03 – GESU’ MCONOSCE ILLUMINANDO – C. M. Martini
Posted on settembre 5th, 2009 by Angelo
II. GESÙ CONOSCE ILLUMINANDO
«Vieni, Spirito Santo, e riempi i nostri cuori della conoscenza di Gesù, allarga il nostro cuore perché possiamo conoscere l’ampiezza della sua conoscenza! Maria, madre di Gesù, aiutaci a comprendere che Gesù ci conosce illuminando; tu che sei la fonte della nostra gioia, prega per noi!».
Dopo aver detto che Gesù conosce tutto e tutti incominciamo a vedere come, in quale modo Gesù ci conosce. li titolo di questa seconda meditazione è: «Gesù conosce illuminando» e, applicandolo a ciascuno di noi: «Gesù mi conosce illuminandomi».
Prima di raccogliere i testi del Vangelo su questo tema della luce, vorrei spiegare il significato stesso del titolo. Se, per esempio, entra qui una persona, si siede al mio posto e getta un’occhiata su di voi, ecco che vi conosce. E se voi la guardate, la conoscete. Si tratta tuttavia di una conoscenza molto superficiale, che non ci tocca dentro; è come quando si va in autobus o in treno e vedendo tanta gente la si conosce. Però ciascuno rimane com’è. La conoscenza di Gesù è di una qualità diversa perché lui è luce, luce vera che illumina ogni uomo e ogni cosa, esattamente come la luce del sole illumina tutto ciò su cui si posa, avvolgendolo. Ricordate il salmo 138 là dove dice: «Nemmeno le tenebre per te sono oscure»?
Gesù quindi ci conosce non da lontano, non superficialmente, ma venendo vicino a noi come luce e operando in noi il duplice effetto della luce. Qual è il duplice effetto della luce?
La luce penetra nei corpi trasparenti, creando invece un’ombra quando trova un corpo opaco. Gesù ci conosce come una luce che, arrivando in noi, distingue quello che è luce da tutto quello che è tenebra. Potremmo anche dire che Gesù mi conosce illuminando e separando nella mia coscienza la luce dalle tenebre.
Può sembrare un po’ difficile il concetto, ma i testi che raccoglieremo ci aiuteranno a capirlo.
La raccolta dei testi
Cerchiamo allora quei brani del Vangelo dove si vede che Gesù conosce come luce, con il duplice effetto di rendere luminosi coloro che lo accolgono e mettendo in rilievo l’ombra di coloro che sono opachi e non lo accolgono.
Ve ne suggerisco due molto belli, lasciando a voi di trovarne altri.
1. Il primo brano racconta la scena di Gesù in casa di Simone, di fronte alla donna peccatrice: Lc 7,36-50. La luce, che è Gesù, colpisce due persone, Simone e la peccatrice, e però con un effetto diverso. Simone è opaco e la luce di Gesù fa emergere la sua oscurità; la donna è trasparente, aperta e la luce di Gesù la conosce trasformandola.
2. Il secondo brano è un racconto della passione di Gesù: Lc 23,39-43. Crocifissi con Gesù ci sono due ladri e Gesù li illumina entrambi: uno si lascia illuminare e lo accoglie; l’altro respinge la luce e resta nella tenebra.
Ci sono tanti altri episodi evangelici che ci parlano di persone trasparenti nelle quali penetra la luce di Gesù, e di persone opache che la respingono. Sono certo che voi saprete trovarli.
La comprensione dei testi
Passiamo al momento della riflessione nel desiderio di capire i testi evangelici che abbiamo trovato.
- Lc 7,36-50. Gesù è invitato da un fariseo, di nome Simone, entra in casa sua, si mette a tavola. Ad un tratto giunge una donna, con un vasetto di olio profumato e si mette ai suoi piedi: piange, bacia i piedi di Gesù, li cosparge di olio. Simone, che l’aveva invitato, pensa dentro di sé: «Se costui fosse un profeta saprebbe che specie di donna è costei che lo tocca: è una peccatrice!». È interessante quello che il fariseo pensa. Egli sa che Gesù conosce i cuori degli uomini e tuttavia non si immagina che li conosce illuminandoli, cioè entrando nella loro coscienza.
Che cosa avviene? Essendo luce per tutti e due, Gesù conosce con amore sia Simone che la donna, è disposto e pronto a volere il loro bene. Sono queste due persone che si comportano in maniera diversa.
Simone è pieno di sé, della propria dignità, è convinto di aver fatto un piacere a Gesù invitandolo a mangiare e si aspetta che Gesù lo ringrazi, che apprezzi il coraggio da lui avuto facendolo entrare in casa sua! La luce di Gesù non può penetrare in Simone, perché trova materia opaca ed emergono le ombre della superbia e della vanità, della presunzione e del disprezzo che Simone ha degli altri. Pur essendo luce, Gesù incontra la resistenza e la chiusura del cuore.
La donna, invece, piange ai piedi di Gesù pensando di non valere niente, di non meritare niente perché ha sbagliato. La gente mormora di lei ed ecco che lei si affida a Gesù. La luce la penetra perdonandola e rifacendola nella sua vita.
Simone si erge a giudice, giudica Gesù e la donna; la donna si lascia giudicare da Gesù e si lascia trasformare dalla sua luce.
Gesù, conoscendoci come luce, può rivelare la nostra superbia e la nostra bontà. Per questo dice a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei, da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai cosparso il mio capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati poiché ha molto amato. Quello invece a cui si perdona poco, ama poco» (Lc 7,44-47).
Gesù dunque capovolge la situazione: Simone, che presumeva di avere grandi meriti, è smascherato come uomo meschino, gretto, freddo, arido, incapace di accogliere bene un ospite; la donna, che era disprezzata, rivela di avere il cuore più grande di tutti.
Questo è il modo in cui siamo conosciuti da Gesù, e fino a quando non ci lasciamo conoscere così non abbiamo ancora capito come ci conosce, non abbiamo veramente compreso come Gesù, con la sua conoscenza, entra dentro di noi.
- Lc 23,39-43. L’episodio ci è noto: Gesù è appeso alla croce e vicino a lui sono crocifissi due ladri. Uno lo insulta dicendo: «”Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso”».
La scena è simile a quella di Simone e della peccatrice.
C’è Gesù che sta morendo, e con la sua morte e con il suo amore illumina i due uomini crocifissi. Uno però è chiuso, pieno di rabbia e di amarezza e non vuole accettare di avere sbagliato, getta la colpa sugli altri, grida contro la società, non riconosce di aver fatto del male, di essere stato ingiusto.
L’altro, invece, ammette i suoi errori, sa di ricevere un castigo corrispondente alle azioni malvagie che ha compiuto e riconosce che Gesù non ha fatto nulla di male.
È lo stesso Gesù che ha messo in luce le tenebre del primo e che rischiara il cuore del secondo: lo rischiara al punto che il buon ladrone afferma la grandezza di Gesù e il suo potere nel regno di Dio.
Ci sarebbero tante altre riflessioni da fare e affido a voi questo lavoro: se troverete altre pagine evangeliche che parlano della conoscenza di Gesù che illumina i cuori trasparenti e mette in evidenza le ombre dei cuori chiusi e presuntuosi, potrete paragonarle l’un l’altra, approfondendo sempre più il tema della meditazione.
La preghiera sui testi
Proviamo a metterci ora nella situazione di preghiera dei personaggi che abbiamo cercato di capire.
- La preghiera della peccatrice ai piedi di Gesù può diventare la nostra preghiera: «Gesù, sono anch’io ai tuoi piedi, ho la fortuna di essere davanti a te che sei nel tabernacolo come Eucaristia. Mi verrebbe voglia di cantarti tutti i miei meriti, come Simone, e invece preferisco riconoscere che ho degli sbagli e dei peccati. Signore, non sono sempre come vorrei ,essere, non sempre prego volentieri, spesso mi lascio vincere dalle distrazioni. Signore, talora ce l’ho con i miei compagni, sono invidioso, ho dei risentimenti, mi irrito ed esprimo la mia ira con parole e con gesti. Signore, tante volte non lascio il primo posto agli altri, me lo prendo io il primo posto, convinto che mi spetti». In questo momento Gesù mi illumina perché sono sincero davanti a lui.
- Se, al contrario, mi metto nella situazione di Simone, prego così: «Signore, gli altri hanno sbagliato, ce l’hanno con me, mi trattano male e ingiustamente, non mi capiscono, mi mettono da parte, credono di valere più di me».
- Sono due modi di pregare che ci fanno venire alla mente un altro brano del vangelo di Luca, là dove si parla del fariseo e del pubblicano: due personaggi che reagiscono diversamente alla luce di Gesù (Le 18,9-14). E poi c’è pure il racconto parabolico del buon samaritano, del levita e del sacerdote (Lc 10,30-37). Un uomo ferito è sulla strada, e Gesù illumina tutti coloro che gli passano accanto: la sua luce è accolta dal samaritano ed è respinta dal sacerdote e dal levita.
La preghiera di fiducia in Gesù e di riconoscimento del nostro peccato è una preghiera di preparazione al sacramento della Confessione.
Confessarsi significa mettersi, come la peccatrice, ai piedi di Gesù, significa porsi vicino al ladro sulla croce, vicino al pubblicano che prega nel tempio e al buon samaritano che si ferma accanto al ferito, e dire: «Signore, illumina la mia vita, fammi capire chi sono io veramente, entra in me come luce che illumina, purifica, riscalda, fa’ che io mi lasci conoscere da te fino in fondo… Signore, come vorrei poterti gridare, come il ladro, di ricordarti di me nell’ora della mia morte! Ho sbagliato, è vero, ma io confido in te».
Gesù allora entra nel nostro cuore, nella nostra vita e resta con noi.
Applicazioni pratiche
- Come prima applicazione pratica della nostra riflessione, chiediamo la grazia di prepararci al sacramento della Confessione avvicinandoci a Gesù come luce che entra in noi, che ci chiarisce e dona serenità al nostro cuore mettendo a posto le cose che sono sbagliate. Do. mandiamoci: Come vivo il sacramento della Confessione? È per me un avvicinarmi a Gesù come luce?
- Una seconda applicazione pratica, sulla quale vi invito a riflettere, riguarda la direzione spirituale che è la continuazione della parola di Gesù che ci illumina.
Chi è aperto nella direzione spirituale, chi si manifesta facilmente, chi si esprime con tranquillità, certamente si lascia illuminare da Gesù.
Chi invece cerca di nascondersi, di mostrarsi diverso da quello che è, magari per vergogna, mette in risalto la sua oscurità e non permette a Gesù di essere luce.
La direzione spirituale, che voi avete, è un dono immenso e vorrei che ve ne rendeste conto. Girando le parrocchie per la visita pastorale, incontro tanti ragazzi, pieni di buoni propositi, desiderosi di impegnarsi, e io mi dico che la maggior parte di loro non potrà fare un grande cammino perché non hanno un po’ di direzione spirituale: i loro buoni propositi si scioglieranno e non riusciranno ad accettare fino in fondo Gesù come luce.
Credo infatti che sia molto difficile che un ragazzo, a partire dai 12-13 anni [mo ai 18 anni, viva una vita cristiana seria senza l’aiuto della direzione spirituale. Voi avete quindi una grande fortuna e forse alcuni vostri compagni di parrocchia vi invidiano perché il loro sacerdote ha poco tempo e fanno fatica a trovare chi li guidi con la direzione spirituale.
«O Maria, madre di Gesù, aiutami ad accogliere Gesù come luce nella mia vita. Tu vedi che ci sono in me le tenebre che io stesso non conosco. Fa’ che esse non resistano alla luce di Gesù, ma che si aprano a lui nell’esame di coscienza, nella Confessione, nella direzione spirituale, nella meditazione e nell’ascolto della parola di Gesù. O Maria, tu che hai permesso a Gesù di illuminare la tua vita, aiutami affinché in ogni momento della mia vita io lasci che Gesù illumini la mia coscienza. Fa’ che io possa conoscerlo come mio amico, mio Salvatore e Redentore!
Donami, o Maria, questa grazia e donala a tutti noi, a tutti i seminaristi, a tutti i ragazzi della nostra parrocchia che talora hanno più buona volontà di me ma non hanno i mezzi che a me sono offerti. Fa’ che io mi lasci illuminare da Gesù anche per loro. A volte invidio i miei compagni che non sono in seminario perché hanno una vita più libera della mia; ti prego, Madre, fammi conoscere i doni grandi che mi sono stati dati rispetto a loro. Di questi doni io sono responsabile per tutti, sono responsabile perché quei miei compagni possano crescere nella verità e nell’amore, perché anch’essi possano conoscere Gesù come lo conosco io!».
Filed under: CARLO MARIA MARTINI Arcivescovo di Milano