TESTIMONI DELLA LUCE – Ermes Ronchi

luce

Testimoni della luce

di Ermes Ronchi

Avvenire 11/12/2008

III Domenica di Avvento Anno B

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». (…).

Venne un uomo mandato da Dio…. per dare testimonianza alla luce.

Ecco cos’è un profeta:

  • testimone della luce e non dell’ombra;
  • annunciatore del bene non dello sfascio o del degrado del mondo;
  • sentinella del positivo non dei difetti o dei peccati che assediano ogni epoca e ogni vita;
  • testimone che ogni Adamo ha conservato in sé, sotto la tunica di pelle, una tunica di bellezza che il Messia, nei giorni più veri, riporterà alla vista e alla gioia di tutti.
  • Come Giovanni, io voglio testimoniare un Dio di luce, un Dio solare e felice, che ha fatto risplendere la vita (2 Tm 1,10), ha dato splendore e bellezza all’esistenza, ha immesso e continua a seminare frammenti di sole dentro le vene oscure della storia.
  • Io testimonio non obblighi o divieti, ma il fascino della luce;
  • profeta non della legge ma della grazia,
  • non della verità ma della bontà immensa che penetra l’universo,
  • di un Dio liberatore, che va in cerca dei prigionieri per rimetterli nel sole.
  • Con i miei peccati e le mie ombre, con tutte le cose che sbaglio e non capisco, con la mia fragilità e i miei errori, nonostante tutto, io posso essere testimone che «Dio è luce e in lui non vi sono tenebre» (I Gv 1,5);
  • che il mondo si regge su di un principio di luce, un principio di bene e di bellezza, che è da sempre, più antico, più profondo, più originale del male.
  • C’è una primogenitura della luce, nella Bibbia e nell’uomo: «in principio Dio disse: sia la luce».
  • Il mondo non poggia sul male o sul peccato, non si regge neppure su di un moralismo rigoroso e sterile, ma sulla primogenitura del bene che discende dal cuore di luce di Dio.

Tu, chi sei? Chiedono a Giovanni ed egli per tre volte risponde: io non sono. Maschere che cadono:

  • io non sono ciò che gli altri credono di me,
  • io non sono il mio ruolo
  • e nemmeno il mio peccato.
  •  
  • Io sono voce, un Altro è la parola;
  • io sono voce, trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di significati che sono da prima di me, che saranno dopo di me.

Giovanni ha trovato la sua identità, ma in un Altro. Solo Dio svela quello che io sono in profondità: il mio segreto è oltre me. La sua venuta non mortifica ma incrementa la mia persona. A Natale Dio entra e l’uomo diventa un «nido di sole» (Turoldo). Venne un uomo mandato da Dio: ognuno è quest’uomo mandato, ognuno voce e sillaba della Parola, testimone che Dio c’è, che Dio è luce. E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce. (Letture: Isaia 61,1-2.10-11; Luca 1; 1 Tessalonicesi 5,16-24; Giovanni 1,6-8.19-28)

 

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