CRISTO SIGNORE, PONTEFICE ASSUNTO DI MEZZO AGLI UOMINI – ANGULO – Angelo Nocent

osted on Luglio 3rd, 2009 di Angelo | Enregistré dans : CHIESA POPOLO DI DIO — 25 février, 2009 

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CRISTO SIGNORE, PONTEFICE ASSUNTO DI MEZZO AGLI UOMINI

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Salutiamo voi che, uniti a Gesù Cristo,

siete diventati il popolo di Dio

INSIEME con tutti quelli che, ovunque si trovino,

invocano il nome di Gesù Cristo, nostro Signore.

*

Dio, nostro Padre,

e Gesù Cristo , nostro Signore,

diano a voi grazia e pace. (1 Cor 2-3)

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POPOLO DI DIO:

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Chiamati ad essere santi insieme

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PERCHE’ ANGULO?

sangiovannididioilmendicantedigranada.jpgAi tempi di San Giovanni di Dio, c’era un uomo di nome Giovanni d’Avila - da non confondere con il Santo suo direttore spirituale - che, oltre ad essere un caro amico, era diventato l’uomo di fiducia, il suo braccio destro.

Egli lo chiamava familiarmente ANGULO.

Oggi noi lo ricordiamo proprio perché il suo nome  viene ripetutamente menzionato o sott’inteso nelle Lettere.

“Verrà lì Giovanni d’Avila, che è il mio compagno, benché io lo chiami sempre Angulo: però il suo vero nome è Giovanni d’Avila” (68). Sorella mia molto amata, buona duchessa di Dessa, mandatemi un altro anello o qualsiasi altro vostro monile, affinché abbia che impegnare…(69) (II Lettera alla duchessa di Sessa)

Verrà lì Giovanni d’Avila, che è il mio compagno, benché io lo chiami sempre Angulo: però il suo vero nome è Giovanni d’Avila” (68). Sorella mia molto amata, buona duchessa di Dessa, mandatemi un altro anello o qualsiasi altro vostro monile, affinché abbia che impegnare…(69) (II Lettera alla duchessa di Sessa)

sangiovannididiofirmaabbreviata.jpg“…Se a Gesù Cristo piacerà togliermi da questa vita presente, lascio qui disposizioni per quando tornerà il mio compagno Angulo, che si è recato a Corte, e lo raccomando a voi, poiché si ritrova assai povero lui e sua moglie! . (16).  (III Lettera alla Duchessa di Sessa).

Il suo matrimonio con Beatrice De Ayvar fu celebrato all’interno dell’Ospedale il 14 Maggio 1549.

Il primo suo figlio Giovanni, nacque il 20 Marzo 1550, a soli dodici giorni dalla morte di San Giovanni di Dio; seguirono Filippa nel 1552, Pedro nel 1554 e Alonso nel 1556.

Vn. M. De Mina, Angulo = Juan de Avila. Prototipo del tranajador cristiano en el primewro Hospital de San Juan de Dios, in “Eermanos Hospitalarios”, 163: 110-113, 1991

nocentangelo431339.jpgUn buon motivo per dedicare ad ANGULO un meritato posto nel web. Ma anche per rinsaldare con il Santo di Granada un’antica alleanza e rinvigorire  passioni giovanili disperse in tutte le latitudini.

Video Apocalisse di San Giovanni

“Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le …”

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LA CHIESA

.

POPOLO DI DIO

pellegrinocardarcivescovomicheleditorino.jpgLa messa in risalto di Chiesa popolo di Dio viene dal Concilio Vaticano II, (1Cor 2-3) .

Scriveva il Card. Michele Pellegrino, Arcivescovo di Torino:

Non un agglomerato di gente, non una massa di gente che si trova lì per caso. No, ma un popolo che racoglie in sé tutti i batezzati, che hanno in comune qualcosa di profondo, di grande.

Quando si dice “popolo di Dio” vuol dire che prima di qualsiasi istituzione gerarchica, di qualsiasi differenza, tra preti, vescovi, laici, c’è qualcosa che accomuna tutti i batezzati, tutti i credenti in Cristo, in una unità, in una comunione…

Tuttavia si tratta di una comunità articolata, non indiferenziata. Non siamo chiamati a fare tutti le stesse cose, tutti allo stesso livello. Una comunità differenziata in cui c’è una distinzione di ministeri…

E specificava:

  • Un cristianesimo cosciente…
  • Un cristianesimo critico…
  • Cristiani corresponsabili…
  • Essere coerenti…
  • Essere aperti all’uomo…
  • Apertura al mondo…
  • Apertura agl’ultimi…
  • Apertura a Dio.

Ultima in ordine di tempo, ma non in ordine di importanza. Anzi la dico alla fine, proprio per insistere sull’importanza di questa sigenza. Ho detto: apertura all’uomo, e ora dico apertura a Dio. Del resto, senza l’apertura a Dio non c’è vera e completa apertura ai fratelli”. (Maglie, Lecce , 1979)

pellegrinoarcivescovo.jpg “Mi commuovo quando penso ai mesi in cui il padre, una volta alla settimana, scendeva lo scalone dell’Arcivescovado, bussava alla porticina d’ingresso della nostra sede, si sedeva con noi attorno al tavolo, nella sacrestia e ci spiegava il Vangelo di Giovanni. Una cinquantina di ragazzi, un registratore e lui, il cardinale, con la paternità e l’affabilità che lo distinguevano, ci educava al gusto della Parola.” (Ernesto Oliviero)

gesuciecoduccio.jpg781 « In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia.

Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse.

Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un’alleanza e lo formò progressivamente […].

Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo […] cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito » 206

Le caratteristiche del popolo di Dio

782 Il popolo di Dio presenta caratteristiche che lo distinguono nettamente da tutti i raggruppamenti religiosi, etnici, politici o culturali della storia:

— È il popolo di Dio: Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo. Ma egli si è acquistato un popolo da coloro che un tempo erano non-popolo: « la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa » (1 Pt 2,9).

— Si diviene membri di questo popolo non per la nascita fisica, ma per la « nascita dall’alto », « dall’acqua e dallo Spirito » (Gv 3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.

— Questo popolo ha per Capo Gesù Cristo (Unto, Messia): poiché la medesima unzione, lo Spirito Santo, scorre dal Capo al corpo, esso è « il popolo messianico ».

— « Questo popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo tempio ». 207

— « Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati ». 208 È la legge « nuova » dello Spirito Santo. 209

— Ha per missione di essere il sale della terra e la luce del mondo. 210 « Costituisce per tutta l’umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza ». 211

— « E, da ultimo, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento ». 212

Un popolo sacerdotale, profetico e regale

783 Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito « Sacerdote, Profeta e Re ». L’intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano. 213

784 Entrando nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi partecipi della vocazione unica di questo popolo, la vocazione sacerdotale: « Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo “un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre”. Infatti, per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo ». 214

785 « Il popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo ». Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto il popolo, laici e gerarchia, quando « aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi » 215 e ne approfondisce la comprensione e diventa testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.

786 Il popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione. 216 Cristo, Re e Signore dell’universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo « venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,28). Per il cristiano « regnare » è « servire » Cristo, 217 soprattutto « nei poveri e nei sofferenti », nei quali la Chiesa riconosce « l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente ». 218 Il popolo di Dio realizza la sua « dignità regale » vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo.

« Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l’unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c’è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un’anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull’altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? ». 219

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GR = a:

“…ci educava al gusto della Parola.” (Ernesto Oliviero)

Globuli Rossi = a

“… ci educava al gusto della Parola”


San Giovanni di Dio e San Giovanni Grande

LA TRADIZIONE: Giovanni evalgelista, Agostino vescovo, Raffaele arcangelo, Giovanni di Dio, Giovanni Grande…

E ancora: Riccardo, Benedetto, i Martiri della Spagna, Olallo, Eustachio, i Venerabili…alla scuola di Maria, per il momento, la sola donna. Ma quante Marie di Magdala dietro le quinte…!

Chi pensasse alla GLOBULI ROSSI Company come ad una recente fondazione, a un nuovo movimento carismatico, con tanto di fondatore,  prima o poi da mettere sugli altari, si sbaglierebbe.

Di attuale c’è soltanto poca cosa: il nome, discutibilissimo. Ma i santi, alcuni di vecchia data, altri freschi di nomina,  compreso uno stuolo di martiri, già esistono e tutti ”canonizzati”. Perciò si cammina sul sicuro.

pampuricopertinabiografiaafumettisanpampuri2.jpgNon c’è merito. Solo la grazia della presa di coscienza di una realtà che esiste almeno da cinque secoli, ma che origina molto, molto prima. A guardar bene, è l’altare dell’Ultima Cena che va dilatandosi a dismisura, fino a raggiungere gli estremi confini della terra.

C’è voluto poco: è bastato spolverare la cassaforte, lucidare le maniglie, oliare la serratura, riaprirla…e i gioielli son tornati a risplendere, a parlare  al cuore.

La rivitalizzazione è solo opera dello Spirito che ha ossigenato e rigenera gl’occhi degli osservatori per coinvolgerli nella divina avventura:

“Et dixit qui sedebat in throno: ecce nova facio omnia” (Ap 21,5).

Riccardo è un educatore:

“…ci educa al gusto della Parola”

GLOBULI ROSSI VUOL DIRE CADERE DA CAVALLO

paolopalaconversione324.jpgGR, pur frammento, è Popolo di Dio e perciò stesso Corpo di Cristo.

Ognuno, religioso o laico, dovrebbe essere animato da quell’amore capace di sacrificare se stesso, che Cristo ha mostrato sulla Croce:

Cristo non ha cercato ciò che piaceva a lui” (Rom.15,3 – Sal. 69,10).

Ognuno ha la sua “via di Damasco”. Ognuno è chiamato a sperimentare la caduta dal cavallo delle umane sicurezze.

  • Alla voce che scende dal Cielo, la domanda che viene spontanea  è sempre la stessa: “Chi sei, o Signore?”.
  • Ed ognuno conserva nel cuore la risposta: “Io sono Gesù…Perché mi persegiti? Su, alzati e rimettiti in piedi”.(Atti: 26, 14-18).
  • Dolcissimo, affettuoso, meritato rimprovero !

Come lo zelante Saulo di Tarso, ognuno possiede le perversioni farisaiche tipiche di colui che si propone come salvezza di se stesso, credendo di essere giunto all’apice della perfezione.

A riguardo delle perversioni più profonde, la situazione di Paolo, persecutore zelante, è istruttiva.

Il Card. Martini,  rifacendosi al Vangelo che dice: “I peccatori vi precedono nel Regno di Dio“, ne ricava questo insegnamento:

Vuol dire che chi commette dei peccati, ad esempio, si ubriaca o si lascia vincere dalla sensualità, commette peccato, certo, ma è sempre, in qualche modo, conscio di fare il male: ha bisogno di comprensione, di aiuto e dimisericordia per superare la propria debolezza e confessa di essere fragile e debole.

Ed è questo il peccato che Gesù attacca nei farisei: quella perversione fondamentale per cui l’uomo si fa salvezza di se stesso e, credendo di essere giunto all’apice della perfezzione, giunge alle più gravi aberrazioni della violenza“.

Di questo male oscuro  patiamo un po’ tutti: sia i consacrati che i laici cristiani.

GR, nell’anno Paolino, assume il significato di una richiesta all’apostolo  per sapere dove il Signore lo ha portato dopo la caduta da cavallo.

La risposta di Paolo è nella Lettera ai Filippesi e in quella ai  ai Galati, dove egli ci fa comprendere il significato di questa direzione.

Noi, un po’ alla volta, in questa analisi dei,testi ci faremo guidare dalle sapienti considerazioni dell’Arcivescovo Martini…

Vedi anche SAN PAOLO CADUTO TRE VOLTE – Gianfranco Ravasi

Vedi anche   SAN PAOLO CADUTO TRE VOLTE – Gianfranco Ravasi

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UNA FEDE ADULTA E PENSATA

melogranofiore.jpgGR è un melograno fatto di tanti chicchi che aspirano a maturazione per diventare rossi e succulenti. Un frutto generato da un albero genealogico  ben piantato e solido: Giovanni di Dio, un avventuriero illuminato.

GR è un invito a riflettere, un modo di pensare, un risveglio, una rinascita, una iniziativa, rimedio alla tentazione di stanchezza e scoraggiamento che si registrano su diversi fronti.  E’ una proposta terapeutica per le anemie spirituali, un’offerta di riconciliazione con se stessi, con la propria sorte, con la propria vita, con la propria salute, con i propri difetti, con il proprio ambiente, con la propria famiglia, con la società, con il proprio lavoro, con la Chiesa .

Una compagnia di persone che, da anemiche che erano, una volta  graziate ed amate, si fanno, a loro volta,  per così dire, “donatori di sangue“, portatori di ossigeno nei tessuti asfittici del proprio contesto . Ciò è reso possibile dal sentirsi a proprio agio come figli del Padre, fratelli con i fratelli e sorelle nella società civile ed ecclesiale.

Ma con una caratteristica anche espressiva: di persone “gioioisamente” graziate ed amate che lo esprimono anche nel saluto: Shalom! . E con il cantico sulle labbra: Magnificat!

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GR può perfino diventare un ministero della carità misericordiosa, vicendevolmente esercitato. Un percorso di paziente ricostruzione di personalità che, da fragili e inconsistenti, diventano armoniche, capaci di relazioni giuste, con Dio e con il prossimo, col Mistero assoluto, con la propria povertà, con l’ambiente, per meschino che sia, col mondo per torvo e torbido che appaia.

GR è un modo molto semplice, un clima per recepire l’appartenenza alla Nuova Alleanza che è nuova creazione, nuovo inizio, a partire dalla risurrezione del Crocifisso che indica l’amore di Dio che si dona sino alla fine, che perdona “settanta volte sette”, 490 volte.

Dove si posa l’alito dello Spirito, l’amore  della Trinità divinai, ogni cosa si rianima, torna come nuova. Più semplice  di così !

E allora, musica:

Concerto brandeburghese n.2

Clicca sull’immagine per ingrndire

L’ERA NUOVA E IL GIORNO DEL SIGNORE .

angelonocentNella terza fase della mia età, mi trovo provvidenzialmente ad incarnare in qualche modo le due anime dei Fatebenefratelli: la religiosa e quella laica. Il connubio è frutto di vicende storiche che mi hanno portato ad alterne esperienze di vita.

Te le senti addosso come la pelle e non te le potresti togliere se non scorticandoti. Una mutilazione dolorosa e inutile.

Come in ogni convivenza, anche nella mia  non mancano le contraddizioni, i lati oscuri, le penombre, le paure, magari incorniciate in una paludata sicurezza, solo apparente, che cela diverse fragilità e nasconde numerosi limiti.

Epperò, chi si trova in questa posizione che non frutta  benefici materiali ed esenta dalla preoccupazione di dover tutelare o difendere interessi personali o economico-istituzionali, non avendo un’immagine da salvaguardare, nulla da dimostrare, possiede una grande ricchezza: la libertà interiore.

Se c’è una forza, una grazia, è proprio contenuta in questa pronunciata debolezza: essere uomini che non contano. Il vantaggio è immediato: ci si sente liberi e leggeri (che non vuol dire irresponsabili e distanti) e  si avverte di poter osare il linguaggio della fede senza esitazioni, laddove  il “politicamente corretto,” consiglierebbe di usare un idioma alla pari: quello umano del dare e dell’avere, dei calcoli e delle scaltrezze.  Nulla di male, s’intende, ma limitante.

In un clima di pesanti condizionamenti, saturo di riserve mentali di ogni genere, su ogni tema,  il modo di comportarsi è soggetto a incombenti tentazioni:

  • mandare a farsi benedire il “Regno di Dio“, espressione che non viene colta nel suo significato, quasi fosse una cosa che ha da venire. Lo dice espressamente l’evangelista Luca: “Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il Regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,20-25).

  • Gesù non viene solo ad annunciare il Regno ma è lui stesso la venuta  del Regno. In Lui il Regno viene partecipato come dono. Non a caso, a non accorgersene sono proprio i Farisei. Sono loro a domandare a Gesù, che rende presente il Regno, quando il Regno verrà.

  • Farisei di oggi siamo noi nella misura in cui non reagiamo  agli stimoli della Grazia, ossia dello Spirito, promesso compagno di viaggio alla Chiesa, fino alla fine dei tempi. Il primo gesto cui siamo chiamati è di aprire gl’occhi su questa presenza non appariscente, ma reale e determinante.

  • Il rischio incombente è sempre lo stesso: lasciarci sorprendere e sospingere verso “altro” che non sia il Regno di Dio. E poi, riformulare l’astuta e scaltra domanda: quando verrà?

santamariadellortoroma.jpgQualche giorno fa mi sono sentito al telefono con l’amico carissimo Don Enrico Ghezzi, oggi Rettore di Santa Maria  dell’Orto di Roma, dopo aver lasciato da poco la Parrocchia.

Gli sono riconoscente debitore, giacché in  gioventù, lui studente alla Gregoriana, io aspirante… mi ha fatto tanto amare la Chiesa con le lettere che mi scriveva ed i libri che mi spediva.

Ad un certo punto della conversazione è emersa una constatazione:  noi apparteniamo, senza merito,  a quella generazione  che ha vissuto lo svolgersi del Vaticano II. Una grazia enorme.

Ma anche una generazione sfortunata, se vogliamo, perché  di “sognatori e visionari”, molto simile a quella di cui parla il profeta Gioele al cap. 3.  E’ per via di un contesto che voleva e vorrebbe altro.  E’ il ripetersi della domanda farisaica: quando verrà il Regno di Dio?

Fortunatamente basta rileggere il passo della promessa per sentirsi rinfrancati sulle gambe e riprendere vigore:

Dopo questo,
io effonderò il mio spirito
sopra ogni uomo
e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;

i vostri anziani faranno sogni,
i vostri giovani avranno visioni.

Anche sopra gli schiavi e sulle schiave,
in quei giorni, effonderò il mio spirito.

Farò prodigi nel cielo e sulla terra,
sangue e fuoco e colonne di fumo.

Il sole si cambierà in tenebre
e la luna in sangue,
prima che venga il giorno del Signore,
grande e terribile.

Chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme
vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore,
anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati.

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Deludersi per i tempi? Mai. Dio va cercato là dove ci si trova, ha detto recentemente il Card. Martini, fiaccato nel fisico ma sorretto sempre da una gioiosa speranza. Quelli come me che hanno una piccola debole fede, hanno sempre la possibilità di unirsi a quella grande, assoluta, di Maria. Volendo, anche noi come lei, siamo in grado di vedere già ora il non ancora.

Che fortuna! Ci sono stati riservati proprio gli anni migliori della Storia.

Dall’incarnazione del Verbo, quelli che viviamo, sono i migliori perché è un espandersi del Regno di Dio che ci coinvolge come protagonisti nell’Evento che in Cristo, Alfa e Omega,  ricapitola l’universo intero.

Non so ancora bene perché ho messo in piedi questo nuovo cantiere. Forse mi premeva di evidenziare una cosa che ho in animo, ossia che i movimenti, le associazioni, gli ordini e le congregazioni… mi vanno benissimo. A patto che non si perda mai di vista la consapevolezza di appartenere al POPOLO DI DIO e che non si straveda – come talvolta accade – più per i fondatori che per il Sommo Sacerdote.

CRISTO GESU’

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Udite, udite !

“Io, Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, saluto i fratelli della città di Efeso che credono in Cristo Gesù: Dio nostro Padre e Gesù Cristo nostro Signore, vi diano grazia e pace.

Dio ci ha amati per mezzo di Cristo

Benedetto sia Dio
Padre di Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ci ha uniti a Cristo nel cielo,
ci ha dato tutte le benedizioni dello Spirito.

Prima della creazione del mondo
Dio ci ha scelti
per mezzo di Cristo,
per renderci santi e senza difetti
di fronte a lui.

Nel suo amore
Dio aveva deciso
di farci diventare suoi figli
per mezzo di Cristo Gesù.
Così ha voluto
nella sua bontà.

A Dio dunque sia lode,
per il dono meraviglioso
che egli ci ha fatto
per mezzo di Gesù
suo amatissimo Figlio
Cristo è morto per noi
e noi siamo liberati;
i nostri peccati sono perdonati.

Q uesta è la ricchezza della grazia di Dio,
che egli ci ha dato
con abbondanza.

Ci ha dato la piena sapienza
e la piena intelligenza:

ci ha fatto conoscere
il segreto progetto della sua volontà:

q uello che fin da principio
generosamente
aveva deciso di realizzare
per mezzo di Cristo.

C osì Dio conduce la storia
al suo compimento:
riunisce tutte le cose,
quelle del cielo e quelle della terra
sotto un unico capo,
Cristo.

E Dio realizza
tutto ciò che ha stabilito.

Così ha voluto
che fossimo una lode della sua grandezza,
noi che prima degli altri
abbiamo sperato in Cristo.

E anche voi
siete uniti a Cristo,
perché avete ascoltato
l’annunzio della verità,
il messaggio del Vangelo
che vi portò la salvezza,
e avete creduto in Cristo.

Allora Dio vi ha segnati
con il suo sigillo:
lo Spirito Santo che aveva promesso.

Lo Spirito Santo
è caparra della nostra futura eredità:
di quella piena liberazione
che Dio darà a tutti quelli che ha fatto suoi,
perché possano lodare
la sua grandezza.

Formidabile l’ammonimento dell’Apostolo Pietro: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori”.

E bella quella messa in luce di un’altra profonde esigenza di vita che tocca tutti:“Siate pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pietro 3, 15).

Essa viene  dall’ascolto della Parola e dalla fede accolta anche

  • nella sua bellezza e forza intellettuale,

  • nella sua intima “ragionevolezza”,

  • nella singolare sintonia che essa sa realizzare con i valori e le richieste della mente umana,

  • e dunque come risposta piena, anzi eccedente a tutte le istanze autentiche della ragione

Questi sono gli intenti che si prefigge il cantiere.

Buona navigazione e partecipazione, dallo scafista

Angulo

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