02 – PADRE NOSTRO – SANTITA’ DI DIO E SANTITA’ DELL’UOMO – Luca Beato oh

 

II

SANTITA’ DI DIO E SANTITA’ DELL’UOMO

( Sia santificato il tuo nome)

Dio è spirito e l’uomo è materia e spirito. Proprio perché è totalmente spirituale, Dio abita in un luogo spirituale: nei Cieli. La terra, che è materiale, è il luogo adatto agli uomini, che sono materiali. Così un tempo la pensavano tutti, anche gli Ebrei. Di qui l’espressione: “Padre nostro che sei nei cieli”, secondo la versione di San Matteo, mentre San Luca dice solo: “Padre”.

Nell’immaginario collettivo il dualismo spirito – materia si manifesta in vari modi. Dio, che è spirito assoluto, abita nel mondo spirituale, nei cieli e non nel mondo materiale, la terra. Meglio ancora, Dio sta nell’alto dei cieli. I cieli sono sette. I primi due sono materiali (l’aria e la luna); gli altri sono spirituali, ma nel mezzo c’è una zona di fuoco ( fuoco del Purgatorio ). Il terzo cielo è il Paradiso ( di Adamo e del buon ladrone), anticamera del Regno dei Cieli. Dal quarto cielo al settimo cielo si estende il Regno di Dio o Regno dei cieli, abitato da angeli e santi, ben ordinati nelle gerarchie celesti. Nella volta dei cieli si trova il trono di Dio, immaginato come un sovrano assoluto, che vede tutto, conosce tutto, ma non interviene direttamente nel mondo terrestre, bensì attraverso il ministero degli spiriti, che noi chiamiamo angeli appunto perché sono “inviati” da Dio. Cfr. la Scala di Giacobbe ( Gen 28,12 ), Betlemme ( Lc 2,13-15 ), Natanaele ( Gv 1,51 ).

Dio è santo, parola che vuol dire totalmente spirituale, noi diremmo forse meglio “trascendente”. Se Dio si manifesta, o si rivela agli uomini, il luogo della manifestazione diventa sacro, appartiene a Dio e quindi diventa inaccessibile all’uomo ( tabù ), se non a determinate condizioni ( purificazioni, abluzioni rituali, persone sacre, vesti sacre, cerimonie sacre ). Davanti al roveto ardente Dio dice a Mosè: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo dove tu stai è una terra santa” ( Es 3,5 ). Quando Mosè sale con Aronne sul monte Sinai per ricevere le tavole dell’alleanza nessun uomo e nessun animale possono salire oltre un certo limite, neanche i sacerdoti ; il popolo deve lavarsi le vesti e astenersi dagli atti sessuali ( Es 19, 9-25; 34,3 ). Tutto il culto di YHWH nella tenda del convegno in mezzo all’accampamento e poi nel Tempio di Gerusalemme è impostato in questa maniera.

In che cosa consiste la santità? La santità nel VT consiste nell’attuare una serie di cose che mettano l’uomo in condizione di avvicinarsi a Dio in modo da essere a Lui gradito. Se non si attuano, si infrangono i tabù e invece delle benedizioni, l’uomo si attira addosso i castighi di Dio che per questo motivo si è adirato. Tutto il libro del Levitico, in cui si trova la frase: “Siate santi perché io sono santo”, viaggia su questi binari. E vengono indicati i cibi puri e impuri; le purità sessuali, le purità igieniche e sanitarie e le separazioni che bisogna fare dai peccatori…le purità cultuali… Sì, perché anche l’offerta dei sacrifici a Dio ( offerta di animali ) è soggetta a queste regole: la vittima deve avere l’età richiesta, la pelle integra, le unghie e i denti perfetti, il sacerdote deve osservare rigorosamente il cerimoniale: altrimenti invece di propiziarsi Dio, l’offerente ne provoca l’ira a suo danno.

E’ sempre il criterio del dualismo che viene applicato, positivo contro negativo, partendo da Dio e scendendo sempre più giù nel modo seguente:

  • Spirito – materia

  • Bene – male

  • Cielo – terra

  • Sacro – profano

  • Santo – maledetto

  • Sano – malato

  • Vivo – morto

  • Uomo – donna

  • Uomo sopra l’ombelico – uomo sotto l’ombelico

  • Cibi puri – cibi impuri

  • Buoni – cattivi

  • Amici – nemici

  • Circoncisi – incirconcisi

 

Chi conosce e osserva la Legge ( Farisei ) – chi non la conosce e non la osserva.

Per essere santi perché Dio è santo e quindi godere della benedizione di Dio, occorre stare collocati sempre nella prima colonna. Chi si trova nella seconda colonna rimane sotto l’influsso della maledizione di Dio.

Il criterio della costruzione del Tempio riflette questa mentalità. Dio ha creato il mondo, è al di sopra di tutto, il mondo creato non lo può contenere. Però, per essere vicino al suo popolo si sceglie un luogo, appunto il Tempio, dove il popolo lo possa venire a visitare, offrire sacrifici, pregare e ottenere protezione e benedizione.

Il complesso degli edifici del Tempio segue la seguente disposizione. Dapprima c’è una grande spianata alla quale possono accedere tutti, anche i pagani. Poi c’è il cortile delle donne. Poi c’è il cortile degli uomini. Poi c’è il cortile con le abitazioni dei sacerdoti. Poi ci sono due altari, all’aperto, per i sacrifici degli animali. Poi c’è l’edificio del Tempio e all’interno di esso c’è un locale ( sacta sanctorum ) dove c’è l’arca dell’alleanza contenente le tavole della Legge, simbolo della presenza di Dio. Il Sacerdote vi accede con paramenti sacri, per offrire l’incenso, nei tempi stabiliti.

Se un gentile tenta di oltrepassare il suo limite, i soldati lo infilzano con la lancia, altrimenti la violazione del territorio sacro provocherebbe l’ira di Dio, ecc.

Gli uomini non entrano nel tempio, devono star fuori nel loro cortile. Il Tempio è la casa di Dio e basta. Vi accedono solo i sacerdoti nei modi e nei tempi stabiliti.

Anche i templi pagani antichi, giunti fino a noi, usano il medesimo criterio. Il Tempio contiene nel punto più interno la cella con la statua della divinità. Ad essa accedono solo i sacerdoti. Il popolo sta fuori all’aperto, dove ci sono gli altari per l’offerta dei sacrifici di animali. Si vedano i templi greci di Pestum, di Agrigento e il Partenone di Atene.

Con Gesù crolla tutta questa impalcatura. Con l’incarnazione la divinità abita nell’uomo Gesù nella sua pienezza. Il cielo si congiunge con la terra. La nascita poi avviene in una stalla, il luogo più profano che si possa immaginare a questo mondo. Il sacro è mescolato col profano. O meglio, tutto quello che Dio ha creato è buono e degno di Dio: non esistono cibi impuri, luoghi impuri, persone impure. Non esistono più le divisioni di razza, di religione, di nazionalità, di lingua, di sesso, di stato sociale e di censo. Di fronte a Dio siamo tutti di pari dignità e grado. Dio vuole salvare tutti gli uomini in Gesù Cristo, senza esclusione di sorta.

La santità non la si ottiene mediante le cerimonie sacre e le osservanze stabilite dalla Legge, ma mediante la fede e la conversione del cuore. Tutti i cristiani sono santi ( = consacrati a Dio mediante il Battesimo ) e insieme costituiscono il Corpo di Cristo, sono le membra di cui Cristo è il Capo. Non è più la chiesa-edificio, ma la chiesa-assemblea, che è santa, che è il tempio di Dio, il luogo privilegiato della presenza di Dio e del Cristo glorificato. Tutte le membra di Cristo devono essere oggetto della nostra premura e del nostro amore. Se poi soffrono, per povertà, sofferenza, oppressione, ecc. devono essere al primo posto nel nostro cuore.

La Chiesa cristiana, intesa come luogo di culto, è copiata dalla basilica romana, luogo di raduno dei cittadini per la politica e l’amministrazione della giustizia, ed è a servizio della comunità, radunata per l’ascolto della parola di Dio e la celebrazione dell’Eucaristia, come una cena, che ricorda quella del Signore.

Regressioni storiche

La novità rivoluzionaria portata da Gesù, ha subìto una forte regressione per il prevalere nel mondo greco-romano della filosofia neoplatonica, che ha rimesso in vigore il dualismo in maniera esasperata, fino al punto di dire che tutte le realtà materiali sono negative e che la sessualità l’ha inventata il diavolo per imprigionare l’anima nel corpo.

Il monachesimo sorge come movimento di base sotto l’influsso di questa mentalità. Bisogna fuggire dal mondo che è tutto sotto l’influsso del maligno. Bisogna rifugiarsi nel deserto del monastero e intraprendere la lotta diretta contro il diavolo con l’ascetica. Bisogna misticamente intraprendere in cammino per ritornare al Paradiso, collocato nel terzo cielo, che Adamo ha dovuto abbandonare dopo il peccato. E’ la spiritualità della fuga dal mondo, della lotta contro il diavolo e del ritorno al Paradiso che nella predicazione dei Padri della Chiesa viene prospettata a tutto il popolo cristiano.

La Chiesa gerarchica medioevale e feudale si organizza come la Teocrazia del VT in forma verticista e assolutista e rispolvera tante cose di quel tempo antico.

Le Cattedrali sorgono come monumenti a Dio, Templi della Divinità, in cui abita Cristo nel tabernacolo. Luogo in cui regnano il Clero o i monaci con il Coro delle Lodi di Dio e la celebrazione della S. Messa, mentre il popolo resta confinato in fondo alla navata dove non vede quasi niente a causa del coro a mezza navata e non capisce quasi niente per via del latino incomprensibile. Si riprende la purezza sessuale per il clero, che nei tempi antichi era solo del giorno precedente le cerimonie sacre, e la si applica all’Eucaristia, rendendola pian piano perpetua ( celibato ) quando la celebrazione da settimanale, diventa quotidiana. Si escludono le donne come inadatte al culto per le loro continue impurità mestruali e si stabilisce che se si avvicino all’altare del SS. Sacramento, violando la distanza di tre metri, commettono peccato mortale.

La società cristiana viene divisa in tre stati giuridici: gli orantes, il Clero e i monaci che devono pregare per tutti; i bellantes, i cavalieri e i soldati che devono combattere per tutti; i laborantes, i contadini e gli operai, che devono lavorare per tutti.

Consacrazione a Dio: battesimale, clericale e religiosa.

I cristiani, in forza del Sacramento del Battesimo, sono santi, cioè appartengono a Dio. Questo termine applicato ai cristiani è molto usato nelle Lettere di san Paolo. Ma a questo fatto oggettivo, deve poi corrispondere il comportamento: vivere da figli di Dio e da fratelli tra di noi, che siamo membra dello stesso Corpo di cui Cristo è il capo; vivere i comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo.

Quando i cristiani sono diventati una massa nella società, è subentrato uno scadimento generale nella vita pratica. Allora sorgono dei gruppi di élite, dei quali quello del Monachesimo è storicamente il più significativo.

La Chiesa, diventata giuridica, crea delle nuove consacrazioni: le più rilevanti sono la consacrazione sacerdotale e la consacrazione religiosa.

La consacrazione sacerdotale è in funzione dell’Eucaristia, il Santo dei Santi. Per la celebrazione della S. Messa si richiede una santità speciale, che viene identificata soprattutto nella purità sessuale, come abbiamo detto sopra. Sarà il Papa Gregorio VII, ( tremendo giurista ) dopo il 1.000 d. C. a dichiarare l’ordinazione sacerdotale impedimento dirimente, ossia invalidante, del Matrimonio. Tutti i Sacerdoti, sposati e con prole, si sono visti annullare improvvisamente il Matrimonio e costretti ad abbandonare moglie e figli se volevano continuare ad esercitare il sacerdozio.

Si benedice o si consacra la materia dei Sacramenti: l’acqua del Battesimo deve essere benedetta. L’olio per i catecumeni, il crisma per la Cresima e l’Ordine sacro e l’Olio per gli infermi devono essere consacrati dal Vescovo…Il calice della Messa va consacrato, come pure l’altare e la Chiesa stessa.

Il medesimo Papa Gregorio VII ha organizzato giuridicamente lo Stato religioso con i Voti di Obbedienza, di Castità e di Povertà. Obbedienza soprattutto al Papa (Ordini religiosi esenti dalla giurisdizione dei Vescovi). La proprietà dei beni vieni sottratta al singolo e data all’Ordine religioso. La Castità perfetta, nel senso che il religioso, in quanto consacrato, appartiene a Dio e quindi non può dare il suo corpo a una donna. Questo modo di concepire la consacrazione a Dio ha influenzato anche il sacramento dell’Unzione degli infermi. Chi riceveva l’Olio Santo durante una malattia, se guariva, non poteva più far l’amore con la propria moglie (o con il proprio marito), perché ormai il suo corpo apparteneva a Dio…Si capisce perché la gente rimandava all’ultimo respiro questo Sacramento, che così è diventato l’Estrema unzione.

Al concetto di sacro si contrappone il sacrilegio. Questo concetto riservato principalmente alla profanazione del Sacramento eucaristico, si estende poi alle persone consacrate: clero e religiosi; e poi anche alle cose sacre, come le Chiesa, il Convento di clausura ed anche i beni appartenenti alla Chiesa ( Adesso sono aboliti tutti! ).

Ritorno alle origini. Con San Francesco e poi gli Ordini religiosi e le Congregazioni che si dedicano all’apostolato: predicazione al popolo, insegnamento e cura dei malati ( San Giovanni di Dio ) comincia una inversione di tendenza. Si riscopre il Cristo uomo che si dedica alla povera gente, che vive col popolo che guarisce i malati e offre il perdono di Dio, immediato e fonte di gioia, ai Peccatori. Si rinnova lo spirito missionario della Chiesa e l’impegno per la giustizia sociale e per la pace. L’apice di tutto questo si ha nell’aggiornamento della Chiesa voluto dal Concilio Vaticano II, inteso proprio come ritorno alle origini, per liberarla da tutte le sovrastrutture medioevali: autoritarismo, dogmatismo, moralismo, giuridismo, sacramentalismo. Si è iniziato un cammino: occorre portarlo avanti fino in fondo, nonostante le difficoltà.

La consacrazione religiosa. I religiosi sono dei discepoli di Gesù che vogliono essere il più possibile vicino a Lui, stare con Lui per godere della sua presenza e della sua amicizia, condividerne il destino di sofferenza e di gloria, ascoltare il suo insegnamento e ritrasmetterlo agli altri, dare il proprio contributo personale per la realizzazione del Regno di Dio nel mondo. Vogliono vivere i consigli evangelici in modo radicale. I voti religiosi sono espressione di questa volontà. Con la professione religiosa essi entrano nello “Stato di perfezione acquirenda” e mai acquisita. La rinuncia che comportano i voti non è fine a se stessa, ma per acquisire una maggiore libertà e disponibilità nel servizio di Dio e dei fratelli. I religiosi infatti non intendono fuggire dal mondo, ma trasformare il mondo in meglio, in conformità alla missione di Gesù. Essi intendono realizzare:

- la teologia della creazione

  •  

    • la teologia dell’incarnazione

    • la teologia della redenzione (liberazione)

Questo è il modo migliore di glorificare Dio. La vita vissuta in modo gradito a Dio nell’amore verso i fratelli nei quali la fede ci fa vedere Cristo. Così agiva S. Giovanni di Dio nei confronti dei malati. Allora anche la Lode di Dio nella preghiera è genuina e a Dio gradita. Prima i fatti e poi le parole!

Castità per il Regno dei Cieli

C’è stato il passaggio da una iperprotezione: la clausura, uscire dal Convento sempre accompagnati, escludere donne dal refettorio, ecc. a una vita religiosa dove siamo sempre in situazione promiscua, nella scuola, nel lavoro, nella società, ecc.

I religiosi sono chiamati alla responsabilità personale, a gestire la loro vita affettiva e sessuale in modo di essere di tutti e di nessuno; per essere gli animatori spirituali nell’ambito professionale di loro competenza: pastorale sanitaria, vocazioni, missioni, animazione di gruppi, ecc.

Il fine non giustifica i mezzi: i superiori non possono più fare i detectives, leggendo la corrispondenza, ascoltando le conversazioni telefoniche, ecc.

Certamente la castità perfetta è sempre difficile ed oggi è meno facile di una volta, perché il mondo esterno ci bombarda di messaggi e di stimoli contrari. Noi non dobbiamo viverla in maniera ossessiva, ma serena, accettando anche i nostri limiti e le nostre debolezze. Dobbiamo usare certe precauzioni quando occorre e invocare l’aiuto del Signore.

La castità religiosa non nasce dalla paura delle donne, né da una disistima della sessualità, né per evitare le fatiche di allevare dei figli. La sessualità infatti è voluta da Dio dal momento che ha creato la coppia umana. E nel matrimonio si può raggiungere non solo la salvezza, ma anche la santità. Il Concilio ha parlato del matrimonio cristiano come una vocazione di pari dignità e grado a quella religiosa.

Tutti dobbiamo amare, come ama Dio, di un amore di Agape, ma non tutti dobbiamo generare. La castità religiosa comporta una vocazione speciale ed è per il regno dei cieli. E’ questo scopo positivo che dà significato alla rinuncia al matrimonio. E’ per un amore più grande a Dio e al prossimo. La rinuncia a farci una famiglia naturale è per farci una famiglia più grande nell’ambito del nostro apostolato ospedaliero.

Concludendo il discorso per quanto riguarda il nostro argomento “sia santificato il tuo nome” possiamo riassumere il tutto in questo modo.

Dio è santo, cioè totalmente spirituale, totalmente diverso da noi, fuori dal nostro campo di esperienza. Nessuno lo può vedere e restare in vita ( Es 33,20 ). E’ come il fuoco che illumina e riscalda, ma tu non puoi avvicinarti troppo se no ti brucia. E’ come l’aria che penetra dappertutto, ma tu non puoi trattenerla e impadronirtene. L’uomo deve rendersi conto che il suo rapporto con Dio è abissale. Da Lui dipende la nostra vita, “in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” ( At 17,28 ).

Ma in Gesù Dio si è abbassato fino a noi per elevarci fino a Lui, non per i nostri meriti, ma per la sua bontà e misericordia. Cosa deve fare l’uomo? Dio si aspetta che l’uomo riconosca il suo amore misericordioso, che traspare da tutta la creazione e dalla storia della salvezza. La gloria di Dio è l’uomo vivente, ossia nell’uomo si ha la suprema manifestazione della potenza, della sapienza e della bontà di Dio su tutto il creato. Ma come l’amore di Dio si estende a tutti gli uomini, così anche il nostro amore e la nostra solidarietà. Ecco allora scaturire spontanea dalla bocca dell’uomo la lode e il ringraziamento a Dio: “Sia santificato il tuo nome”, sia cioè glorificato da tutti gli esseri umani che si fanno voce di ogni creatura.

Soltanto gli spiriti celesti riescono lodare Dio in modo perfetto. Nella visione del profeta Isaia ( Is 6,3 ) i Serafini proclamano l’uno all’altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria”. L’Apocalisse (4,8 ss ) descrive la liturgia celeste: angeli e santi, provenienti tutti i popoli, lodano in eterno il Signore. Noi uomini, qui sulla terra, non possiamo passare tutta la vita a pregare perché dobbiamo anche lavorare e riposare. Dobbiamo lodare il Signore sempre con la nostra vita impregnata di amore verso Dio e verso il prossimo. Ma quando preghiamo sia individualmente che comunitariamente, e specialmente quando celebriamo la Liturgia eucaristica anche noi ci uniamo alla Liturgia celeste nel proclamare: “Santo, santo, santo è il Signore, Dio dell’ universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria”. Per noi cristiani Dio non è più quello che guida le schiere di Israele allo sterminio dei nemici, ma è il Dio dell’universo e di tutti gli uomini, verso i quali anche noi dobbiamo avere la premura e la sollecitudine che ha Dio per loro.

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