SONO MANUEL IL MIRACOLATO DAL PAMPURI

Cari amici, sono Manuel, l’uomo miracolato trent’anni fa da san Riccardo Pampuri

Tempi.it pubblica la lettera che Manuel Cifuentes ha inviato ad alcuni amici in occasione dell’anniversario del “milagro”.

«San Riccardo Pampuri è il nostro riferimento nel cammino che ci conduce a Gesù, e alla region dei cieli». Ecco tutta la storia di come un frate medico della Bassa milanese è arrivato ad “operare” su un ragazzino che viveva nellasierra spagnola.

Era una mattina di trent’anni fa, in un paesino della sierra spagnola di Albacete, Alcadozo, un ragazzino di dieci anni, Manuel Cifuentes, stava aiutando suo padre a lavorare nell’orto di casa. Inavvertitamente andò a sbattere contro un ramo di mandorlo, che si conficcò nell’occhio sinistro. La ferita sembrava lieve, ma il padre decise di portare il ragazzo dal medico condotto, che, a sua volta, dopo aver bendato l’occhio ferito, lo inviò da uno specialista nel capoluogo Albacete. Il dottor Juan Ramon Perez confermò la gravità della ferita prescrisse medicinali, prospettando un delicato intervento chirurgico. Tornato a casa, il dolore aumentò a tal punto da impedire l’uso della pomata prescritta.
Fu allora che il padre di Manuel, Cecilio, si ricordò di avere un’immaginetta di un santo italiano, un certo Riccardo Pampuri, del quale la famiglia Cifuentes non conosceva la storia, ed era ignara del fatto che, all’epoca, Pampuri non fosse stato ancora proclamato santo, ma solo beato da Giovanni Paolo II, qualche mese prima, il 4 ottobre 1981. Seguendo la propria fede, con la quale invitava spesso il figlio a pregare perché «Gesù ascolta chi lo invoca attraverso i suoi santi», papà Cecilio decise di inserire l’immaginetta tra l’occhio e la benda.
Dopo una notte tribolata arrivò il sonno. Fu solo la mattina presto, all’ora del risveglio che Cecilio si accorse del “milagro”: l’occhio di Manuel non presentava più segni di ferite.
Il 1° novembre 1989, la famiglia Cifuentes era in ginocchio davanti a papa Wojtyla in piazza San Pietro, nel giorno della proclamazione alla santità di Riccardo Pampuri. Naturalmente il “milagro” della guarigione dell’occhio era stato confermato nell’aprile 1988, dalla Consulta Medica presso la Congregazione per le cause dei Santi, con questa conclusione: «Guarigione estremamente rapida, completa e duratura, non spiegabile in base alle conoscenze mediche».
Un altro miracolo del dottor Erminio Pampuri, fra Riccardo dei Benefratelli, un uomo nato in terra lombarda, a Trivolzio, a pochi chilometri da Pavia, il 2 agosto 1897, un periodo giovanile pieno di interessi, legati da un grande sentimento di umanità e di carità cristiana, che lo pervasero per tutta la sua vita: nel laurearsi in Medicina, nel compiere un atto di eroismo durante la Prima Guerra Mondiale, quando, medico nell’esercito, trasportò sotto una pioggia incessante, nella disfatta di Caporetto, i soldati feriti, minando per sempre la sua salute, con una pleurite che lo condizionò per il resto della sua esistenza.
Una storia densa di amore per i malati che lo rese testimone della fede cristiana nella Bassa milanese; la testimonianza di chi si spende, attraverso la concretezza della professione medica, accogliendo i malati, non solo curando il corpo, ma sostenendo lo spirito, con l’autorevolezza della sua vocazione francescana. Pamupri morì per le complicazioni della pleurite, che non l’abbandonò mai, il 1° maggio 1930.
Già pochi anni dopo la sua morte, si ebbero notizie di guarigioni dovute alle intercessioni rivoltegli, tanto che il 1° aprile 1949 fu aperto dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster, il processo di canonizzazione. E mentre si facevano sempre più frequenti i pellegrinaggi alla sua tomba, nel piccolo cimitero del paese natale di Trivolzio avvenivano le due guarigioni più significative: a Gorizia, nel 1952, e a Milano nel 1959, entrambe mentre i malati erano degenti negli ospedali gestiti dai Benefratelli.
Oggi san Riccardo Pampuri è custodito e venerato nella chiesa parrocchiale di Cornelio e Cipriano a Trivolzio; è meta incessante di pellegrini ed è uno dei santi più invocati da chi vive l’esperienza educativa del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione.
Infatti, don Luigi Giussani non smise mai di invitare alla sua intercessione, chiedendo ai tanti amici del movimento di pregare ogni giorno con un “Gloria” il santo di Trivolzio. A San Riccardo Pampuri è intitolata la clinica per malati terminali ad Asuncion, in Paraguay, che Padre Aldo Trento gestisce dal 2004.
Da qualche tempo, sul web è presente una pagina Facebook intitolata agli “Amici di San Riccardo”, e proprio il responsabile di questa iniziativa ha voluto incontrare, nell’estate scorsa, Manuel Cifuentes, raggiungendolo nella sua casa di Alcadozo. Ha trovato una famiglia ancora piena di stupore per ciò che è accaduto loro: Manuel lavora in una casa di riposo, il padre è stato nominato da poco diacono della piccola chiesa del paese. Da questa chiesa, ogni 1° maggio, parte una processione molto curata, con la statua di san Riccardo e una reliquia donata dal Fatebenefratelli.
Proprio sulla pagina Facebook, in occasione dei trent’anni esatti dal “milagro”, Manuel ha spedito un saluto, che il responsabile della stessa pagina web ha autorizzato a pubblicare sul sito tempi.it: «Cari amici di san Riccardo, sono Manuel, di Alcadoz. Vorrei mandare un saluto, prima di tutto, per augurarvi un felice e prospero 2012, pieno di pace, benessere e salute. Grazie al nostro amico Ste posso comunicare con voi e unirmi al vostro cammino di fede, assieme al nostro caro amico san Riccardo Pampuri. È il nostro riferimento nel cammino che ci conduce a Gesù, e alla region dei cieli. Questa è la nostra meta di cristiani, e Gesù non avrebbe voluto che camminassimo da soli, per conto nostro. Invece dobbiamo marciare in comunione, come un popolo unito, e quale miglior popolo di uno fatto da fratelli e amici? Essere cristiano vuol dire essere amici di Gesù. E questo credo che sia per tutti una certezza. Spero che la nostra amicizia serva a unire fili che possano resistere alla distanza, per mantenerci uniti, come cristiani. Potete contare su di me, e scrivermi quando lo desideriate. Un saluto e un forte abbraccio, dal vostro amico e fratello Manuel».

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