento mediante la professione di fede, con cui noi, o i nostri genitori, padrini e madrine, a nome nostro, abbiamo dichiarato di credere in Dio Padre, nel Figlio Suo Gesù Cristo, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra salvezza, e nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e ci aiuta a camminare in Dio finché il Suo volto sia pienamente manifestato in noi nella Sua gloria. È dunque nel battesimo che veniamo accolti nel cuore della Trinità e la vita e l’amore dei Tre sono comunicati al nostro cuore.

14. La Tradizione vivente

L’evento del battesimo ci inserisce così al tempo stesso nella vita della Trinità e nella Tradizione vivente della Chiesa, che per noi è quella della Chiesa di Sant’Ambrogio e di San Carlo, identica a quella di tutte le altre Chiese. La fede ricevuta e professata nel battesimo illumina le domande vere del cuore e ci permette di trovare risposte capaci di sostenerci nella vita e di fronte alla morte. In questa fede possiamo comprendere qual è la vocazione profonda di ciascuno di noi, quali le condizioni per discernere e vivere la volontà di Dio. Questa stessa fede ci fa capire che siamo chiamati a essere figli di Dio e a vivere come tali, ci insegna il cammino delle beatitudini evangeliche, che ci rendono simili a Gesù, Figlio del Padre.

15. La “Traditio Symboli”

Nel Simbolo della fede noi professiamo di credere in Dio: il “credere in” vuol dire l’atto dell’incondizionata adesione e dedizione della vita e del cuore a Lui, l’affidamento senza riserve alle tre Persone divine che sono l’unico Dio, l’ingresso vitale e trasformante nel dialogo del loro eterno amore. Ogni volta che nella liturgia professiamo il Credo siamo chiamati ad affidare incondizionatamente al Mistero santo di Dio le nostre domande, le nostre inquietudini, la nostra fatica di vivere e la nostra paura di morire. In modo particolare la nostra Chiesa ambrosiana rinnova questa solenne accoglienza della fede nella celebrazione annuale della Traditio Symholi, nel sabato precedente la Domenica delle Palme.

16. Il tesoro delle Scritture

Insieme con il Simbolo il battezzato accoglie la pienezza dei tesori della Chiesa contenuti nelle Sacre Scritture, ispirate dallo Spirito Santo, «che ha parlato per mezzo dei profeti». Tutte le Scritture danno testimonianza su Gesù e vanno interpretate a partire dal mistero della Sua morte e risurrezione. La venerazione e la conoscenza amorosa delle Scritture, insegnata da Sant’Ambrogio a Sant’Agostino, fa parte dell’identità di ogni battezzato e cresce con lui per tutta la sua esistenza. La Parola di Dio sta al principio della nostra vita di fede e continuamente la nutre e la rinnova. Essa è la sorgente che illumina le domande del cuore e rigenera le forze nel cammino. Da essa estraiamo continuamente “cose nuove e cose antiche» (Mt 13, 52), in essa penetriamo “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo» (Mt 13, 35), perché: “in principio è la Parola».

17. Il silenzio contemplativo

Per accogliere la Parola occorre coltivare il silenzio contemplativo, la capacità di rientrare nel nostro intimo, di ritrovare il centro di noi stessi, vincendo l’ansietà e la fretta che ci divorano e fermandoci ad ascoltare le domande vere per ricevere su di esse la luce del Dio che parla. Così faceva Maria di fronte agli eventi sconcertanti e imprevisti che la coinvolgevano. La “dimensione contemplativa della vita” ci è necessaria per cominciare un autentico cammino di fede e perseverare in esso in mezzo alle vicende tumultuose che segnano la nostra esistenza, ai turbamenti e alle contraddizioni che attraversano il nostro cuore.

18. La liturgia e l’Eucaristia, “culmine e fonte”

La Parola si fa carne del Signore nell’Eucaristia, centro di tutta la nostra comunità e della sua missione. Il Signore Gesù, che ha detto «Attirerò tutti a me”, continua ad attrarre a sé l’universo e tutti gli uomini e le donne della nostra terra per unirli a sé nel suo dono al Padre. Egli si offre a noi sotto le specie della debolezza e dell’insignificanza come pane di vita che ci sostiene nel cammino, facendosi compagno compassionevole della nostra fatica di vivere: «non temete… io sono con voi tutti i giorni”.
È nella liturgia che la Chiesa, accogliendo il dono di Dio, si lascia accogliere nel seno del mistero trinitario. Nella celebrazione liturgica tutto viene ricevuto dal Padre per il Figlio nello Spirito ed insieme tutto è offerto al Padre per Cristo nell’unità del Consolatore. La “liturgia delle ore”, fedelmente ricevuta e trasmessa nella tradizione ambrosiana come “diurna laus”, santifica il tempo, riconducendolo alla sorgente eterna, grembo e patria di ogni nostro agire, mentre nella celebrazione dei sacramenti è l’intero scandirsi della vita e della storia umana che viene raggiunto e plasmato dalla Grazia che salva. In particolare, la Parola si fa carne del Signore nell’Eucaristia, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa, centro della comunità e della sua missione…

19. Il senso della vita

Dalla fede professata, nutrita dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia, emerge quel senso della vita, che si può sintetizzare nella frase di Sant’Ambrogio: «Tutto è Cristo per me”. Il cristiano è colui che sempre e dappertutto si sforza di essere con Cristo e di vivere per Cristo nella sequela di Lui. Questo significa vincere il senso di vuoto e di insignificanza che tante volte ci tenta e confessare con la vita Colui che sconvolge continuamente le nostre attese e proprio così dà pace al nostro cuore inquieto. Egli ci sussurra dalla croce: “Sarai con me in Paradiso!” e ci dà così la speranza certa che un giorno saremo con Lui.

20. Tu sei il mio tutto!

Accogliendo sempre di nuovo il dono di Dio, vorrei confessare insieme con te la gratitudine e la gioia che esso suscita in me, nonostante me stesso e tutte le mie povertà:

Mio Dio, tu sei il mio tutto!
Ti adoro,
Ti amo con tutto il cuore,
Ti ringrazio di avermi creato
e di avermi chiamato
ad essere Tuo figlio in Gesù Cristo
per mezzo del battesimo,
facendomi membro vivo di questa Chiesa ambrosiana,
conservandomi fino a questo momento nel
Tuo amore
per la grazia dello Spirito Santo.


Ti offro la mia confessione di lode,
piena di gratitudine e di speranza,
e desidero vivere
secondo la fede ricevuta nel battesimo,
pregando, amando, soffrendo e morendo
come ha vissuto, amato, pregato, sofferto
ed è morto per noi
il Tuo Figlio Gesù Cristo,
nel quale anch’io sono Tuo figlio,
come Tu mi sei Padre in Gesù, mio Signore,
nello Spirito di verità e di amore,
nella comunione della Chiesa cattolica,
vissuta in questa Chiesa di Milano.

01 – REGOLA DI VITA DELLA COMPAGNIA


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