1988 INSIEME PER SERVIRE:CONCLUSIONI DEL PRIORE PROVINCIALE Fra Raimondo Fabello o.h.
Cemmo, arte rupestre. Località del convegno
CONCLUSIONI DEL PRIORE PROVINCIALE
Fra Raimondo Fabello o.h.
Credo di non dover aggiungere molto a tutto quello che è stato detto e tutto quello che abbiamo imparato con l’aiuto di Dio. Alcune cose che volevo dire alla fine, sono già state delle dai relativi capigruppo, quindi è inutile starle a ripetere.
lo vorrei dire soltanto che mi pare, anche da quanto è stato detto, che lo scopo del corso ha risposto alle aspettative, si potrebbe dire anche discretamente.
Abbiamo avuto due insufficienze, non so se per ché è stato sbagliato nel questionario. Sul contenuto del corso ci sono state due insufficienze soltanto.
Un altro discorso che era uscito un po’ come contestazione era quella degli infermieri professionali che non hanno avuto la relazione magistrale. In effetti può essere una carenza, però io mi chiedo che allora tutti gli altri gruppi dovevano fare la loro relazione magi strale allo stesso livello. Credo che alla fine del corso questo sia altrettanto chiaro, non si parlava di infermieri si parlava di operatori, quindi se il sottoscritto, la dottoressa Inzoli o il dottor Pulici avessero avuto un alternarsi in questo momento era proprio il caso di metterla, perché non parlavano come medici ma in riferimento ad un tema specifico che era affidato a delle persone. Credo che alla fine di tutto, forse questo discorso può perdere un po’ del suo peso.
Devo confermare la carenza dei nostri Priori prima di tutto e anche degli altri responsabili all’interno della casa. Ci sono difficoltà dappertutto, ci sono anche per i belli.
Per quanto riguarda i Priori, il 18giugno saranno tutti informati, e sentiranno la lamentela che è nata dal Convegno.
E già stato accennato al valore fondamentale che ha avuto il lavoro di gruppo in questo Convegno, lo recupero soltanto per dire che, forse anche all’interno delle casa dove tornerete, ci sarà probabilmente la necessità di sostenere questo gruppo. Nella domanda di valutazione, mi pare quella relativa ai singoli gruppi delle case, c’era la domanda se vi sentivate di partecipare in futuro in alcune cose o comunque impegnarvi come gruppo.
Se non erro, mi pare che le risposte siano tutte risultate positive. Questo è un fatto importante proprio di mettersi nel gruppo a discutere come avete fatto qui, senza pretendere di arrivare chissà dove prima di non essere chiaro il discorso all’interno del gruppo. Il detto gruppo, possibilmente allargato. Come qua ci saranno dei problemi, bisognerà cercare di risolverli.
Credo che, non so se posso dirlo perché i Priori magari qui presenti mi sconfesseranno, oggi io ho l’impressione netta, e l’ho detto molte volte anche ai Priori, che i Priori hanno un po’ paura della forza di chi hanno davanti, cioè hanno paura dei, chiamiamoli, dipendenti in questo momento, hanno paura di tutti quei problemi che spesso vengono portati avanti e qualche volta non se la sentono di mettersi in contatto. Credo che questi gruppi, come sono nati oggi, hanno la possibilità di recuperare anche questa integrazione all’interno della comunità. I Priori, non tutti. Quindi io credo che il discorso del gruppo è importante posto anche all’interno delle Comunità dove tornerete.
Dicevo prima, ma è già stato fatto, bisogna che ringraziamo il Padre Eterno anche perché mi ha fatto notare che noi spesso figuriamo più come datori di lavoro, che non come religiosi. Se questa è l’immagine forse è un’immagine sbagliata anche se purtroppo o per fortuna, siamo sia datori di lavoro che religiosi.
Io ritengo che quando la Santa Madre Chiesa ha approvato l’Ordine Religioso, lo dicevo già all’inizio, ci ha chiamato «Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio». Ci sono anche degli esempi storici che ci hanno ftatto notare spessissimo come quando non abbiamo operato in Ospedali nostri spesso queste esperienze sono fallite. Ancora ai giorni nostri questo non vuol dire che io sia per l’ospedale a tutti i costi, però ci so no delle esperienze storiche anche attuali che fuori dall’ospedale, non dico fuori perché vengono fatte fuori dall’ospedale, ma che non hanno comunque riferimento con l’ospedale, non danno l’impressione di tenere, quindi io credo che come siamo stati approvati come Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, lo dicevo anche nella relazione finale, probabilmente ancora oggi il nostro centro dev’essere l’ospedale; dal quale può uscire, possono muoversi anche altri tipi di attività, ma probabilmente il riferimento finale e concreto dev’essere l’ospedale. La scelta di San Giovanni di Dio è stata molto chiara, «Voglio l’ospedale come lo voglio io». Noi forse non riusciamo a farlo funzionare come vogliamo noi, inteso nel senso buono, cioè nel senso dell’ospitalità, e speriamo di farlo funzionare sempre meglio con l’aiuto che anche da queste cose possono venir fuori. D’altra parte mi è parso di vedere che tutti i gruppi ritengono come loro funzioni anche questo tipo di impegno.
Devo anch’io ringraziare, se no faccio brutta figura perché l’hanno fatto tutti, tutti i partecipanti al Convegno. Bisogna forse ringraziare anche quelli che sono rimasti a casa, come qualcuno ha fatto, dobbiamo ringraziare i nostri malati e forse più di’tutti loro, per ché tutti ci siamo mossi non tanto per andare a vede re se possiamo imbrogliarci a vicenda, se possiamo aiutarci a vicenda per interessi nostri personali, ma alla fine di tutto è proprio questo rimorso che ci spinge, che ci viene dal malato che non vediamo qualche volta curato in tutte le sue necessità che gli competono.
Sentivo prima, sempre per restare in quell’argo mento, le canzoni e quelle parole del «treno dei desideri che all’incontrario va» proprio perché non c’è lo sciopero; io credo che qualche volta anche all’interno delle case ci sarà bisogno di questo treno dei desideri che vada pure all’incontrano; c’è un’altra delle canzoni che diceva “nemmeno un prete per chiacchierar»; io spero, che dopo questo Convegno qualche prete e qualche frate in più potrete cercare e cercatelo se avete bisogno di chiacchierare, perché magari anche il prete e il frate hanno bisogno di chiacchierare. Buon ritorno alle case, auguri. Auguri nel senso di preghiera, come si faceva notare l’altro ieri, preghiera e allo stesso tempo desiderio. Io parlo a titolo proprio personale, - qualche volta negli atti concreti un po’ meno – però , dentro di me ho sempre avuto una grossa stima dei miei collaboratori e quando dico queste cose le dico con la stessa stima che ho sia con quelli che lavorano bene, sia con quelli che delle volte non lavorano bene perché hanno anche loro i loro problemi. Quindi vediamo se c’è qualcosa da una parte o dall’altra per trovare un’accordo. Dicevo auguri perché e poi quello che viene dello sui tre quattro fogli, buon viaggio e buona ospitalità. Tra i ringraziamenti, credo che vada detta una cosa, dato che qualcuno oltre i disagi propri personali ha anche i disagi legati alla propria famiglia.Quindi, quando arriva te a casa, ringraziate anche le famiglie per le difficoltà che hanno dovuto sopportare.
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