02 C’ERA UNA VOLTA… E ADESSO ? – Il Card. Martini e la Compagnia
LA COMPAGNIA E IL CARDINALE
L’idea di COMPAGNIA DEI GLOBULI ROSSI vine da lontano.
Ma questa inseminazione dello Spirito nei cuori di alcuni, poveri, pavidi, tribolati , esitanti, incerti… si è ripetuta nel contestodel calendario lunare della Chiesa Ambrosiana, guidata dal ministero episcopale del Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, successore del santo vescovo Ambrogio.
A provocarla è proprio la sua predicazione evangelica, a cominciare dalla prima scossa avvertita con l’invito alla CONTEMPLAZIONE DELLA VITA, seguita da altre forti provocazioni: IN PRINCIPIO LA PAROLA, FARSI PROSSIMO, il SINODO, …fino alla REGOLA DI VITA da lui stesso tracciata per il cristiano contemporaneo che vive tra casa, studio, lavoro, Chiesa, impegno sociale e tempo libero, quali siamo anche noi. Così è parso logico adottarla come strumento pedagogico per vivere più coerentemente il Vangelo della miserricordia.
La ricchezza dell’insegnamento del Pastore, la sua pluriventennale meditazione condotta nel tessuto della Città degli Affari, senza esclusioni di persone o di categorie, è così ampia e profonda che permetterà a lungo di attingere al cospicuo patrimonio, sia per la quotidiana LECTIO DIVINA che per la SCUOLA DELLA PAROLA, passioni che ha saputo inculcare fin dall’inizio del suo ministero episcopale a giovani, aduli ed anziani, al clero ed ai laici, indistintamente. La nota CATTEDRA DEI NON CREDENTI ne è una prova.
Sin dai primi giorni a Milano, si è percepito che il linguaggio tecnico dello studioso esegeta lasciava il posto a parole che avevano una rispondenza interiore. Una semplicità modellata su quella del linguaggio biblico. Spirito teso a cogliere il “tutto” nel frammento, ed in esso la coincidenza degli opposti:
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ha sviluppato il concetto di “utopia” (non-luogo),
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accostandolo a quello di “realismo” del vivere quotidiano;
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“ricordo” e “speranza”, sinonimi di passato e futuro, sono andati di pari passo.
Nel suo linguaggio risultano ricorrenti parole chiave come “cuore”, “mistero”, “discernimento” ed altre ancora, precedute dal suffisso “RI“. Per lui sono verbi fondamentali: ri-cominciare, ri-partire, ri-pensare, ri-educare. ri[e]-cuperare.
Mi ha sempre fatto molta impressione quell’atteggiamento tipico di Dio che parla attraverso il profeta Isaia, 49,2, ma non facilmente riscontrabile sulla bocca di tanti cristiani super-ortodossi, anche giovani, sempre in assetto di partenza per le crociate contro questo mondo certamente riprovevole in tanti suoi aspeti. Il Cardinale ha spronato la sua Chiesa, dandone l’esempio, ad avere viscere di misericordia e compassione: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme…”.
L’Arcivescovo conosce la radice biblica del termine cuore che spesso è riferito al cuore dell’uomo, incline a fare il male (cfr.Gen 8,21), radice di male (cfr Mc 7,21-22), pietrificato, indurito, non libero, sfasato rispetto al cuore di Dio, chiuso, ma anche luogo dove Dio si comunica, il terrerno dove avviene il misterioso scambio di doni tra il Creatore e la creatura, la sede dell’interiorità, dei sentuimenti, la sede della ricchezza degli affetti e delle emozioni.
Se Martini utilizza questo termine come chiave ermeneutica per leggere i contesti, le situazioni e le problematiche a tutti i livelli, è perché il Pastore chiede al suo gregge di tenere lo stesso atteggiamento verso tutti:
· Prendere a cuore,
· portare al cuore,
· comunicare “cuore a cuore”,
Queste espressioni ricorrenti, “stanno ad indicare di come simbolicamente il cuore sia espressione di radicalità in ogni relazione, in ogni ricerca, in ogni desiderio umano e divino. E’ anche l’unico presupposto ad ogni discorso sulla Chiesa nella quale trascendenza e immanenza, santità e peccato, convivono in na misteriosa unità; così per l’uomo il cui cuore rimane un enigma eccetto che all’occhio divino.
Dunque il concetto di mistero è l’unica possibilità rimasta all’uomo per restare aperto all’infinita novità di Dio, del quale non si può che essere ustodi, sentinelle; mil mistero non si può svelare, si può rivelare, lo si può raccontare senza violarlo”(Damiano Modena – C.M.Martini- EP)
In Alzatevi, andiamo ! , Giovanni Paolo II che lo ha voluto e consacrato vescovo, così scriveva: “…nulla può sostituire la presenza del vescovo che si siede sulla cattedra o si presenta allambone della sua chiesa vescovile e personalmente spiega la Parola di Dio a coloro che ha radunato attorno a sé. Anch’egli come lo “scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”(Mt 13,52). Mi piace qui menzionare il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, le cui catechesi nella cattedrale della sua città attiravano moltitudini di persone, alle quali egli svelava il tesoro della Parola di Dio. Il suo non è che uno dei numerosi esempi che provano come sia grande nella gente la fame della Parola di Dio“.
Con lui, padre, maestro di fede e di vita, resta vivo il legame di comunione, specie in questi suoi momenti di cedimento fisicho che non intacca l’ardore spirituale del testimone zelante e fedele al Vangelo anche nell’ora della prova. Terminato il mistero episcopale, vissuto come servizio, oggi, nella Casa dei Gesuiti di Gallarate, riemerge il gesuita che vive in povertà, castita e obbedienza, secondo lo spirito di Sant’Ignazio di Loiola, nello studio e nella preghiera, sacrificando anche il sogno di chiudere i giorni a Gerusalemme: “Eulàbeia, prendere bene tutte le cose…Bisogna cercare Dio là dove si è“. Una nuova testimonianza che viene a completare la lezione di questi anni, vissuti nella logica del suo motto episcopale: PRO VERITATE ADVERSA DILIGERE.
Arcivescovo emerito di Milano cardinale Carlo MARIA mARTINI
Il Porporato parla della sua malattia, il Morbo di Parkinson
Interviste o citazioni di: Martini Carlo Maria mercoledì, 28 maggio 2008 • tg1 20:00 • notizia n.5 | 02:08
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