SCUOLA MEDICA SALERNITANA

(LAT)

« Si tibi deficiant medici,
medici tibi fiant haec tria:
mens laeta, requies, moderata diaeta. »

(IT)

« Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta. »

(Scuola Medica Salernitana, Regimen Sanitatis Salernitanum)

La Scuola medica salernitana è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo (X secolo); come tale è considerata da molti come l’antesignana delle moderne università

I fondamenti e l’importanza della scuola

La Scuola si fondava sulla sintesi della tradizione greco-latina completata da nozioni provenienti dalle culture araba ed ebraica. Essa rappresenta un momento fondamentale nella storia della medicina per le innovazioni che introduce nel metodo e nell’impostazione della profilassi. L’approccio era basato fondamentalmente sulla pratica e sull’esperienza che ne derivava, aprendo così la strada al metodo empirico ed alla cultura della prevenzione.

Di particolare importanza, dal punto di vista culturale, è anche il ruolo svolto dalle donne nella pratica e nell’insegnamento della medicina.

I principi ed il metodo

Le basi teoriche erano costituite dal sistema degli umori elaborato da Ippocrate e Galeno, tuttavia il vero e proprio bagaglio scientifico era costituito dall’esperienza maturata nella quotidiana attività di assistenza ai malati. Con la traduzione dei testi arabi, si aggiunse a questa esperienza una vasta cultura fitoterapica e farmacologica.

La leggenda della fondazione

La fondazione della scuola risale ai secoli bui dell’Alto Medioevo e non vi è nessun documento che possa certificare con precisione una data di riferimento. La tradizione tuttavia lega la nascita della scuola all’evento narrato da questa leggenda:

Si racconta che un pellegrino greco di nome Pontus si fermò nella città di Salerno e trovò rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Scoppiò un temporale ed un altro viandante malandato si riparò nello stesso luogo, si trattava del latino Salernus; costui era ferito ed il greco, dapprima sospettoso, si avvicinò per osservare da vicino le medicazioni che il latino praticava alla sua ferita. Nel frattempo erano giunti altri due viandanti, l’ebreo Helinus e l’arabo Abdela. Anche essi si dimostrarono interessati alla ferita ed alla fine si scoprì che tutti e quattro si occupavano di medicina. Decisero allora di creare un sodalizio e di dare vita ad una scuola dove le loro conoscenze potessero essere raccolte e divulgate.

 La storia

Nella storia della Schola Medica si possono distinguere tre periodi:

IX-X secolo

Le origini della Scuola dovrebbero risalire al IX-X secolo, anche se su questo primo periodo la documentazione è piuttosto scarsa. Poco si sa della natura, laica o monastica, dei medici che ne facevano parte e non è chiaro se la Scuola avesse già un’organizzazione istituzionalizzata.

Fin dal IX secolo vi era a Salerno una grande cultura giuridica nonché l’esistenza di maestri laici e di una scuola ecclesiastica. Accanto ai maestri del diritto vi erano però anche quelli che curavano il corpo e insegnavano i dogmi dell’arte della salute. I nomi di questi medici partono dalla seconda metà dell’VIII secolo quando Arechi II fissò la sua dimora a Salerno fino all’ XI secolo quando il nome di questa città si diffuse in Europa. La venuta a Salerno di Adalberone di Laon, nel 984 per curarsi, ci fa capire la fama dei medici di Salerno.

Di sicuro è noto che nel X secolo la città di Salerno era già molto famosa per il clima salubre e la sapienza dei suoi medici. Di essi si racconta che «erano privi di cultura letteraria, ma forniti di grande esperienza e di un talento innato». Infatti in questo periodo la natura degli insegnamenti era fondamentalmente pratica e le nozioni venivano tramandate oralmente

XI-XIII secolo

La posizione geografica ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nella crescita della Scuola: Salerno, porto al centro del Mediterraneo, subisce e metabolizza gli influssi della cultura araba e greco-bizantina. Dal mare arrivano i libri di Avicenna e Averroè, e dal mare giunge a Salerno anche il medico cartaginese Costantino l’Africano (ossia dell’Ifrīqiya) che visse nella città per diversi anni e tradusse dall’arabo molti testi: gli Aphorisma e i Prognostica di Ippocrate, Tegni e Megategni di Galeno, il Kitāb-al-malikī (ossia “Liber Regius”, o Pantegni) di Alī ibn ˁAbbās (Haliy Abbas), il Viaticum di al-Jazzār, il Liber divisionum e il Liber experimentorum di Rhazes (Razī), il Liber dietorum, il Liber urinarium e il Liber febrium di Isacco da Toledo.

Nell’ Alto Medioevo non vi è giurista o medico che sia un ecclesiastico. La chiesa impediva che avvocati o medici fossero ecclesiastici perché presso le chiese l’insegnamento era solo religioso e dogmatico. Nei Cenobi Benedettini, in obbedienza alla regola, che disponeva l’assistenza agli infermi, era necessario che uno dei monaci attendesse a questo ufficio e raccogliesse piante di riconosciute virtù medicinali: ma non poteva esercitare la sua opera fuori dal Monastero. Ciò ci sta a dimostrare che pur non trovando nell’ Alto Medioevo monaci-medici, i Cenobi Benedettini fossero centro di una vasta cultura medica. Perciò nell’ Alto Medioevo vissero a Salerno due centri di cultura l’uno nel monastero l’altro nel territorio cittadino.

Sotto questa spinta culturale si riscoprono le opere classiche a lungo dimenticate nei monasteri. Grazie alla Scuola Medica, la medicina fu la prima disciplina scientifica ad uscire dalle abbazie per confrontarsi di nuovo con il mondo e la pratica sperimentale.

A tale proposito notevole importanza ebbero i monaci: i monasteri di Salerno e della vicina Badia di Cava dovevano avere una certa importanza nella geografia benedettina, infatti notiamo nella città nell’XI secolo la presenza di tre importanti personaggi di quest’ordine: il papa Gregorio VII, l’abate di Montecassino Desiderio (futuro papa Vittore III) ed il vescovo Alfano I (personaggio eclettico: medico, architetto e poeta).

In questo contesto la Scuola di Salerno cresce e si sviluppa fino a raggiungere il massimo del suo splendore tra il X ed il XIII secolo: Salerno ottiene il titolo di “Hippocratica Civitas” (Città Ippocratica), titolo di cui ancora oggi la città si fregia.

A quell’epoca giungevano alla “Schola Salerni” persone provenienti da tutta Europa, sia ammalati che speravano di essere guariti, sia studenti che volevano apprendere l’arte della medicina. Il prestigio dei medici di Salerno è largamente testimoniato dalle cronache dell’epoca e dai numerosi manoscritti conservati nelle maggiori biblioteche europee.

Nel 1231 l’autorità della scuola veniva sancita dall’imperatore Federico II: nella sua Costituzione di Melfi si stabiliva che l’attività di medico poteva essere svolta solo da dottori in possesso di diploma rilasciato dalla Scuola Medica Salernitana.

XIV-XIX secolo

Con la nascita dell’Università di Napoli, la Scuola cominciò a perdere via via importanza. Col tempo il suo prestigio fu oscurato da quello di università più giovani: Montpellier, Padova e Bologna in primo luogo. L’istituzione salernitana tuttavia rimase in vita per diversi secoli finché, il 29 novembre 1811, fu soppressa da Gioacchino Murat in occasione della riorganizzazione dell’istruzione pubblica nel Regno di Napoli. L’ultima sede fu il Palazzo Copeta.

Le rimanenti “Cattedre di Medicina e Diritto” della Scuola Medica Salernitana operarono nel “Convitto nazionale Tasso” di Salerno per un cinquantennio, dal 1811 fino alla loro chiusura nel 1861, avvenuta per ordine di Francesco De Sanctis, ministro del Regno d’Italia.

Sedi

La scuola, nonostante ci siano al riguardo notizie non suffragate da riscontri documentari, ha avuto varie sedi per l’insegnamento e il conferimento delle lauree. Secondo l’illustre storico salernitano Riccardo Avallone, le sedi d’insegnamento, in ordine cronologico e spesso in contemporaneità, furono: la reggia di Arechi o le sue adiacenze; la cappella superiore e inferiore di S. Caterina, nell’atrio e ai piedi della scalinata marmorea del duomo (le odierne sale San Tommaso e San Lazzaro).

A causa dell’inagibilità della cappella di S. Caterina, la principale sede della scuola fu in seguito il palazzo dell’antica pretura, ubicato in via Trotula De Ruggiero. L’ultima sede della scuola fu l’ex seminario arcivescovile.

La nuova facoltà di Medicina

Il 18 ottobre 2005, il ministro dell’istruzione Moratti, il presidente della Regione Bassolino, il presidente della Provincia Villani, il sindaco di Salerno De Biase e il rettore Pasquino hanno firmato il protocollo d’intesa per l’istituzione della facoltà di medicina nell’Università di Salerno.
La nuova facoltà si pone come continuazione ideale della millenaria tradizione della Scuola Medica Salernitana.

L’ordinamento

Il curriculum studiorum era costituito da:

Era inoltre prevista, ogni 5 anni, l’autopsia di un corpo umano.

Da notare che nella Scuola, oltre all’insegnamento della medicina (dove le donne erano ammesse sia come insegnanti che come studenti), si tenevano anche corsi di filosofia, teologia e legge ed è per questo che alcuni la considerano anche come la prima università mai fondata. Si badi bene, però: non fu mai chiamata “università”, giacché fu proprio con la scuola salernitana che nacque la parola.

Materie di insegnamento

Le materie di insegnamento nella Scuola medica salernitana sono a noi note attraverso uno speciale statuto. I docenti della scuola distinguevano la medicina in teoria e pratica. La prima dava gli insegnamenti necessari per conoscere le strutture del corpo, le parti che lo compongono, le loro qualità, la seconda dettava i mezzi per conservare la salute e per combattere le malattie. E, in conformità di tutte le scuole, che anche a Salerno seguirono, i dogmi della medicina i quali avevano il loro fondamento nei principi di Ippocrate e Galeno, che costituiscono le basi dell’insegnamento medico. I testi più antichi dei maestri di Salerno non si discostano da questa tradizione.

Testi antichi ci informano della diffusione in regioni lontane delle dottrine mediche salernitane. Siffatti cimeli sono compresi in un codice che è conservato nella Capitolare di Modena proveniente dall’Abbazia di Nonantola. L’esistenza di tali documenti, mentre ci conferma l’antichità dell’insegnamento medico a Salerno, d’altra parte ci dà la prova che la tradizione della cultura latina non si era spenta e centro di diffusione di essa era Salerno.

Riguardo poi , alla filosofia aveva un dominio assoluto Aristotele. La Scuola, immobilizzata nelle sue teorie, nacque ippocratica e morì tale, senza seguire le nuove correnti mediche e filosofiche, che avevano portato un profondo rinnovamento nel campo scientifico. Le lezioni consistevano nell’interpretazione dei testi dell’antica medicina. Ma mentre la medicina, procedeva lenta, in Salerno una nuova arte si affacciava nel campo scientifico. Questa arte è la chirurgia che per prima in Salerno si eleva alla dignità di una vera e proprio scienza per opera di Ruggiero di Fugaldo. Egli scrive il primo trattato di chirurgia nazionale che trova la sua diffusione in tutta Europa. Perciò fin dal XII secolo Salerno era meta di studenti stranieri specialmente tedeschi. Ma con la diffusione dei libri arabi, l’influenza scientifica della scuola, che si riteneva attaccata alle tradizioni latine andò diminuendo, mentre nelle principali università dell’Italia Settentrionale ebbero notevole sviluppo le dottrine arabe. Di queste era un seguace e divulgatore un alunno della scuola di Salerno, Bruno da Longobucco.

L’Almo Collegio Salernitano

Il Collegio Medico era un corpo accademico indipendente della Scuola. Esso aveva lo scopo di sottoporre gli scolari che avevano compiuto gli anni di studio richiesti ad un rigoroso esame per ottenere il privilegio dottorale, non solo per esercitare la medicina ma anche per insegnare.

Il Collegio Medico era un’organizzazione professionale per la difesa dei propri interessi e della propria dignità e anche per porre un freno all’opera nefasta dei medicastri.

Il primo atto sovrano che convalidò le prerogative del Collegio dando il riconoscimento giuridico ai titoli accademici da esso rilasciati, risale all’imperatore Federico II nel 1200. Tutti i medici della città erano Alunni e anche essi gradualmente avevano il diritto di entrare nel Collegio. Per consuetudine la funzione del conferimento delle lauree si svolgeva nella Chiesa di San Pietro a Corte, o in San Matteo o nella Cappella di Santa Caterina.

Ma all’inizio dell’anno 1000 il conferimento ebbe luogo nel palazzo di città. Il giuramento rappresentava la più alta concezione morale della funzione del medico, il quale giurava di porgere il suo aiuto al povero senza chiedere nulla e nello stesso tempo era una sublime affermazione dinanzi a Dio e agli uomini di serbare una vita onesta e severità di costumi. Per conseguire la licenza all’esercizio della farmacia, cioè in arte aromatariae si richiedevano al candidato qualità morali spiccatissime, onestà e illibatezza di costumi, qualità queste che la Scuola tenne sommamente in pregio. I diplomi di laurea molto spesso rappresentavano la manifestazione più evidente dei sentimenti religiosi dei giovani, che conseguirono il titolo di dottorale in Salerno. L’autenticità dei privilegi dottorali era attestato dal notaio. Il privilegio dottorale, rilasciato dal Collegio di Salerno, aveva valore dovunque il laureato in Salerno si presentasse per predicare l’esercizio professionale. Nei privilegi dottorali non solo era segnata la data in cui il candidato aveva sostenuto l’esame ma anche l’anno del pontificato di chi era stato elevato al seggio pontificio. Il calendario civile, variava secondo i diversi stati ma non variava ovviamente l’anno di elevazione al pontificato. Onde per la stessa universalità della Chiesa cattolica era logico che si tenesse in conto l’anno di riferimento del pontificato, tanto più che il privilegio assai spesso era destinato ad assicurare la capacità scientifica del laureato in paesi stranieri. Ai diplomi non mancava mai il sigillo del Collegio in ceralacca. In questi sigilli di forma circolare è ben visibile nel mezzo lo stemma della città rappresentato dal patrono San Matteo in atto di scrivere il Vangelo.

I docenti della scuola

Occorre fare una distinzione tra il medicus e il medicus et clericus perché segnano due periodi distinti della medicina salernitana. Il medicus rappresenta le origini in cui l’arte è empirismo ed egli ricorre ad espedienti per porgere aiuto al sofferente. Il medicus et clericus si distingue per la conoscenza dell’arte e per dottrina perciò è un dotto. Con Garioponto (che esamina gli antichi scrittori latini prendendo Ippocrate e Galeno a modello) la medicina salernitana comincia il suo periodo aureo. Con Garioponto vediamo la per la prima volta una donna, la famosa Trotula de Ruggiero che ascende agli onori della cattedra, detta preziosi dogmi di medicina e dà istruzioni per le partorienti. All’inizio dell’anno mille a Salerno c’era una scuola ben ordinata la quale sorse per opera di cultori delle discipline mediche. Si ritiene che l’epoca della fondazione della scuola risalga alla comparsa della Societas forse intorno alla prima metà dell’XI secolo. La prima costituzione della Societas si formò per opera di quei jatrophisici, che presero sede sul colle Bonae diei e Salernitam Scholam scripsere. Furono essi che gettarono le basi di quella scuola e di essa tramandarono il ricordo dettando il Flos medicinae, monumento di grandezza e di pietà che parla al popolo con la parola del cuore e ad esso corre incontro per dargli il farmaco che lo sollevi.

L’insegnamento della medicina a Salerno nel Medioevo era esercitata da privati docenti cui veniva dato l’appellativo di medici. All’epoca scarso era il numero dei medici e molti erano avviati all’arte salutare per tradizione di famiglia e ciò perdurò per varie generazioni. La Schola era un istituto con un’organizzazione indipendente, costituita da insegnanti con particolari meriti e di essa era responsabile il Praeses. Fu titolo di merito l’anzianità quando fu creato il Prior come suprema dignità del Collegio. Ma il Praeses non aveva nulla in comune col Prior poiché la sua autorità si svolgeva nell’ambito del collegio sorto più tardi. La Scuola medica salernitana può contare numerosi maestri. Le dottrine mediche diffuse da Garioponto e dai suoi contemporanei non si estinsero con essi; altri maestri seguirono le loro orme. Nella seconda metà del XII secolo tre illustri maestri onorarono i loro predecessori: maestro Salerno, Matteo Plateario junior e Musandino. Notevoli furono del maestro Salerno le sue Tabulae Salernitanae in cui riunì i semplici secondo le loro virtù, Il Compendium che completa le Tabulae e forma con esse un trattato di terapia generale e di preparazione dei farmaci. Matteo Plateario junior apparteneva ad una famiglia di insigni cultori dell’arte medica. Nelle sue Glosse Plateario junior descrive piante e dà cognizioni intorno alla sofisticazione di vari prodotti medicinali. Musandino è il celebre maestro, il Praeses, la somma autorità di quel consesso di dotti, destinati a divulgare i dogmi della medicina. Un eminente figura di prelato, ben degno di stare accanto all’Arcivescovo Alfano, fu Romualdo II Guarna che ebbe una speciale predilezione per l’arte medica. Egli fu chiamato due volte al capezzale di Guglielmo I di Sicilia. Un altro maestro tenuto in gran conto dalla regina Giovanna II di Napoli fu Antonio Solimena che fiorì alla fine del XIV secolo. Egli si distinse per la sua dottrina e per le grandi prove da lui date di sapere. Perciò egli fu elevato all’alto ufficio di Maestro Razionale della Magna Curia. Altra figura nobilissima di patriota e di scienziato fu Giovanni da Procida. Non mancano nei secoli precedenti maestri salernitani che prestarono la loro opera ad operazioni belliche. A servizio dell’esercito di Roberto d’Angiò, duca di Calabria, operante in Sicilia nel 1299 si trovano Bartolomeo de Vallona e Filippo Fundacario. Molte opere di maestri salernitani andarono perse. Ai maestri della scuola spetta il grande merito di aver dettato per la prima volta le norme che il medico deve seguire, quando egli si trova presso il letto del malato. Esse sono un documento prezioso, da cui si rivela quanta importanza quei maestri attribuissero alla missione del medico e quale fosse il loro spirito di osservazione e la profonda conoscenza del corpo umano.

Il Regimen Sanitatis Salernitanum

Per approfondire, vedi la voce Regimen Sanitatis Salernitanum

 

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