L’UOMO E’ FATTO PER UN’ALTRA LUCE – Ermes Ronchi
L’uomo è fatto per un’altra luce
di Ermes Ronchi
Avvenire 22/01/2009
Terza Domenica Tempo ordinario Anno B
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vide” In un giorno qualunque, in un luogo qualunque Gesù cammina e guarda. Vede Simone e in lui intravede Cefa, la Roccia. Vede Giovanni, ma nel pescatore indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno guarderà l’adultera e in lei vedrà non la peccatrice, ma la donna.
Il maestro ha camminato anche in me; mi guarda, e nel mio inverno vede grano che germina, una generosità che non sapevo di avere, intuisce melodie che non ho ancora espresso. Sguardo che rivela, crea, coinvolge: Venite dietro a me. Prima parola che contiene tutte le altre; doppia parola che contiene la strada e il suo perché.
I quattro del lago seguono Gesù non perché attratti dalla sua dottrina, ma perché sentono che di lui si possono fidare.
Come loro, io ho bisogno di un Dio affidabile. La mia fede si appoggia su una croce, incredibile (idiozia per i greci e follìa per i giudei) ma affidabile, in cui non c’è inganno.
Venite dietro a me.
Perché?
La ragione di tutto è nel pronome personale, dietro a me; il motivo oltre il quale è impossibile risalire è Lui.
Affidarsi precede la missione: diventare pescatori di uomini.
I quattro sapevano pescare. Ma «pescatori di uomini» è una frase inedita, un po’ illogica, nulla di simile nelle Scritture. E significa: vi farò cercatori di uomini, come se foste cercatori di tesori.
Mio e vostro tesoro è l’uomo. Voi tirerete fuori gli uomini dall’invisibile, come quando tirate fuori i pesci da sotto la superficie delle acque, come dei neonati dalle acque materne, li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole.
La vostra missione è intensificare la vita. Cercateli in quel loro mondo dove credono di vivere e non vivono, che credono vitale e invece è senza ossigeno. Mostrate che l’uomo, pur con la sua pesantezza, è fatto per un’altra respirazione, un’altra luce.
I pescatori che sapevano solo le rotte del lago, scoprono dentro di sé la mappa del cielo, del mondo, dell’uomo.
Come loro ti seguirò, Signore, perché tu avanzi verso la verità dell’uomo, accrescimento sei d’umano, e rendi sicuro ogni passo, non lasciandoti dietro altro che luce.
Ti seguirò, Signore, fammi diventare cercatore del cuore profondo, pescatore di luce sepolta.
Ti seguirò, anche percorrendo solo la strada tra il lago e la mia casa, continuando a fare il mio lavoro, ma lo farò in modo luminoso e così umano che forse parlerà di Te.
Ti seguirò, perché mi interessa solo un Dio affidabile che faccia fiorire l’umano. (Letture: Giona 3,1-5.10; Salmo 24; 1 Corinzi 7,29-31; Marco 1,14-20)
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