CARTA 08 PER I DIRITTI UMANI IN CINA

Posted on Gennaio 27th, 2009 di Angelo |

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CARTA 08

PER I DIRITTI UMANI IN CINA


TESTO INTEGRALE

Riportiamo il documento temuto dal governo cinese e censurato, perché chiede maggiore democrazia e rispetto dei diritti. Cosa fare per aderire.

Pechino (AsiaNews) – Per celebrare i 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, 303 cittadini cinesi (intellettuali, imprenditori, contadini, semplici cittadini) hanno sottoscritto il documento “Carta 08”, che chiede al governo maggiore democrazia e rispetto di tutti i diritti umani. “Carta 08” si richiama a “Carta ‘77”, il documento firmato da intellettuali e attivisti cechi e slovacchi nel 1977, che premeva sul governo est-europeo per il rispetto dei diritti umani.

A distanza di un mese e mezzo nel Paese proseguono le adesioni al documento, ma anche censura, persecuzioni e arresti contro autori e firmatari.

Uno dei firmatari più in vista, l’intellettuale Liu Xiaobo è stato arrestato dalla polizia lo scorso 8 dicembre e continua ad essere detenuto in un luogo sconosciuto, in violazione alle stesse leggi cinesi (nella foto: Bao Tong, firmatario della Carta).

Per aderire, si può scrivere un messaggio all’indirizzo:

2008xianzhang2008@gmail.com.

Traduzione italiana a cura di AsiaNews.

I. Introduzione

Sono passati 100 anni dalla stesura della prima Costituzione cinese. Il 2008 segna anche i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, i 30 anni dall’apparizione del Muro della democrazia a Pechino, i 10 anni dalla firma, da parte della Cina, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici. Ci avviciniamo anche ai 20 anni dal massacro  di Tiananmen del 1989 contro le proteste degli studenti pro-democrazia. In questi stessi anni, il popolo cinese ha sopportato disastri nel campo dei diritti umani e innumerevoli lotte; ora molti di essi vedono con chiarezza che la libertà, l’uguaglianza e i diritti umani sono valori universali di tutta l’umanità e che democrazia e governo costituzionale costituiscono l’ossatura per proteggere questi valori.

Allontanandosi da questi valori, il governo cinese ha compiuto un approccio alla “modernizzazione” che si è rivelato disastroso. Esso ha privato la gente dei loro diritti, distrutto la loro dignità, corrotto le normali relazioni umane. Per questo ci domandiamo: Dove va la Cina in questo 21° secolo? Vorrà continuare la “modernizzazione” dominata da un governo autoritario o abbraccerà i valori umani universali, si unirà alla corrente delle nazioni civilizzate, edificando un sistema democratico? Si tratta di una scelta fondamentale, che non può più essere rinviata.

L’impatto con l’occidente nel 19° secolo ha prodotto uno shock che ha portato alla caduta di un sistema autoritario decadente, segnando per la Cina l’inizio di quella che spesso si definisce “il più grande cambiamento in migliaia di anni”. È seguito un movimento di “auto-rafforzamento”, che però ha avuto come scopo solo l’appropriarsi della tecnologia per costruire cannoniere e altri oggetti materiali occidentali. L’umiliante sconfitta navale per mano dei giapponesi nel 1895 ha confermato l’anacronismo del nostro sistema politico. I primi tentativi di trasformazioni politiche in senso moderno sono avvenute nella tragica estate del 1898, duramente schiacciate  dagli ultraconservatori della corte imperiale.

Con la Rivoluzione del 1911 che ha inaugurato la prima Repubblica in Asia, si è creduto di aver messo nella tomba il sistema autoritario imperiale  che era durato per secoli. Ma, conflitti sociali all’interno e pressioni dall’esterno hanno fatto sì che esso durasse ancora; la Cina è caduta in un mosaico di piccoli regni dei signori della guerra e la nuova repubblica è divenuta un sogno sfuggente.

Il fallimento del processo di “auto-rafforzamento” e delle trasformazioni politiche ha spinto molti nostri concittadini a domandarsi se la nostra nazione non fosse afflitta da un “malessere culturale”.

Questo sentire, intorno al 1910, ha portato al Movimento del Quattro Maggio, che ha fatto della “scienza e democrazia” il suo vessillo.

Ma anche questi sforzi si sono dissolti davanti al persistere del caos dei signori della guerra e la crisi nazionale causata dall’invasione giapponese [cominciata in Manciuria nel 1931].

La vittoria su Giappone nel 1945 ha dato una nuova possibilità ala Cina di fare un passo verso un governo moderno, ma la sconfitta dei Nazionalisti nella guerra civile contro i Comunisti, ha gettato la nazione nell’abisso del totalitarismo. La “nuova Cina”, nata nel 1949 [anno di fondazione, da parte di Mao Zedong, della Repubblica popolare cinese - ndt] proclama che “il popolo è sovrano” ma nei fatti ha edificato un sistema in cui “il Partito ha tutti i poteri”.

Il Partito comunista cinese ha preso il controllo di tutti gli organi dello Stato e di tutte le risorse politiche, economiche, sociali e usandole ha prodotto una lunga scia di disastri verso i diritti umani, compresi – fra l’altro – la Campagna contro la destra (1957), il Grande balzo in avanti (1958-1960), la Rivoluzione culturale (1966-1969), il massacro del 4 giugno a piazza Tiananmen (1989). Tutto ciò, insieme agli attacchi ancora oggi in atto contro le religioni non autorizzate e la soppressione dei movimenti che difendono i diritti umani [un movimento che vuole difendere i diritti dei cittadini  promulgati dalla Costituzione cinese e combattere per i diritti umani riconosciuti dalle convenzioni internazionali e che la Cina ha sottoscritto]. In tutto questo periodo il popolo cinese ha pagato un prezzo esorbitante. Decine di milioni di persone hanno perso la loro vita e diverse generazioni hanno visto azzoppata in modo crudele la loro libertà, felicità e dignità umana.

Negli ultimi due decenni del 20° secolo, la politica governativa della “Riforma ed apertura” ha dato al popolo cinese un po’ di sollievo dalla diffusa povertà e dal totalitarismo di Mao Zedong, portando un incremento sostanziale nella ricchezza e nel livello di vita di molti cinesi, come anche ad un parziale recupero della libertà economica e dei diritti economici. É cominciata a crescere una società civile e la richiesta da parte del popolo di più diritti e più libertà politica. Anche l’elite al governo, muovendosi verso la proprietà privata e l’economia di mercato, ha cominciato a muoversi da un rifiuto totale dei “diritti” a un loro parziale riconoscimento.

Nel 1998, il governo cinese ha firmato due importanti convenzioni internazionali sui diritti umani; nel 2004, ha emendato la Costituzione per includere la frase “il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani”. E quest’anno, il 2008, il governo ha promesso di promuovere un “Piano d’azione nazionale per i diritti umani”. Purtroppo, tutti questi progressi politici non vanno al di là della carta su cui sono scritti. La realtà politica evidente a tutti, è che la Cina ha molte leggi, ma nessuno sttao di diritto; ha una costituzione, ma non un governo costituzionale. L’elite dominante continua a rimanere aggrappato al suo potere autoritario combattendo ogni mossa verso un cambiamento politico.

I folli risultati sono una endemica corruzione dei quadri, un minare lo Stato di diritto, mancanza di tutela dei diritti della popolazione, perdita di etica, capitalismo grossolano, polarizzazione della società fra ricchi e poveri, sfruttamento e abuso dell’ambiente naturale, dell’ambiente umano e storico, un acutizzarsi di una lunga lista di conflitti sociali, in particolare  un indurimento dell’animosità fra rappresentanti ufficiali e gente ordinaria.

Mentre questi conflitti e crisi crescono di intensità, mentre l’elite al potere continua imperterrita a distruggere e privare i cittadini del loro diritto alla libertà, proprietà, alla ricerca della felicità, noi vediamo i senza-potere della nostra società – i gruppi vulnerabili, gente che viene schiacciata e controllata, coloro che soffrono crudeltà e perfino torture, che non hanno spazio adeguato per far sentire la loro protesta, né tribunali che ascoltino le loro richieste – divenire sempre più decisi, accrescendo la possibilità di un violento conflitto sociale dalle proporzioni disastrose. Il declino del sistema attuale è giunto a un punto in cui il cambiamento non è più opzionale.

II. I nostri principi fondamentali

Questo è un momento storico per la Cina e da esso dipende il nostro futuro. Rivedendo il processo di modernizzazione politica negli ultimi 100 anni e più, noi riaffermiamo e sottoscriviamo i seguenti valori universali fondamentali:

Libertà. Essa è il fulcro dei valori umani universali. Libertà di parola, di stampa, di credo, di raduno, di associazionismo, di movimento, come anche la libertà di sciopero, di dimostrare e protestare, sono le forme in cui essa si esprime. Senza libertà, la Cina rimarrà sempre lontana dagli ideali della civiltà.

Diritti umani. Essi non sono concessi benevolmente dallo Stato. Ogni persona nasce con specifici diritti alla dignità e alla libertà. Il governo esiste per la protezione dei diritti umani dei suoi cittadini. L’esercizio del potere dello Stato deve essere autorizzato dal popolo. La serie di disastri politici nella storia recente della Cina è una conseguenza diretta del disprezzo da parte del regime verso i diritti umani.

Uguaglianza. L’integrità, dignità, libertà di ogni persona – senza guardare al livello sociale, l’occupazione, il sesso, le condizioni economiche, l’etnia, il colore della pelle, la religione o il credo politico – sono uguali per tutti. Bisogna sostenere i principi di uguaglianza di fronte alla legge e nei diritti sociali, economici, culturali, civili e politici.

Repubblica. La forma repubblicana sostiene che il potere deve essere bilanciato fra rami differenti del governo e deve [comporre e] servire i diversi interessi. Esso ricorda l’ideale politico della tradizione cinese  della “bellezza di tutti sotto il cielo”. Permette a differenti interessi di gruppo e assemblee sociali, persone di varie culture e credo, di esercitare un auto-governo democratico e decidere in modo da raggiungere soluzioni pacifiche a problemi del pubblico, sulla base di un uguale accesso al governo e a una libera e onesta competizione.

Democrazia. Il principio fondamentale della democrazia è che il popolo è sovrano e che il popolo sceglie il suo governo. La democrazia ha queste caratteristiche: 1) il potere politico comincia con il popolo e la legittimità di un regime deriva dal popolo. (2) Il potere politico va esercitato attraverso scelte fatte dal popolo. (3) Le cariche nei posti più importanti a tutti i livelli del governo sono determinate attraverso libere e competitive elezioni periodiche. (4) Onorando il volere della maggioranza, si deve anche proteggere la dignità fondamentale, la libertà e i diritti umani delle minoranze. In breve, la democrazia è il mezzo moderno per giungere a un governo che sia davvero “del popolo, dal popolo, per il popolo”.

Regole costituzionali. Esse sono il modo in cui i principi espressi nella costituzione vengono attuati attraverso un sistema legale e delle regole legali. Significa proteggere la libertà e i diritti dei cittadini, limitare e definire gli scopi del potere di un governo legittimo, provvedere che vi sia un apparato amministrativo che serva questi fini.

III. Che cosa difendiamo

C’è un generale declino dei sistemi autoritari in tutto il mondo. Anche in Cina l’era degli imperatori e dei feudatari sta andando verso la fine. In ogni luogo è tempo ormai per tutti i cittadini di divenire padroni dei loro Stati. La pista che conduce fuori dell’impasse attuale in cui versa la Cina  è quella che porta al distacco dalla nozione autoritaria di confidare in un “illuminata supervisione” o in un “onesto burocrate”, seguendo invece un sistema di libertà, democrazia, stato di diritto, verso la crescita della coscienza di moderni cittadini che vedono i diritti come fondamentali e la partecipazione come un dovere. Proprio per questo e in uno spirito di dovere, responsabilità, costruttività di cittadini, offriamo le seguenti raccomandazioni su [come attuare - ndt] un governo nazionale, i diritti dei cittadini, lo sviluppo sociale.

1. Una Nuova Costituzione. Dobbiamo riformulare la nostra attuale costituzione, eliminando quegli aspetti che non sono in conformità con il principio secondo cui la sovranità è del popolo, trasformandolo in un documento che davvero garantisce i diritti umani, autorizza l’esercizio del potere pubblico, serve come sostegno legale alla democratizzazione della Cina. La Costituzione deve essere la legge suprema del Paese, inviolabile da parte di individui, gruppi o partiti.

2. Separazione dei poteri. Dobbiamo costruire un governo moderno, in cui sia garantita la separazione fra potere esecutivo, giudiziario e amministrativo. Abbiamo bisogno di una legge amministrativa che definisca l’ampiezza della responsabilità del governo, prevenendo abusi di potere. Il governo deve rispondere a chi paga le tasse. La divisione di potere fra governi provinciali e centrale deve sottostare al principio per cui i poteri del governo centrale sono solo quelli stabiliti dalla costituzione, mentre tutti gli altri poteri appartengono ai governi locali.

3. Democrazia legislativa. I membri dei corpi legislativi devono essere tutti scelti attraverso elezioni dirette, e una democrazia legislativa dovrebbe osservare norme giuste e imparziali.

4. Indipendenza del potere giudiziario. La legge deve essere al di sopra degli interessi di ogni specifico partito politico e i giudici devono essere indipendenti. È necessario stabilire una Corte suprema costituzionale e varare procedure per le revisioni della costituzione. Al più presto vanno aboliti tutti quei Comitati per  gli affari politici e legali che a tutt’oggi permettono ai membri del Partito comunista di ogni livello di decidere in anticipo e fuori delle corti su casi politicamente sensibili. Dobbiamo proibire con forza l’uso di cariche pubbliche per scopi privati.

5. Pubblico controllo del servizio pubblico. L’esercito deve rispondere al governo nazionale, non a un partito politico e dovrebbe essere reso molto più professionale. Il personale militare deve giurare sulla Costituzione e rimanere neutrale. Organizzazioni politiche e partitiche devono essere proibite fra i militari. Tutti i rappresentanti pubblici, compresa la polizia,  devono servire in modo neutrale, senza schierarsi. Deve finire la pratica attuale di favorire un partito politico nelle assunzioni per un servizio pubblico.

6. Garantire i diritti umani. Si devono garantire in modo preciso i diritti umani e il rispetto per la dignità umana. Si deve creare un Comitato per i diritti umani, capace di vigilanza fino ai corpi legislativi più al vertice, capace di bloccare possibili abusi di potere da parte del governo che violino i diritti umani. Una Cina democratica e costituzionale deve garantire in modo speciale la libertà personale dei cittadini. Nessuno deve subire arresti illegali, detenzione, accuse, interrogatori, punizioni. Il sistema della “rieducazione attraverso il lavoro” deve essere abolito.

7. Elezione dei pubblici ufficiali. Ci deve essere un sistema completo per elezioni democratiche basate su “una persona, un voto”. Va attuato in modo sistematica l’elezione diretta dei responsabili amministrativi a livello di contea, città, provincia e nazione. Il diritto a tenere elezioni libere e periodiche e a parteciparvi è un diritto inalienabile per ogni cittadino.

8. Uguaglianza fra città e campagne. Almeno i due terzi del sistema attuale di registrazione [residenza obbligatoria – ndt] deve essere abolito. Esso favorisce i residenti delle città e colpisce quelli che risiedono nelle campagne. Dobbiamo invece stabilire un sistema che dà ad ogni cittadino gli stessi diritti costituzionali e la stessa libertà nello scegliere dove vivere.

9. Libertà di formare gruppi. Deve essere garantito il diritto dei cittadini a formare gruppi. L’attuale sistema di registrazione per gruppi non governativi, che richiede “l’approvazione” [previa] di un gruppo, va sostituita con un sistema in cui un gruppo registra se stesso in modo diretto e semplice. La costituzione e la legge deve governare la formazione di partiti politici; ciò significa che dobbiamo abolire il privilegio speciale di un partito che monopolizza il potere e dobbiamo garantire principi per una competizione libera e obbiettiva fra i partiti politici.

10. Libertà di raduno. La Costituzione difende  assemblee pacifiche, dimostrazioni, proteste e libertà di espressione quali diritti fondamentali del cittadino. Non si deve permettere al partito al governo e il governo stesso di interferire in modo illegale o non costituzionale contro di essi.

11. Libertà di espressione. Dobbiamo rendere universale il diritto di parola, di stampa e di libertà accademica, garantendo che i cittadini siano informati e messi nella possibilità di esercitare il loro diritto di supervisione. Queste libertà vanno sostenute con una legge sulla stampa che abolisca le restrizioni politiche su di essa. L’articolo dell’attuale codice criminale che parla di “crimine di incitamento alla sovversione del potere statale” deve essere abolito. Dobbiamo finirla col guardare alle parole come dei crimini.

12. Libertà di religione. Dobbiamo garantire la libertà di religione e di credo, istituendo la separazione fra religione e Stato. Non vi devono essere interferenze del governo nelle attività religiose pacifiche. Dobbiamo abolire ogni legge, regolamento, regola locale che limiti o sopprima la libertà religiosa dei cittadini. Dobbiamo abolire il sistema attuale che richiede ai gruppi religiosi (e ai loro luoghi di culto) di ottenere l’approvazione ufficiale in anticipo, sostituendolo con un sistema in cui la registrazione è facoltativa e, per quelli che la scelgono, automatica.

13. Educazione civica. Nelle nostre scuole dobbiamo eliminare l’educazione politica e gli esami che mirano ad indottrinare gli studenti nell’ideologia di Stato, instillando il sostegno verso il governo di un partito. Dobbiamo sostituirla con l’educazione civica che promuova valori universali e diritti dei cittadini, faccia crescere la coscienza civica e promuova le virtù civiche che servono la società.

14. Protezione della proprietà privata. Dobbiamo attuare e proteggere il diritto alla proprietà privata e promuovere un sistema economico di mercato libero e onesto. Dobbiamo abbandonare i monopoli governativi nel commercio e nell’industria e garantire la libertà di fondare nuove imprese. Dobbiamo varare un Comitato sulla proprietà dello Stato, che faccia rapporto al parlamento nazionale, che verifiche il trasferimento di imprese statali a proprietà di privati, in una maniera neutra, competitiva e ordinata. Dobbiamo varare una riforma fondiaria che promuova la proprietà privata della terra, garantisca il diritto di comprare e vendere la terra, e permetta alla proprietà privata di essere valutata in modo vero nel mercato.

15. Riforma finanziaria  e delle tasse. Dobbiamo stabilire un sistema della finanza pubblica che sia regolato in modo democratico e verificabile, e che assicuri la protezione dei diritti di chi paga le tasse, e che operi secondo procedure legali. Abbiamo bisogno di un sistema per cui le entrate pubbliche ad un certo livello – centrale, provinciale, di contea, o locale – siano controllate allo stesso livello. Abbiamo bisogno di una grande riforma del sistema delle tasse che abolisca ogni tassa ingiusta, semplifichi il sistema, distribuisca il peso delle imposte in modo equilibrato. Ai membri del governo è vietato l’aumento delle tasse, o l’istituzione di nuove, senza decisione pubblica e l’approvazione di una assemblea democratica. Dobbiamo riformare anche il sistema di proprietà per incoraggiare la competizione fra un più vasto numero di partecipanti al mercato.

16. Sicurezza sociale. Dobbiamo costruire un sistema di sicurezza sociale che copra tutti i cittadini, e assicuri loro un accesso fondamentale a istruzione, sanità, pensione e impiego.

17. Proteggere l’ambiente. Abbiamo bisogno di proteggere l’ambiente naturale e promuovere uno sviluppo che sia sostenibile e responsabile verso i nostri discendenti e verso il resto dell’umanità.  Ciò significa che lo Stato e suoi rappresentanti a tutti i livelli devono non solo fare quello che è giusto per giungere a questi scopi, ma accettare anche la supervisione e la partecipazione di organizzazioni non governative.

18. Una repubblica federale. Una Cina democratica deve cercare di agire come una massima potenza responsabile, che contribuisca alla pace e allo sviluppo della regione Asia-Pacifico avvicinandosi agli altri in uno spirito di uguaglianza e onestà. Per Hong Kong e Macao dobbiamo sostenere le libertà che là esistono di già. Riguardo a Taiwan, dobbiamo anzitutto dichiarare il nostro impegno verso i principi di libertà e di democrazia, e quindi cercare una formula di riunificazione pacifica, negoziando fra uguali, ed essendo pronti al compromesso. Dobbiamo anche affrontare dispute nelle aeree delle minoranze in Cina con una mente aperta, cercando vie per trovare uno schema in cui tutte i gruppi etnici e religiosi possano fiorire. Dovremmo tendere allo scopo di una federazione di comunità democratiche della Cina.

19. Verità nella riconciliazione. Dobbiamo riabilitare la reputazione di tutte le persone – comprese le loro famiglie – che hanno sofferto di ostracismo e umiliazione nelle campagne politiche del passato o sono stati bollati come criminali a causa del loro pensiero, parole, o fede. Lo Stato dovrebbe pagare un risarcimento a queste persone. Tutti i prigionieri politici e di coscienza devono essere liberati. Ci deve essere una Commissione per la ricerca della verità incaricata di trovare prove fattuali delle ingiustizie e atrocità del passato, determinando le responsabilità , garantendo giustizia e su queste basi, ricercando anche la riconciliazione sociale.

La Cina è una delle più grandi nazioni del mondo, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e membro del Consiglio per i diritti umani. Alla luce di questo,  essa deve contribuire alla pace per l’umanità e al progresso dei diritti umani. Purtroppo, a tutt’oggi siamo la sola nazione fra le più grandi che rimane tuttora impantanata in una politica autoritaria. Il nostro sistema politico continua a produrre disastri sui diritti umani e crisi sociali, soffocando lo sviluppo del Paese e limitando anche il progresso di tutta la civilizzazione umana. Tutto ciò deve cambiare. Davvero deve cambiare. La democrazia della politica cinese non può più essere rimandata a dopo.

Per questo motivo noi, spinti da senso civico, annunciamo [la nascita di] Carta ’08. Speriamo che tutti i cittadini cinesi che condividono con noi questo senso di crisi – ma anche di responsabilità e missione – mettano da parte ogni piccola differenza e abbraccino il vasto compito  di questo movimento di cittadini. Siano essi persone del governo o semplici cittadini, di qualunque livello sociale, vogliamo lavorare insieme per produrre una grande trasformazione della società  cinese, e il rapido stabilirsi di una nazione libera, democratica e costituzionale. Possiamo davvero rendere reali gli scopi e gli ideali che il nostro popolo ha sempre cercato in modo instancabile per oltre 100 anni, contribuendo a un nuovo splendente capitolo della civiltà cinese.

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