DAL CONCILIO VATICANO II IN QUA…Per non dimenticare


(Paolo VI, Discorso ai rappresentanti della II Conferenza Internazionale dei Leader del Rinnovamento Carismatico Cattolico, 10 ottobre 1973,
in Insegnamenti di Paolo VI, Città del Vaticano, Volume XI, 1973, 971s).


Ci rallegriamo con voi, cari amici, del rinnovamento di vita spirituale che si manifesta oggi nella Chiesa, sotto forme differenti e in ambienti diversi [...]. In tutto questo possiamo riconoscere l’opera misteriosa e discreta dello Spirito, che è l’anima della Chiesa [...]“.

Paolo VI, Discorso ai partecipanti al III Congresso Internazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico, Basilica Vaticana, Pentecoste 1975. Cfr. testo francese in Insegnamenti di Paolo VI, Città del Vaticano, Vol. XIII, 1975, 536-542).

Cari figli e figlie, in quest’Anno Santo avete scelto la città di Roma per celebrare il vostro III Congresso Internazionale; ci avete chiesto di incontrarvi oggi e di rivolgervi alcune parole; con questo avete voluto indicare il vostro attaccamento alla Chiesa istituita da Gesù Cristo e a ciò che per voi rappresenta questa sede di Pietro. Questa preoccupazione di situarvi in modo giusto nella Chiesa è un segno autentico dell’azione dello Spirito Santo [...]. Nell’ottobre scorso dicevamo ad alcuni di voi che la Chiesa e il mondo hanno bisogno più che mai che “il prodigio di Pentecoste continui nella storia”(1). [...] Come potrebbe questo “rinnovamento spirituale” non essere una chance per la Chiesa e per il mondo? [...] Abbiamo dimenticato lo Spirito Santo? No, certo! Noi lo vogliamo, lo onoriamo, lo amiamo, lo invochiamo; e voi con la vostra devozione, il vostro fervore, voi volete vivere nello Spirito. Questo deve essere un “rinnovamento”. Deve ringiovanire il mondo, deve ridare una spiritualità, un’anima, un pensiero religioso al mondo, deve riaprire le sue labbra chiuse alla preghiera e aprire al canto, alla gioia, all’inno, alla testimonianza e sarà veramente una grande fortuna per il nostro tempo, per i nostri fratelli, che ci sia tutta una generazione di giovani che grida al mondo le glorie e le grandezze di Dio nella Pentecoste”.

Giovanni Paolo II, Udienza ai gruppi italiani del Rinnovamento nello Spirito Santo, Aula Paolo VI, 23 novembre 1980, in Alleluja n. 6, novembre/dicembre 1980).

Grazie, innanzi tutto, di questa gioiosa visita e, in particolare, delle preghiere che avete rivolto al Signore per me e per le responsabilità del mio servizio pastorale. Vi dirò con San Paolo che avevo “un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati o, meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io” (Rm 1,11-12).

( Stamani ho la gioia di incontrarmi con questa vostra assemblea, in cui vedo giovani, adulti, anziani, uomini e donne, solidali nella progressione della stessa fede, sorretti dall’anelito di una medesima speranza, stretti insieme dai vincoli di quella carità che “è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (cfr. Rm 5,5). A questa “effusione dello Spirito” noi sappiamo di essere debitori di una esperienza sempre più profonda della presenza di Cristo, grazie alla quale possiamo ogni giorno crescere nella conoscenza amorosa del Padre. Giustamente, pertanto, il vostro movimento presta particolare attenzione all’azione, misteriosa ma reale, che la terza Persona della Santissima Trinità svolge nella vita del cristiano [...]. [Cristo] ha affidato allo Spirito Santo la missione di portare a compimento la “nuova creazione”, a cui egli stesso ha dato inizio con la sua risurrezione [...]. Il Rinnovamento nello Spirito, infatti, ho ricordato nell’esortazione apostolica Catechesi tradendae, “avrà una vera fecondità nella Chiesa, non tanto nella misura in cui susciterà carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui porterà il più gran numero possibile di fedeli, sulle strade della vita quotidiana, allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere meglio il mistero di Cristo e per testimoniarlo” (n. 72)”.

(Giovanni Paolo II, Discorso in lingua inglese ai partecipanti alla IV Conferenza Internazionale dei Leader del Rinnovamento Carismatico Cattolico, Giardini Vaticani, 7 maggio 1981, in Alleluja, n. 3, maggio/giugno 1981).

La vostra fama vi precede come quella degli amati Filippesi, che suggeri all’apostolo Paolo d’iniziare la lettera ad essi indirizzata con un sentimento a cui sono felice di fare eco: “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi… e perciò prego che il vostro amore si arricchisca sempre più in conoscenza e in ricchezza di esperienza perchè possiate distinguere il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno del Signore” (Fil 1,3.9-10) [...]. Con gioia particolare abbiamo notato il modo in cui i responsabili del Rinnovamento hanno sviluppato una visione ecclesiale sempre più larga e si sono sforzati affinchè tale visione divenisse sempre più reale per tutti quelli che si affidano a loro per essere guidati. E abbiamo visto parimenti i segni della vostra generosità nel condividere i doni di Dio con gli sfortunati di questo mondo in giustizia e carità, di modo che tutti possano sperimentare la dignità inestimabile che appartiene loro in Cristo. Che questo lavoro d’amore già iniziato in voi possa essere portato a compimento con successo (cfr. 2 Cor 8,6-11) [...]. Molti Vescovi di tutto il mondo, sia individualmente che in dichiarazioni delle loro conferenze episcopali, hanno incoraggiato e dato direttive al Rinnovamento Carismatico – e a volte anche un’utile parola di prudenza – ed hanno aiutato le comunità cristiane in generale a comprendere meglio il loro posto nella Chiesa. Esercitando la loro responsabilità pastorale, i vescovi hanno reso un grande servizio a noi tutti per assicurare al Rinnovamento un modello di crescita e sviluppo pienamente aperto a tutte le ricchezze dell’amore di Dio nella sua Chiesa”.

(Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla V Conferenza Internazionale dei Leader del Rinnovamento Carismatico Cattolico, Roma, 30 aprile 1984, testo in inglese in L’ Osservatore Romano, 2 maggio 1984).

Con tutto il mio cuore, vi do il benvenuto a Roma, nella gioia di Cristo risorto. Il vostro Congresso a Roma, nel centro della Chiesa, giunge nel momento in cui essa sta ringraziando il Padre di N.S. Gesù Cristo per il sacrificio di suo Figlio e per l’effusione dello Spirito Santo che la riempie di vita nuova. Come ho detto nel mio messaggio di Pasqua, la Porta Santa dell’Anno Giubilare della Rendenzione è ora stata chiusa, ma non dobbiamo mai dimenticare che a Pasqua la porta del Sepolcro di Cristo è stata aperta per sempre e per tutti [...]. Per questa ragione io domando a voi tutti e a tutti i membri del Rinnovamento Carismatico di continuare a gridare forte al mondo insieme a me “aprite le porte al Redentore!” [...]. Voi partecipate in concreto a questa missione nella misura in cui i vostri gruppi e comunità sono radicati nelle chiese locali, diocesi e parrocchie”.

Giovanni Paolo II, Discorso in occasione della II Udienza ai gruppi italiani delRinnovamento nello Spirito Santo, Basilica di S. Pietro, 17 novembre 1986, in Rinnovamento nello Spirito Santo, suppl. al n. 1/1987).

La vostra presenza, carissimi fratelli e sorelle, accanto al successore di Pietro, capo visibile della Chiesa universale, le ripetute attestazioni di comunione sincera e operosa con lui e con i vescovi delle vostre chiese locali, significano che voi avete ben compreso ciò che il Vangelo insegna, ciò che lo Spirito Santo presente nei vostri cuori ispira come principio centrale della legge nuova, come regola fondamentale dell’azione e della preghiera ecclesiale, come segreto sicuro di ogni rinnovamento e di ogni progresso: essere al servizio del regno di Cristo secondo le indicazioni dello Spirito in comunione di fede, di pensiero e di disciplina con i pastori della Chiesa. Su questa strada vi auguro di perseverare e di progredire”.

Tratto da: Leo Jozef Suenens, Ecumenismo e Rinnovamento Carismatico. Orientamenti Teologici e Pastorali, secondo “Documento di Malines”, Ed. Paoline, Roma 1978).

[...] Il Rinnovamento è una grazia per la Chiesa di Dio a più di un titolo, ma lo è assai particolarmente a titolo ecumenico.

Infatti, il Rinnovamento, per la sua origine stessa, già invita al ravvicinamento dei cristiani assai lontani gli uni dagli altri, dando loro come terreno di incontro privilegiato una fede comune nell’attualità e nella potenza dello Spirito Santo. Il Rinnovamento nello Spirito è una nuova accentuazione, un’insistenza sul ruolo e sulla presenza attiva e manifesta dello Spirito Santo in mezzo a noi. Nella Chiesa non si tratta di una novità, ma di una presa di coscienza accresciuta di una Presenza tanto spesso sfumata ed implicita. Tale “risveglio” ci viene, storicamente, dal Pentecostalismo classico, come pure da quello che si è convenuto di chiamare Neo-pentecostalismo. Tale riconoscimento di debiti che poniamo all’inizio di queste pagine non misconosce di quanto siamo debitori alla tradizione orientale, sempre così sensibile al ruolo dello Spirito Santo: durante il Vaticano II i Padri conciliari non hanno cessato di sottolinearlo [...]. Il Rinnovamento nello Spirito, di cui oggi siamo testimoni, si presenta come un avvenimento spirituale sostanzialmente simile nella maggior parte delle Chiese e denominazioni cristiane. Si tratta di un avvenimento spirituale idoneo a ravvicinare i cristiani [...]. A numerosi cristiani che ne fanno l’esperienza, oggi il Rinnovamento Carismatico appare come un esaudimento, tra tanti altri, di questa audace speranza ecumenica del Concilio. È permesso pensare che il Rinnovamento si pone tra gli impulsi futuri dello Spirito che il Concilio confusamente prevedeva. La storia della Chiesa è fatta di queste mozioni e imprese dello Spirito che, periodicamente, vengono a rivitalizzare la Chiesa. Il Rinnovamento si inserisce nel prolungamento della corrente di grazia che fu e rimane il Vaticano II [...].

Il Rinnovamento Carismatico è una grazia di predilezione per la Chiesa del nostro tempo. Esso ci interpella tutti, pastori e fedeli, e ci invita ad intensificare il vigore della nostra fede e a suscitare nuovi modelli di vita cristiana, in condivisione fraterna, ad immagine del Cristianesimo della Chiesa primitiva.

Nella crisi che stiamo attraversando, questa grazia, per molti cristiani, assume un ruolo di supplenza per nutrire la loro vita religiosa, laddove la nostra liturgia manca troppo spesso di anima e di vita, la nostra predicazione di potenza nello Spirito, la nostra passività ha bisogno di coraggio apostolico [...]“.

(Dall’Omelia di S.E.R. il card. C.M. Martini nella celebrazione eucaristicadi apertura per la XI Convocazione Nazionale del RnS [Rimini 22 aprile 1988], in Rinnovamento nello Spirito Santo, luglio/agosto 1988).

[...] Sorge qui la domanda: in che consiste questa maturità spirituale? Che cosa è richiesto dal cammino ormai quindicennale del Rinnovamento nello Spirito?Questo è il segreto di Dio e ve lo dirà il Signore.Ma noi possiamo chiederci ugualmente, partendo dai testi delle Scritture, quale sia il modo di santità a cui sono chiamati, oggi, anche i più semplici e umili tra noi. E io, con le stesse parole delle Scritture e con il coraggio che mi viene soltanto dalla parola di Dio, lo esprimerei sinteticamente così: la maturità spirituale è crescere nella carità con tutti i suoi frutti. Nel linguaggio giovanneo, è crescere nella coscienza di tralcio attaccato alla vite; come tralcio che è parte della vite, che cresce dalla vite, nella vite e con la vite. Guai al tralcio che o si stacca dalla vite o si blocca nella sua crescita (cfr. Gv 15,1-6)!Questo comporta due aspetti:

  • il primo, negativo, è di non bloccarsi nella crescita, di non restare al di qua del guado di Cafarnao;

  • il secondo, positivo, è di crescere con la vigna, nella vigna, dalla vigna, insieme alla vigna intera [...].

1. Crescere anzitutto nella conoscenza e nell’amore della vigna che è lo stesso Gesù morto e risorto, nostra vita e Signore delle nostre vite.

2. Crescere nella conoscenza, amore e stima di quella vigna che Dio stesso ha piantato e per la quale Gesù è morto, cioè la santa Chiesa visibile, unita attorno al Papa, sotto la guida dei vescovi, amando ognuno e ciascuno dei più piccoli fratelli di essa.

3. Crescere nella conoscenza della Parola di Dio, studiata e approfondita secondo i criteri della Dei Verbum (capitoli III e VI), imparando a prendere la Scrittura come un insieme, come la rivelazione di un unico disegno di Dio sulla Chiesa e non come una semplice raccolta di parole staccate.

4. Crescere nell’interiorità della fede e della preghiera, imparando a fare una graduale economia dei segni esteriori e sensibili a favore di una preghiera interiore, di una adorazione umile e silenziosa.

5. Crescere nella forza evangelizzatrice che non viene dal gridare “Signore, Signore” ma, anzitutto, dal fare la volontà del Padre che è nei cieli: “Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (cfr. Mt 5,16: questa è la prima evangelizzazione!).

6. Crescere nell’attenzione al contesto sociale, culturale e politico in cui la Chiesa opera, favorendo sempre più i gesti di prossimità concreta verso i più bisognosi

.7. Crescere nella delicatezza delle espressioni delle preghiere private e pubbliche, non in commotione Domini. Crescere cioè nella dolce sensibilità del tocco leggero e soave della preghiera e dei gesti, nella delicatezza delle espressioni corporee, nella gioia intima e profonda, pudica e rispettosa, che non si esibisce ma, piuttosto si nasconde ed effonde soltanto una minima parte del suo ricchissimo tesoro interiore. Così sarà più facile far percepire ad altri, dal tenue profumo, la ricchezza del fiore nascosto e coltivarlo con attenzione anche nel proprio cuore.

8. Crescere nel dolore dei propri peccati; piangere per i peccati del mondo; contemplare senza sosta Cristo crocifisso; entrare nelle sue ferite e in quelle dell’umanità ferita e farsene carico come il buon Samaritano.

Se frutto del Rinnovamento nello Spirito sarà, anzitutto, il suscitare nella Chiesa intera, fino agli strati più semplici del popolo di Dio, presso tutti i laici, la gioia della lode, la lode spontanea, gratuita, nata dalla contemplazione del Signore crocifisso e risorto, e dalla misericordia di Dio per l’umanità perduta, tale lode potrà invadere tutte le Chiese e le parrocchie della terra quanto più sarà semplice, composta Ma la gioia della manna, l’alimento che “manifestava la dolcezza di Dio verso i suoi figli” (cfr. Sap 16,21), è dunque da lasciare cadere del tutto in vista di una lode puramente spirituale? Gesù non ha condannato la manna del deserto, anzi ha moltiplicato lui stesso i pani; però ci ha insegnato, nel discorso di Cafarnao, a cercare e gustare, a partire dalla manna e al di là di essa, quel frutto dello Spirito che è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Gesù ci insegna a capire come il vero pane del Cielo è lui. Sei tu, Signore, il pane del Cielo, sei tu che dai lo Spirito, il Pane e lo Spirito che effonde nei cuori la carità

.A queste cose occorre anzitutto aspirare.Sono esse che hanno una irradiazione gioiosa e contagiosa.

Gli altri carismi sono tappe intermedie, oasi nel deserto, stazioni di passaggio, aiuti per il cammino, manifestazioni per l’utilità; ma non sono un punto di arrivo, non sono la Terra Promessa, non sono lo stesso Cristo Signore, unico premio di coloro che lo cercano [...]“.

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