01 – PADRE NOSTRO – LA PREGHIERA DEI CRISTIANI – Luca Beato o.h.

 

PADRE NOSTRO

La preghiera dei cristiani

Commento contestuale e attualizzazione

CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI

2002

Fra’ Luca Beato O.H. 

INDICE

PARTE PRIMA

I – Dio-Padre ( Il Dio di Gesù Cristo )…………………………pag. 5

( Padre nostro che sei nei cieli )

Nuova pedagogia religiosa

II – Santità di Dio e santità dell’ uomo……………………… pag. 12

( Sia santificato il tuo nome )

- La consacrazione battesimale, sacerdotale e religiosa

  • La castità per il regno dei Cieli

 

III – La preghiera del cristiano e della comunità……………….pag. 19

IV – Il Regno di Dio……………………………………………pag. 22

( Venga il tuo Regno )

Progetto di salvezza universale –Chiesa segno e strumento.

Chi sono i discepoli – La chiesa del grembiule

V – La comunità religiosa – spirituale e giuridica…………….pag. 31

VI – La volontà salvifica di Dio= il bene dell’uomo………….pag. 37

( Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra )

Obbedienza religiosa – intermediazioni umane

PARTE SECONDA

VII – L’amore del prossimo – la novità di Gesù……………..pag. 44

VIII – La solidarietà: dalla parte degli svantaggiati……………pag. 50

IX – Pane eucaristico e pane quotidiano……………………..pag. 63

X – La riconciliazione fraterna………………………………pag. 70

(Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori )

XI – Il fascino del male: tentazioni del Messia e della Chiesa…pag. 80

( Non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male)

XII – La consolazione nella tribolazione………………………pag. 90 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Hans Kueng, Essere cristiani, Ed.Mondadori, 1976

Edward Schillebeeckx, Il Cristo, la storia di una prassi, Ed. Queriniana, Brescia, 1980

Joseph A. Fitzmyer, Le risposte del Nuovo Testamento, Ed. Queriniana, Brescia, 1987

AA.VV. Grande commentario biblico, Queriniana, Brescia, 1973

Bernhard Haering, Perché non fare diversamente? Queriniana, Brescia, 1993

Bernhard Haering, E’ tutto in gioco, Queriniana, Brescia, 1994

Bernhard Haering, Preti di oggi, preti di domani, Queriniana, Brescia, 1995

Bernhard Haering, Il padre nostro, Queriniana, Brescia, 1995

Arnaldo Pigna, La vita religiosa, Ed. OCD – Roma, 1991

AA.VV. Vita consacrata, un dono del Signore alla sua Chiesa, Ed. ElleDiCi, Leumann ( Torino ), 1993.

 

 

SINCERI CON DIO 

Non dire PADRE

se ogni giorno non ti comporti da Figlio.

Non dire NOSTRO

se vivi isolato nel tuo egoismo.

Non dire CHE SEI NEI CIELI

se pensi solo alle cose terrene.

Non dire SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

se non lo onori.

Non dire VENGA IL TUO REGNO

se lo confondi con il successo materiale.

Non dire SIA FATTA LA TUA VOLONTA’

se non l’accetti quando è dolorosa.

Non dire DACCI OGGI IL NOSTRO PANE

se non ti preoccupi della gente che ha fame,

è senza cultura e senza mezzi per vivere.

Non dire PERDONA I NOSTRI DEBITI

se conservi rancore verso tuo fratello.

Non dire NON LASCIARCI CADERE IN TENTAZIONE

se hai intenzione di continuare a peccare.

Non dire LIBERACI DAL MALE

se non prendi posizione contro il male.

Non dire AMEN

se non prendi sul serio le parti del

PADRE NOSTRO.

( Madre Teresa di Calcutta )

 

PARTE PRIMAI

DIO-PADRE ( Padre nostro che sei nei Cieli )

Gesù non annuncia un Dio diverso dal Dio dell’Antico Testamento.

Gesù, infatti, non volle fondare una nuova Religione annunciando un Dio nuovo. Quando parla di Dio, Gesù intende JHWH, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio del popolo d’Israele. Egli è l’unico Dio e al di fuori di Lui non vi sono altri dèi.

Per i Pagani ogni divinità agiva in un determinato settore di sua competenza: Marte era il dio della guerra e assicurava la vittoria; Venere era la dea competente nel settore dell’amore, gli dèi della fertilità presiedevano al lavoro dei campi, ecc.

Il Dio unico invece è padrone di tutto, è competente di tutto: dona tutto, tutta la vita, tutto il bene.

Gesù conferma il primo comandamento del Dio unico, non riducibile a un idolo con immagini come quella del vitello d’oro. A Lui soltanto spetta la nostra adorazione. Lui dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze.

La fede nel Dio unico ha delle conseguenze sociali: smitizza le forze divine del mondo. Il sole, la luna, le stelle, il vulcano, il terremoto, i fulmini e le tempeste, gli incendi e le inondazioni, non sono più degli dèi come nel paganesimo, ma delle forze soggette al Dio unico.

Il re e l’imperatore non sono delle divinità perchè possiedono dei poteri assoluti a somiglianza di quelli di Dio, ma sono anch’essi degli uomini soggetti al Dio unico dal quale verranno giudicati sulla gestione del loro potere.

Di questo Dio unico Israele trae conoscenza dalla sua lunga storia, a partire dalla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto e via via attraverso tutte le vicende belle e brutte che ha incontrato lungo i secoli. Queste vicende hanno dato vita anche ad una ricca letteratura religiosa, che pian piano venne conglobata in opere letterarie giunte fino a noi: Pentateuco, libri storici e cronacistici.

Il Credo di Israele non è filosofico-speculativo, ma storico, centrato sul Dio della liberazione, che “ha fatto uscire Israele dall’ Egitto” ( Dt 26,8 ), riconoscibile non da tutti, ma da chi sa scorgere nei fatti della storia l’orma divina.

Al tempo dell’esperienza religiosa della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, gli Ebrei si immaginavano JHWH come un Dio tra gli dèi. Gli Ebrei hanno il loro Dio, gli Egiziani i loro dèi, i Cananei i loro dèi, ecc. Il testo più antico di tutta la Bibbia pare che sia il ritornello del canto di vittoria: “Cantate al Signore / perché ha mirabilmente trionfato: / Ha gettato in mare / cavallo e cavaliere”( Es 15,17 ). In questo periodo, e almeno fino alla conquista di Gerusalemme, Dio è considerato come un guerriero che guida le schiere di Israele contro i popoli nemici. E quando si conquista una città della terra promessa, si votano allo sterminio tutti i nemici dal più grande al più piccolo( Cfr. 1 Sam 15: La guerra santa contro gli Amaleciti ). Successivamente gli Ebrei si sono resi conto che JHWH è l’unico Dio e che gli altri dèi sono un nulla, un’ invenzione degli uomini. Dio è il creatore dell’universo ed è Dio di tutte le genti. La prima pagina della Bibbia è del post-esilio babilonese( 538-518 a.C. ). La chiamata di Abramo ( ca 1800 a.C: ), capostipite degli Ebrei, viene molto dopo la creazione di Adamo ed Eva.

La fede nel Dio liberatore si trasforma in lode di Dio e delle sue gesta a favore del suo popolo. Accanto alla lode però troviamo anche il lamento quando il popolo soffre. Si va dal grido degli Ebrei schiavi in Egitto e in Babilonia fino al grido di Cristo sulla croce ( Mc 15-17 ).

Caratteristica di questo Dio è il fatto di potersi rivolgere a lui in qualunque situazione. Esempio caratteristico è la figura di Giobbe: abbandonato a se stesso e alla sua infelicità, appare continuamente lacerato tra ribellione e dedizione, in preda ad un infinito abissale tormento. “ L’uomo afflitto dalla sofferenza, dal dubbio, dalla disperazione, trova un estremo puntello nella realistica ammissione della propria incapacità a decifrare l’enigma del dolore e del male e nel suo coraggio di offrire una fiducia incondizionata e totale al Dio incomprensibile ”.

Tra Dio e il suo popolo c’è sempre una grande tensione, perchè il popolo non riesce ad allinearsi con le “pretese” del suo Dio. Ecco allora che tra Dio e il suo popolo si inseriscono i mediatori, designati da Dio: Mosè, i Giudici ( = guide carismatiche ) e poi i profeti. E’ proprio nella tradizione dei profeti che si venne a collocare Gesù, in un tempo in cui lo spirito profetico sembrava definitivamente spento.

Dio personale

Il Dio d’Israele e di Gesù è diverso dalla divinità impersonale delle religioni orientali. L’Induismo e il Buddismo presuppongono una realtà suprema, ma l’Essere assoluto è impersonale, indefinito e indefinibile. Le facoltà umane sono sempre inadeguate a descriverlo. Di qui la molteplicità di vie, metodi, forme religiose per arrivare a Lui. Poi sul piano pratico si ammette ciò che teoricamente sarebbe inaccettabile. Buddismo e Induismo tollerano anche il politeismo.

Dire che Dio è una persona comporta il rischio di farne un essere a nostro livello. Ma Dio non è certo una persona come è persona l’uomo. Egli è colui che tutto abbraccia, il fondamento, il sostegno e il senso ultimo di tutta la realtà.

Non è un infinito accanto o sopra altri finiti, ma l’infinito in tutto il finito, l’essere stesso in tutto ciò che esiste. Dio fa letteralmente esplodere il concetto di persona: Dio è più di una persona, è l’Essere transpersonale, sovrapersonale.

Anche se per parlare di Dio dobbiamo ricorrere a concetti e immagini presi dal mondo sensibile e impiegarli in senso traslato o analogico, noi possiamo indirizzare a Lui con parole umane un discorso sensato, come fa una persona quando si rivolge a un’altra persona. Nella Bibbia non si parla solo di Dio, ma si parla a Dio lodando e gemendo, supplicando e protestando. Là dove altri percepirono solo un infinito silenzio, un abisso confondibile con il nulla, Israele udì una voce: un Tu che parla e a cui si può parlare.

Anche il Dio di Gesù, ovviamente, è un Dio dal volto umano, cioè un Dio personale. Dio è inequivocabilmente buono e non subisce la concorrenza di un principio del male a Lui contrapposto. Satana gli è subordinato. Nei confronti dell’uomo Dio non è indifferente, ma benevolo: buono e misericordioso.

Gesù non ci dice com’è Dio in se stesso, ma come agisce nei confronti dell’uomo e del mondo. La premura che Dio ha nei confronti delle sue creature, del mondo e dell’uomo, deve bandire dal nostro cuore ogni angosciosa preoccupazione. Dio è il Creatore e il Perfezionatore del mondo. Egli lo ha fatto buono. E’ stato l’uomo a contaminarlo.

Dio vicino

Dio, pur distinguendosi dal mondo e dall’uomo, non è lontano, ma vicino.

E’ il creatore del mondo e dell’uomo, potente e costantemente operante. Tutto quello che ha creato è buono, senza distinzione tra spirito e materia. Il male è entrato nel mondo per la cattiveria umana. Egli è il sovrano Signore dell’uomo e perciò attende obbedienza dalla sua creatura. Egli è il giudice giusto che porta a compimento la storia del mondo, celebra il giudizio e instaura il suo Regno. Questo Dio è così trascendente e immanente, lontano e vicino, sopramondano e intramondano, futuro e presente.

L’opposizione che c’è tra Dio e l’uomo non è come per i Greci una opposizione tra lo Spirito e la Materia, ma tra Dio bontà infinita e un mondo peccatore che si è allontanato da Dio. La redenzione non consiste nel superamento del dualismo tra Spirito e Materia, ma nella liberazione del mondo dalla colpa, dalla miseria, dalla morte e nella comunione con Dio.

Dio empatico

Nella Bibbia Dio viene presentato non come un essere immobile e immutabile, ma come un Dio vivente. Il linguaggio biblico è spesso ingenuo, mitologico, antropomorfico, a misura d’uomo. Questo linguaggio non appartiene solo agli strati più antichi e popolari della Bibbia, ma lo si trova anche nei profeti. Dio non è una forza muta nè una potenza anonima. Egli è il Dio vivente della creazione, non un Dio dall’umore capriccioso, ma il Dio della libertà, che rende possibili e dirige il mondo e la storia, conosce gli uomini fin nei minimi particolari, li ama e li lascia liberi di amarlo. Non un Dio che si tiene lontano da tutto e rimane confinato in una sublime trascendenza, che il dolore del mondo non può attingere, ma il Dio che vivamente partecipa e si impegna in questa storia oscura. Non un Dio della solitudine, ma il Dio della compartecipazione, dell’alleanza. Non un Dio apatico, impassibile, incapace di soffrire, ma il Dio sim-patico, che com-patisce. In breve, il Dio dal volto umano. Gli antropomorfismi ( Dio che è geloso, che si adira, che si pente, ecc.) non mirano semplicemente a umanizzare Dio. Dio deve rimanere Dio. Lo scopo è quello di avvicinare all’uomo il Dio vivente e di provocare un modo autenticamente umano di ascoltare, rispondere, domandare, confidare, obbedire, pregare, lodare e ringraziare.

Il “Dio dei filosofi” è superato dal “Dio di Israele e di Gesù”. La concezione filosofica e quella biblica di Dio dovrebbero confluire nell’alveo di una nuova concezione della storicità di Dio.

Rivoluzione nel concetto di Dio

Non si deve esagerare l’originalità di Gesù. Sovente si è sostenuto che Gesù è stato il primo a chiamare Dio col titolo di Padre e a dichiarare che gli uomini sono figli di Dio. Ma ciò avveniva già nell’A.T. e anche nel paganesimo si parla di Zeus ( Giove ) come padre degli dèi. Lo Stoicismo tra le varie filosofie è quello che sviluppa in modo particolare l’idea che la divinità, che dà la vita a tutte le cose razionali, fa dell’uomo razionale un particolare oggetto delle sue cure.

Nel momento che si dà a Dio il nome di Padre, sorgono dei problemi. Anzitutto, non si vuole favorire il maschilismo, riferendo a Dio attributi maschili e non femminili.

La questione sessuale è fuori causa, perchè Dio non è nè maschio nè femmina. Ciò deve essere chiaro, perchè nella ricerca storica si afferma la priorità del patriarcato, ma c’è anche chi sostiene che nell’Asia minore vigeva il matriarcato, cioè la divinità concepita come femmina, come la “Gran Madre” dal cui grembo sarebbero uscite tutte le cose. Questa idea, secondo alcuni, sarebbe poi all’origine del culto mariano nella Chiesa. In ogni caso Dio non si può ridurre a prototipo del maschio. Già nell’A.T. in particolare i profeti attribuiscono a Dio tratti femminili, materni. Il Dio unico, oggi più che mai, sfugge allo schema interpretativo virile-paterno, caro in passato a una teologia troppo spiccatamente maschile. In Lui si dovrà riconoscere anche il momento femminile-materno.

A differenza di ciò che avviene in varie Religioni, nell’A.T. Dio non è mai detto Padre di dèi o semi-dèi e neppure padre di tutti gli uomini. YHWH è il padre del popolo d’Israele, chiamato infatti figlio primogenito di Dio ( Es 4,22 s; Ger 31,9;

Is 63,16). Il capo supremo del popolo, il re è considerato figlio di Dio in modo particolare ( Sal 2,7 ) . In seguito si dice la stessa cosa anche di ogni singolo uomo pio ( Sir 4,10 ; Sap 2,16-18 ). Il termine padre esprime protezione, vicinanza e sollecitudine.

Con Gesù si annunciano anche delle grandi differenze. Gesù, come il Battista, non riferisce mai la paternità di Dio a tutto il popolo come tale. Non basta essere membro del popolo ebreo per raggiungere la salvezza. Fatto più sorprendente è che Gesù riferisce la Paternità di Dio anche ai peccatori e agli ingiusti. E proprio dalla paternità universale di Dio Gesù deriva l’esigenza di amare anche i nemici, che è un comandamento specificamente suo.

Parlando di Dio come “Padre” Gesù vuol farne risaltare la provvidenza in tutte le cose: quella provvidenza che si prende cura di ogni passero e di ogni capello ( Mt 10,29-31 ) , che conosce i nostri bisogni prima ancora che glieli esprimiamo ( Mt 6,8 ) e che rende vane le nostre preoccupazioni ( Mt 6,32 ). Nella parabola del “Padre misericordioso”( Lc 15,11-32 ) Gesù presenta esplicitamente Dio come padre del “figlio perduto”, cioè come Padre di tutti i perduti. Insomma, il Dio-Padre predicato da Gesù è un Dio che va incontro all’uomo come il Dio dell’amore e della salvezza.

Il Dio di Gesù non è un Dio troppo virile dell’arbitrio e della Legge. Non è un Dio fatto a immagine dei re e dei tiranni, dei gerarchi e di chi monta in cattedra. Ma il Dio buono che solidarizza con gli uomini, le loro necessità e le loro speranze. Il Dio che non pretende ma dà, che non abbatte ma risolleva, che non fa ammalare ma guarisce. Il Dio che risparmia anche quelli che offendono la sua santa Legge. Il Dio che invece di condannare perdona, invece di punire redime, invece del diritto esercita una clemenza senza riserve. Il Dio quindi che si rivolge non ai giusti ma ai non giusti. Il Dio che predilige i peccatori, preferisce il figlio perduto a quello rimasto in casa, il pubblicano al fariseo, le prostitute ai loro giudici, i trasgressori della Legge o i senzalegge ai custodi della Legge. Si tratta di una vera rivoluzione nel modo di concepire Dio, ma non nella direzione dell’ateismo, bensì contro il Dio dei devoti, i quali si scandalizzano della predicazione di Gesù.

Nel modo di concepire Dio, non in se stesso, ma in rapporto agli uomini, si possono distinguere, schematizzando al massimo, tre passaggi.

  • Popoli primitivi: Dio vendicativo > Paura di Dio

  • Popolo Ebreo: Dio giusto/alleato > Senso di sicurezza

  • Cristianesimo: Dio Padre misericordioso > Fiducia filiale

La nuova pedagogia religiosa

Nelle società a regime totalitario ( monarchie assolute o dittature sia nere che rosse ) l’organizzazione della società stessa è di tipo verticistico o piramidale. Lo stesso tipo di organizzazione lo si trova nella famiglia, dove vige l’autoritarismo del capofamiglia verso i membri a lui sottoposti e per l’educazione dei figli, sia in casa che a scuola, si usa il metodo dell’imposizione e della repressione. In questo contesto sociale anche la Religione si adegua: Dio Padrone assoluto impone la sua volontà all’uomo con i suoi comandamenti e punisce i trasgressori in misura proporzionata alla sua potenza, cioè con la pena eterna dell’inferno.

Con l’avvento delle repubbliche e delle democrazie, nel mondo a partire dalla rivoluzione francese, ma per l’Italia a partire dal Plebiscito del dopo guerra ( 1946 ), avviene il cambiamento della società dove tutti sono uguali di fronte alla legge, al quale corrisponde un cambiamento nella famiglia con la parità di diritti e di doveri tra i coniugi, come pure il cambiamento della pedagogia nella famiglia e nella scuola.

Sono aboliti i castighi e le percosse per i figli in famiglia e per i giovani nella scuola di tutti i livelli. Il metodo educativo è quello della proposta dei valori per creare delle convinzioni personali. Anche la Religione si è adeguata. Il Papa Giovanni XIII, all’indomani della sua elezione, diceva ai giovani che quello che non si fa per amore non ha alcun valore davanti a Dio; per la nostra salvezza vale solo quello che facciamo per amore.

Il Concilio Vaticano Il, proclamando il ritorno alle origini, ha recuperato il Dio di Gesù Cristo, che non è il Padre-padrone, ma il Padre misericordioso, sempre pronto ad accogliere i figli che ritornano a casa dopo essersene allontanati, verso il quale dobbiamo avere una confidenza estrema fino al punto di chiamarlo “papà” come faceva Gesù. La catechesi e la predicazione attualmente si muovono su questa linea. Anche nella celebrazione del Sacramento della Penitenza s’è verificato un cambiamento di visuale. Una volta il Prete era considerato il Giudice che amministrava la giustizia nel Tribunale di Dio ed infliggeva le penitenze proporzionate alle colpe, ora è considerato il Ministro del Perdono di Dio, gratuito e generoso.

La formazione dei candidati alla vita religiosa dovrà quindi aiutare i giovani a fare delle scelte mature, per convinzione, e a tenervi fede fino in fondo anche se ciò comporta dei sacrifici. Dovrà anzi corazzarli contro le difficoltà interne ed esterne che si oppongono alla realizzazione del loro progetto di vita cristiano-religioso-ospedaliero, perché viviamo in un mondo che ci bombarda di messaggi di carattere contrario a una vita consacrata a Dio e al prossimo nell’ospitalità religioso-ospedaliera.

continua:

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