01 – GUIDAMI SULLA VIA DELLA VITA – Carlo Maria Martini
01 – GUIDAMI SULLA VIA DELLA VITA – Carlo Maria Martini
San Riccardo Pampuri o.h.
Laici o religiosi, anche se cresciuti, proviamo per una volta a tornare bambini, sui banchi del catechismo.
Ma questa volta a farci da guida non saranno nè il parroco o il don, nè la suora o i catechisti dell’ Oratorio, ma un Cardinale in persona: l’amatissimo Carlo Maria Martini, già Arcivescovo di Milano.
Ho detto “catechismo” ma non è esatto: si tratta di veri “Esercizi Spirituali” dettati da lui a ragazzi delle medie. Quindi, non proprio bambini.
Il Dr. Erminio Pampuri, da medico condotto a Morimondo, appena poteva, agli “Esercizi” ci andava volentieri e sempre cercava di portarsi dietro anche dei giovani. E se non riuscivano a pagarsi le spese, provvedeva lui, tanto rriteneva utile per l’anima e per il corpo questa “revisione di vita”.
Qui oggi è tutto gratis. Giacchè paga il convento, sarebbe un peccato non approfittarne.
Anni fa è uscito un libro scritto da un parroco francese, Pierre Richer e che ha riscosso un grande successo. Il titolo: “NOTE DI CATECHISMO PER IGNORANTI COLTI”.
Dobbiamo ammetterlo: noi laici, magari bravissimi in tante altre discipline, in materie che riguradano lo spirito ed il nostro definitivo destino, ignoranti lo siamo un po’ tutti. E non ci fa onore.
L’itinerario in compagnia del Card. Martini, suddiviso in sei tappe, può essere un’opportunità da non perdere per tentare umilmente di riempire le tante lacune.
Introduzione
Abbiamo invocato lo Spirito Santo e ora rivolgiamo la nostra preghiera alla Madonna:
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«O Maria, noi ti ringraziamo perché è tuo dono se noi siamo qui riuniti.
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Ti ringraziamo perché ci troviamo tutti insieme ad ascoltare, con te, Gesù.
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Donaci di conoscerlo come tu lo conosci.
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Donaci di saperlo pregare e ascoltare come tu lo preghi e lo ascolti.
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Sorreggi i momenti facili e i momenti difficili delle nostre giornate e fa’ che le tentazioni non ci turbino e non ci spaventino.
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Sii sempre vicina a ciascuno di noi nel giorno e nel la notte, in ogni istante della nostra vita.
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Tu, sede della sapienza, prega per noi. Tu, aiuto dei cristiani, prega per noi. Tu, rifugio dei peccatori, prega per noi».
Il tema degli Esercizi
Sono molto contento di essere tra voi per trascorrere alcuni giorni di riflessione comune e di preghiera.
Ho pensato di parlarvi di Gesù perché credo sia questo il desiderio del Signore; più precisamente, della conoscenza di Gesù. Il suggerimento mi è venuto da un piccolo volume scritto dal teologo Hans Urs von Balthasar: «Gesù ci conosce? Noi conosciamo Gesù?».
La domanda, a prima vista, potrebbe sembrare superflua, ma se ciascuno di noi si chiede: «Come mi conosce Gesù? Chi sono io per lui?» ci accorgiamo subito che occorre riflessione e approfondimento.
Ci potrà essere utile leggere il salmo 138 che inizia con un’affermazione: «Signore, tu mi scruti e mi conosci». Per questo vi consiglio di tenerlo presente in questi giorni.
Il tema dei nostri Esercizi vorrebbe quindi comprendere un interrogativo: «Gesù mi conosce?», e poi una risposta: «Tu mi ami e mi conosci».
Gli Esercizi spirituali sono un vero e proprio lavoro perché si tratta di «fare esercizio» personalmente, non di guardare un altro che si esercita o semplicemente di ascoltare un altro che parla.
Provate a pensare alla ginnastica: fare esercizio di ginnastica non significa guardare una partita di football, bensì fare degli esercizi ginnici.
In questi giorni voi dovrete fare un esercizio spirituale, un lavoro: il mio compito sarà soltanto quello di guidarvi. Volta per volta vi darò una traccia che comprenderà tre momenti. Enuncerò il titolo della singola meditazione e poi:
1) vi insegnerò a raccogliere i testi del Vangelo o della Scrittura;
2) vi spiegherò come capirli;
3) vi farò vedere come pregarli.
Questi tre momenti dovrete ripeterli per conto vostro, ma non sarà difficile perché cercherò di offrirvi degli esempi: lavorerete dunque sul titolo che vi darò ad ogni meditazione raccogliendo i testi, sforzandovi di capirli e di pregare su di essi.
Comunione e comunicazione
Sono venuto non solo per aiutarvi a riflettere, ma per pregare e per stare con voi. È la cosa più importante per il Vescovo vivere un momento di comunione, sia pregando in comune sia facendo silenzio. Perché anche nel mio silenzio pregherò con voi.
Tuttavia ho previsto un incontro con le varie classi per potervi anzitutto ascoltare. In questi incontri vorrei che ciascuno riuscisse ad esprimere quelle domande o quelle riflessioni che nascono dal lavoro fatto durante la giornata, e che riuscisse a esprimerle con libertà e tranquillità.
Naturalmente potrete anche scrivermi parlandomi di voi o di ciò che emerge dagli Esercizi. Quando non si tratta di cose strettamente personali risponderò in pubblico. Infine, nei limiti consentiti dal tempo, potrò ricevere chi avesse veramente bisogno di un colloquio privato.
Vorrei però sottolineare l’importanza della coscienza di comunione: soprattutto nella preghiera dobbiamo avere la certezza di essere una sola cosa e dobbiamo pregare come se fossimo una persona sola davanti al Signore.
Per introdurci alla meditazione di domani leggiamo ora quel salmo 138 che ci spiega come Dio ci conosce.
Dapprima lo leggerò io e voi seguirete il testo (tralascerò i versetti 19-22).
Quando avrò terminato, voi farete l’esercizio di sottolineare con la penna tutti i verbi che parlano del come Dio ci conosce: ad esempio, va sottolineato mi scruti, mi conosci, tu sai.
Dopo un momento di silenzio, ciascuno dirà ad alta voce i verbi che ha segnato. Concluderemo rileggendo insieme il salmo lentamente, in preghiera.
(Pausa di silenzio)
ARCIVESCOVO: Ho già ripetuto i primi tre verbi. Cosa viene adesso?
RAGAZZO: «Penetri da lontano i miei pensieri».
ARCIVESCOVO: Bravissimo! Come dici tu?
RAGAZZO: «Ti sono già note le mie vie… Già le conosci… Mi circondi».
ARCIVESCOVO: Sì, anche «mi circondi» è un modo di conoscere. E tu?
RAGAZZO: «Poni su di me la tua mano».
ARCIVESCOVO: Bene, e poi tu hai segnato: «Mi guida la tua mano». Questo guidare è un conoscere di Dio. Mi guida perché mi conosce. Anche «mi afferra» è un’altra metafora per indicare la conoscenza che il Signore ha di me. La stessa espressione: «Mi hai creato» significa che Dio mi conosce come colui che mi sta facendo. Tu cosa hai detto?
RAGAZZO: «Hai tessuto».
ARCIVESCOVO: Sì, il Signore ci conosce come un tessitore conosce il suo tessuto. Non avete sottolineato, al v. 14: «Ti lodo perché mi hai fatto»? È la conoscenza attiva di Dio. È più facile che venga all’occhio il verbo che viene dopo: «Mi conosci fino in fondo». E poi?
RAGAZZO: «Non ti erano nascoste».
ARCIVESCOVO: Qui la conoscenza di Dio è espressa in maniera negativa. Possiamo anche segnare: «Mi hanno visto i tuoi occhi». Cosa c’è nella riga seguente?
RAGAZZO: «Era scritto».
ARCIVESCOVO: È un altro modo di conoscere, cioè la mia vita, le mie cose sono scritte in Dio. Adesso dovete passare al versetto 23.
RAGAZZO: «Tu scrutami… conosci».
ARCIVESCOVO: Bravissimo! Prima però metterei: «Provami» perché il Signore, provandomi, mi conosce, mi mette alla prova e mi entra dentro. Poi c’è: «Vedi», Dio vede e, quindi, «guidami».
Forse non pensavamo che il salmo 138 potesse esprimere così intensamente la conoscenza di Dio verso di noi: è un conoscere, uno scrutare, un penetrare, un esplorare, un comprendere, un circondare, un mettere sopra la mano, un far riposare la mano sul capo, un afferrare. I verbi attivi parlano di plasmare, creare, tessere, ricamare (nel testo ebraico il verbo è appunto ricamare, anche se in italiano è tradotto con tessere), fare, vedere, provare, guidare.
Il salmo ci offre l’immagine di tutto quello che cercheremo di dire in questi giorni, per capire come Gesù mi conosce. Mi conosce non come uno che da lontano guarda col binocolo! Mi conosce perché opera in me, mi è vicino, è dentro di me, mi fa, mi plasma, mi costruisce.
Se il salmi sta che non conosceva ancora Gesù poteva già indicare, con tanta ricchezza di esempi, di metafore, di similitudini, che cosa è la conoscenza che Dio ha dell’uomo, che Dio ha di me, quante cose potremmo dire sul modo in cui Gesù mi conosce!
Ora, per concludere, rileggeremo il salmo pregando, cioè parlando con Dio, rivolgendoci a Gesù eucaristico e quindi guardando il tabernacolo. Lo leggeremo in piedi, che è una posizione di preghiera, lasciando che il respiro accompagni il momento della preghiera e, più lentamente, la pausa di silenzio.
Pronunciando il pronome «Tu» pensiamo che è il «tu» di Gesù: è Gesù che mi scruta e mi conosce, e desideriamo che questi giorni si riempiano di stupore e di meraviglia di fronte alla scoperta del come lui ci ama.
È importante sapere che Gesù mi conosce?
Qualcuno potrebbe chiedersi se è davvero importante conoscere il modo in cui Gesù ci conosce. È una cosa che aiuta nella vita, che serve?
Vorrei rispondere a questa possibile domanda con le parole che Gesù, nel vangelo secondo Giovanni, rivolge alla samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva!» (Gv 4, 10).
Se noi conoscessimo il dono di Dio e chi è Gesù che ci parla, la nostra vita sarebbe completamente diversa. Senza questa conoscenza di Gesù la nostra vita è fiacca, si trascina. Quando, ad esempio, ci sentiamo privi di volontà, di entusiasmo, oppure andiamo avanti per alti e bassi, significa che non abbiamo la conoscenza di Gesù o che si è sfocata. Quando in una parrocchia c’è grigiore, stanchezza, mancanza di gioia, i giovani si lamentano e sono scontenti, la gente frequenta poco la chiesa, possiamo dire: «Qui non c’è conoscenza di Gesù». Se poi il grigiore e la fiacchezza dominassero una classe, un seminario, rivelando una poca conoscenza di Gesù, la vita diventerebbe pesante, per non dire impossibile.
Per quanto riguarda voi, credo che ciascuno, se non avesse questa conoscenza di Gesù, potrebbe dire: «Il mio futuro è incerto e buio, vorrei sapere ma non so se Gesù mi chiama davvero, non so come fare a capire se sono chiamato».
Se non ho la conoscenza di Gesù, le domande che mi pongo restano confuse e senza risposta.
Già san Paolo diceva che la conoscenza di Gesù è così importante da far dimenticare tutto il resto: «Quello che poteva essere per me un guadagno, tutto ciò che mi dava successo, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,7-8).
Sono parole fortissime, con le quali l’Apostolo dice: «Se ho la conoscenza di Gesù non mi importa più niente del resto, mi sento pieno dentro di me».
È quindi fondamentale per la nostra vita la conoscenza di Gesù di cui parleremo in questi giorni, e dobbiamo insistere nella preghiera: «O Gesù, fa’ che io ti conosca, fa’ che ti conosca come mi conosci tu, fa’ che io conosca come tu mi conosci!».
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