OSPITALITA’ AL FEMMINILE – MIRIAM LA PROFETESSA DELL’ESODO – Elena Bosetti

MIRIAM la profetessa dell’Esodo

Elena Bosetti

Entriamo in merito al terzo passo del nostro itinerario spirituale focalizzando il tema donna e profezia. A questo tema saranno dedicate due schede: la prima sulla figura di Maria, la profetessa dell’Esodo, la seconda sulla figura di Debora, la profetessa giudice nella Terra Promessa.

Invochiamo lo Spirito Santo, fonte di novità e di forza profetica perché ci doni di riscoprire la dimensione profetica

della nostra missione pastorale e di viverla con rinnovato slancio e vigore.

IN ASCOLTO: VERITÀ

Tutti sanno dell’importanza di Mosè nella grande avventura di liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto.

Ma non è altrettanto noto che il grande condottiero dell’esodo è stato affiancato nella sua mirabile opera da una grande donna, sua sorella Maria che qui chiameremo con il nome ebraico di Miriam.

La Bibbia e le antiche fonti giudaiche le riservano un’importanza tutta particolare. La designano con il titolo di profetessa e la salutano come un autentico leader. Miriam è la donna carismatica che sulle rive del Mar Rosso prende in

mano i tamburelli e intona esultante il canto di vittoria in onore del Signore, coinvolgendo nel canto e nella danza le ragazze e le donne del suo popolo.

Ma la storia di Miriam comincia tanti anni prima. Aveva poco più di dieci anni, quando nascosta tra i giunchi che crescevano abbondanti sulle rive di quel mare, cominciava intrepida la sua avventura accanto a Mosè…

La sorella che vigila

La Scrittura non menziona il nome della fanciulla che nascosta tra i giunchi del Nilo osservava cosa sarebbe accaduto al fratellino (cf. Es 2,4). Ma la tradizione giudaica non ha esitato a identificarla con Miriam. Così, fin dal primo ricordo, Miriam è accanto a Mosè. Colui che avrebbe condotto Israele attraverso le acque del Mar Rosso, è lui stesso un “salvato dalle acque”. E in gran parte grazie a sua sorella.

Miriam è la sorella che vigila e custodisce, che fa da mamma. Si ferma a una certa distanza, nel posto che le consente di vedere, udire e aiutare. Il suo stare ad osservare cosa sarebbe accaduto al fratello è pieno di tenerezza e di responsabilità.

Il libro giudaico dei Giubilei aggiunge al racconto biblico un grazioso dettaglio:

“Tua madre veniva di notte per allattarti

e durante il giorno Miriam, tua

sorella, ti proteggeva contro gli uccelli” (47,5).

Miriam vigila perché in quel cesto c’è il fratello che ama. E per amore di lui espone al pericolo la sua stessa vita. Indubbiamente su quel bimbo veglia anzitutto il Signore il quale interviene cambiando la sorte avversa in sorte provvidenziale e fortunata.

Ma l’intervento salvifico del Signore passa concretamente attraverso l’opera di tre donne: attraverso il coraggio della madre, la pietà della figlia del faraone e l’intraprendenza della piccola Miriam.

La profetessa che fa danzare

Circa ottant’anni dopo, Mosè e Miriam sono di nuovo insieme sulle rive del Mar Rosso. Tutto il popolo ha appena

sperimentato un evento eccezionale: ha camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque sommergevano i carri e i cavalieri del faraone (Es 14,21-31). Pieni di gioia, Mosè e Miriam cantano e fanno cantare in onore di Yahweh. È il testo noto come ‘il canto del mare’, una delle pagine più antiche della Scrittura: “Allora Miriam, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di

danze” (Es 15,20). È lei che inoltre insegna il ritornello, ripetuto dall’intera assemblea:

“Cantate al Signore perché

ha mirabilmente trionfato:

ha gettato in mare cavallo e cavaliere!” (v. 21).

Sembra nel pieno vigore della sua giovinezza questa donna che canta e danza con tanto entusiasmo, e invece ha quasi novant’anni! Suscita perciò ammirazione ancora più grande. Il suo profondo entusiasmo contagia e trascina l’intero corteo femminile. Tutte cantano e celebrano la vittoria del Signore.

Miriam, la profetessa, orienta i sentimenti di esultanza sul vero protagonista. Impedisce che la festa degeneri in auto compiacenza. Riconduce la lode al Signore, il solo maestoso in santità e operatore di prodigi, l’unico vittorioso.

Non c’è madre ebrea che non ami insegnare a suo figlio il canto di Miriam, il canto della vittoria insperata e gratuita, il canto della libertà.

La profetessa che guida il cammino

Indubbiamente non basta passare il Mar Rosso per trovarsi capaci di libertà. Per vivere da uomini e donne libere non basta sbaragliare il nemico e intonare canzoni di vittoria. La libertà la si impara con pazienza giorno dopo giorno. In tal senso i 40 anni di cammino nel deserto costituiscono una specie di apprendistato della libertà. Il popolo deve imparare a fidarsi di Dio anche nelle avversità, quando manca il pane e l’acqua. Cosa tutt’altro che facile!

Puntualmente, quando manca l’acqua o il cibo, il popolo si lamenta e rimpiange l’Egitto. Per quanto sembri paradossale, la schiavitù riesce a dare infatti una certa sicurezza, mentre la libertà comporta rischio e avventura. In questo contesto si rivela assai preziosa la guida carismatica di Miriam. Essa è attivamente al fianco di Mosè e di Aronne e sostiene il popolo con il suo carisma profetico.

Nel libro dei Numeri troviamo un racconto che a prima vista non fa onore a Miriam. Si tratta di un incidente di gelosia. Insieme ad Aronne mormora contro Mosè e causa di ciò viene colpita da lebbra. Paga le conseguenze del peccato

anche per il fratello Aronne, che viene risparmiato dall’umiliante punizione a causa della sua dignità sacerdotale.

Aronne intercede per lei presso Mosè ed egli si rivolge il Signore: “Guariscila, Dio!” (Num 12,11-13). Miriam guarirà, ma non prima di sette giorni durante i quali dovrà stare isolata fuori dell’accampamento. Nel frattempo la marcia si arresta: “Il popolo non riprese il cammino, annota la Scrittura, finché Miriam non fu riammessa nell’accampamento” (Num 12,15).

Questo particolare dei sette giorni di attesa da parte della comunità viene visto dalla tradizione giudaica come un ulteriore segno della dignità di questa donna straordinaria. L’importanza di Miriam è tale che tutti l’aspettano: dal popolo, ai sacerdoti, alla nube (ossia Dio stesso). Proprio come si aspetta una donna importante! Ebbene, concludono

i rabbini, Miriam ha meritato di essere “aspettata” quale ricompensa per avere aspettato sulle rive del Nilo, finché la vita di Mosè non fosse in salvo.

“Miriam attese un’ora … e Dio fece attendere a causa di lei, nel deserto, l’arca e la Shekinah (= la Presenza divina), i sacerdoti, i leviti e tutto Israele, con la nube della gloria per sette giorni”. Davvero importante la nostra Miriam, donna che guida il cammino (cf. Mi 6,4). È importante non perché senza difetti, ma nonostante i suoi limiti e difetti.

Senza di lei non si può partire!

La profetessa che dona l’acqua L’annuncio della morte di Miriam è seguito dalla notizia che ”mancava l’acqua per la comunità” (Num 20,1-2). Di per sé il testo sacro dà una notizia dopo l’altra, senza alcun rapporto di causa-effetto. Ma la prossimità dei due eventi ha impressionato i maestri d’Israele che vi hanno letto invece una connessione: muore Miriam e conseguentemente manca l’acqua.

Si tratta di una lettura simbolica. Il pozzo d’acqua che viene meno alla morte di Miriam è la sua profezia, l’acqua della libertà e della Parola di Dio che lei ha contribuito a mantenere viva in mezzo al popolo. Miriam è la donna che ha parlato nel nome del Signore e ha atteso il compiersi della sua profezia. Si è fidata delSignore, ha sperato sulla sua Parola. E così ha permesso all’acqua di salire dal pozzo profondo. L’acqua della Parola divina che ha vivificato Israele durante il cammino nel deserto verso la terra promessa.

Per approfondire l’ascolto

Il riconoscimento più esplicito dell’importanza di Miriam viene dal profeta Michea che l’annovera tra le meraviglie compiute dal Signore: “Ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Miriam” (Mi 6,4).

Un testo degli antichi rabbini afferma che Miriam “fu inviata” soprattutto per istruire le donne. Possiamo dunque salutarla come la prima donna teologa, esperta della Parola del Signore, che esercita il ministero a favore di altre donne del suo popolo.

La sua profezia si esprime attraverso la musica e il canto, quasi a dire che l’insegnamento più sublime è quello che raggiunge il cuore e fa sgorgare la lode.

Testi biblici per l’approfondimento

  • L’attesa di salvezza della profetessa Miriam si compie nell’attesa della profetessa Anna: Lc 2,36-38

  • Miriam “vigila” su Mosé come sorella-pastora: medita At 20, 28 e 1Pt 5, 2 dove le voci pascere e vigilare sono strettamente collegate.

  • Il cantico di Maria, sorella di Mosé è ripreso dal cantico di Maria, madre di Gesù: Lc 1, 46-55

  • La vocazione profetica della comunità cristiana: 1Pt 2, 9-10; 2Pt 1, 16-21

Passo dall’ascolto alla meditazione con l’aiuto di alcune domande.

  • Mi lascio interpellare personalmente dalla Parola e dalla storia del mio popolo?

  • Confronto la mia vita con Gesù Cristo Parola incarnata?

  • Miriam è la sorella che vigila. Non in maniera assillante, ma “a una certa distanza”, con discrezione. Vigila perché ama. Come realizzo la “vigilanza”, aspetto tipico della missione pastorale, verso le persone affidate alla mia cura?

  • Miriam è piena di entusiasmo per il Signore. A novant’anni trascina le giovani nella danza e nel canto. Dove trova tanta gioia ed entusiasmo?

  • Se vive in noi la passione per la vita, tutto può diventare motivo di lode e di canto!

  • * So trovare nella promessa del Signore le ragioni profonde della gioia, al di là degli umori variabili, degli alti e bassi della vita quotidiana?

  • * Come celebro gli eventi piccoli e grandi del mio popolo, della chiesa, dell’umanità?

  • * Riesco a suscitare, nel contesto feriale, sentimenti di fede, di gratitudine e di lode anche nei miei fratelli e sorelle?

  • Miriam non è senza difetti. È caduta anche lei nel tranello della critica facile e superficiale. Ma la sua presenza è indispensabile: senza di lei non si parte! Miriam è la profetessa che fa salire l’acqua per la comunità, vale a dire la Parola del Signore e la saggezza che ne deriva.

  • * Sono “dentro” i problemi che affliggono il mio popolo?

  • * So interpretare la storia del mio popolo in termini di speranza e lotto per la vera liberazione?

  • Contempliamo l’azione di Dio nella storia del nostro popolo, della nostra città e parrocchia nel corso di quest’ultimo anno.

  • Osserviamo con animo pacificato qual è stato il nostro posto in questa storia.

  • Chiediamo perdono per le nostre omissioni.

  • Invochiamo il dono della profezia, il coraggio di parlare e di agire con franchezza per il bene del popolo.

  • Miriam deve continuare a vivere in noi.

  • Oggi più che mai c’è bisogno di riscoprire il suo dono, di aiutare a fare “esodo” ai nostri fratelli e sorelle.

Facciamo nostra questa invocazione:

Miriam, sorella che vigili

sulla vita minacciata

finché il pericolo cede alla salvezza,

guida delle figlie di Israele

e interprete ardita dei loro cuori,

non morire!

Tu sciogli le lacrime in canto,

ritmi coi tamburelli

la gioia della vita,

l’alleluia per Yahweh

che ha mirabilmente trionfato.

Non morire Miriam!

Non farci mancare

l’acqua del tuo canto,

l’acqua della tua profezia.

Non morire Miriam!

Vivi in noi che ancora lottiamo

per un esodo nuovo.

Vivi in noi che sognamo la vera libertà,

l’amore senza frontiere,

il gratuito, il canto e la danza di pace.

Non morire Miriam

prima di averci indicato

i monti della Terra promessa!

Affidiamo alla Miriam della nuova alleanza, la Madre di Gesù, il proposito, suscitato in noi dall’ascolto e dal confronto con la Parola in questa giornata.

Preghiamo Maria.

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.