07 LETTERE DAL CIELO

  

 

Molto Rev.do Padre Provinciale

Dei  Fratelli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio

Fra  Sergio Schiavon o.h.

Provincia Lombardo-Veneta -   S e d e

 

Carissimo Fra Sergio,

                                      sono qui con la stessa emozione di chi, espatriato, ritorna a varcare la soglia di casa, dopo oltre un trentennio di assenza. Vengo a mani vuote perché non sono andato a fare fortuna. Ho soltanto con me degli appunti scritti in trincea, sul fronte, in prima linea e conservati nello zaino come una refurtiva da salvare e portare in famiglia non appena possibile. (*)

 Sono passati tanti anni ma lui, il Santo Fondatore,  è sempre nei miei pensieri, come lo sono i suoi bravi discepoli. Ed oggi, proprio nel suo giorno liturgico, consegno  a te questo materiale perché ne disponga come meglio credi. Si tratta di pagine che vi appartengono e non sarebbero mai nate senza di voi.

 Con “SCHIENE A DISPOSIZIONE DI DIO”, c’è anche l’allegato “ANDATE, GUARITE, ANNUNCIATE…”. Sono il resoconto di una ricerca mai terminata e ancora in corso, riflessioni sul tema della salute-malattia-sofferenza-guarigione, sempre meritevoli di ripensamento.

 Per la cronaca, si può dire che questa ricerca è iniziata ancora quando Fra Pierluigi Marchesi era giovane e pimpante Direttore della Rivista Fatebenefratelli. Dopo il Concilio Vaticano II, nel clima effervescente di consultazione per la riforma delle Costituzioni, egli ha voluto far uscire un numero speciale del periodico, tutto incentrato sul voto di ospitalità. Invitato con  altri a scrivere, non ricordo più il tema assegnatomi. Un particolare però mi è rimasto vivo, anche perché mi ha procurato benevoli sfottò per via di una tesi un po’ ardita. Infatti, con l’ingenuità del ventenne consacrato, tutto casa e chiesa, entusiasta di emulare il santo padre Fondatore, sostenevo che nel quarto voto dei Fatebenefratelli rientrasse anche il dovere di affrontare il mondo della prostituzione. Riferendomi a San Giovanni di Dio che di Venerdì frequentava i lupanari di Granata, rafforzavo la mia tesi citando il card. Suenens, il quale, in “Amore e Padronanza di sé”, era esplicito: da una Chiesa in stato di missione e con un esercito formidabile di sacerdoti, religiosi e suore, a sua disposizione a tempo pieno, il fenomeno “strade e marciapiedi”, non poteva essere ignorato. Secondo l’Arcivescovo di Malines, moderatore al Concilio, nessuno poteva arrogarsi  il diritto di  fingere di non vedere e passare oltre, come se non  lo riguardasse.

 Detto per inciso, l’argomento era certamente delicato ma non fuori luogo. Anzi, sarebbe stato utile che già allora qualcuno più assennato di me  avesse messo in moto qualche tentativo efficace per arginare il fenomeno, degenerato col tempo, in una vera tratta delle schiave. Fortunatamente dietro l’angolo, a quell’epoca, c’era una tonaca. E in quella tonaca consunta, s’era infilata dentro quella testa matta di prete romagnolo che è Don Oreste Benzi. Veniva su bene quel giovane prete, faceva azionare il radar. Così che un giorno, senza andar tanto per sottile, con la sua Associazione Papa Giovanni XXIII, è sceso sulle strade del litorale romagnolo, è entrato nelle Questure, s’è messo a disposizione, ha aperto la sua casa, s’è fatto deridere più volte in televisione, ha disturbato i parlamentari, s’è fatto paladino tenace e difensore di migliaia di ragazze schiavizzate dal redditizio mercato. Mentre io, naturalmente, sono ancora qui, a parlarne soltanto.

 Dicevo che la ricerca su Cristo medico ha una sua data d’inizio e coincide propriamente con l’Editoriale del primo numero di OPZIONI ’70, lo sfortunato ciclostilato mensile, deceduto a soli quattro mesi di vita. E’ proprio da lì che è partita  una riflessione sul Vangelo dei malati. Per quanto mi riguarda, essa non è mai venuta meno e continua tutt’ora.

 Resoconto, quindi, in queste carte ormai datate. Ma non per sentito dire o aver letto sui libri. No, no, facendone l’esperienza diretta, in casa. Un costo da pagare, abbastanza salato. Epperò, anche una grazia, una fortuna. Girandomi e rigirandomi in questo labirinto, dapprima ho sperimentato una confusione totale. Poi, un po’ alla volta, le nebbie si sono diradate e, sullo sfondo, il Risorto. Ho capito poco e male, per via dell’udito spirituale molto debole ma non ho preso cantonate. Io i miracoli li ho visti con i miei occhi. Non di quelli d’immediata risoluzione che vengono esigiti per le beatificazioni; altri, lenti, supplicati e pazientemente attesi senza guardare l’orologio, quelli che, prima di raggiungere l’organo malato, passano dal cuore, solitamente in brutte condizioni e bisognoso di terapia intensiva.

Questa è un’esperienza difficile anche da raccontare succintamente. Perché faccia testo occorrono altri punti di vista. Però, mescolando le carte, chissà che non emerga qualche buona intuizione.

Sogno da tempo l’ospedale concepito come Comunità Terapeutica Evangelica. Quelle dei Fatebenefratelli, almeno nelle intenzioni, lo sono certamente. Ma bisognerebbe osare di più, chiamando in gioco tutti gli attori, mettendo insieme scienza, tecnica, Parola, Sacramenti, preghiere di guarigione… Insomma: un po’ più di Vangelo in quelle mani!

 La CTE potrebbe diventare una cosa seria ma deve maturare nelle coscienze perché sul tema medicina, salute, malattia, sofferenza, guarigione, spesso c’è confusione. Da qualche altra parte ho cercato di spiegarne il senso e l’icona. Le grandi riforme hanno bisogno di tempo. Ma anche di idee che solo lo Spirito  può suscitare in quella “Chiesa sanante” del terzo millennio che LUI ha in mente .

 Caro Fra Sergio, ti ringrazio per l’attenzione. Il Vivente illumini i tuoi passi di capo-cordata.

 Fraterni saluti.

 Milano, 08/03/2004

Festa di San Giovanni di Dio

                                                                                          Angelo Nocent

Spirito Santo - Cenacolo        

Spirito Santo, volami nel cuore !

   

(*)  LETTERE DAL CIELO  

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