MICHELINI E IL MEDIO ORIENTE – Ambrogio Chiari e Serafino Acernozzi o.h.

San Giovanni di Dio trasporta sulle spalle un malato

MICHELINI E IL MEDIO ORIENTE

(Milano, 1917 – Solbiate Comasco, 2008)

Sul precedente numero si è messo in rilievo l’attività svolta dal prof. Michelini in Africa. È stato anche già accennato che la Provincia Lombardo-Veneta si impegnò in Israele con l’ospedale “Sacra Famiglia” di Nazareth (più noto come Ospedale Italiano), succedendo nella gestione alla Provincia Austriaca nel 1959.

Il presente articolo rivolge l’attenzione all’attività di Michelini in detto ospedale. Ma allora perché il titolo “Michelini ed il Medio Oriente”? Ecco la spiegazione. Quando alla fine del 2007 sono stato presso l’ospedale di Nazaret, nel sistemare la documentazione varia dell’archivio, ho avuto modo di vedere alcune lettere riguardanti Michelini.

Michelini - Fractio Panis

Sicuramente molto importante è stata una circolare del Patriarca di Gerusalemme mons. Michel Sabbah indirizzata, credo nei primi anni del 1990, ai vari parroci delle chiese di rito latino appartenenti al Patriarcato, che comprende anche la Giordania, in cui chiedeva agli stessi che redigessero una relazione circa l’attività e le opere realizzate da Michelini nelle loro chiese o altri luoghi. Non c’era però traccia alcuna circa l’esito di tale richiesta.

Incuriosito, una sera chiesi a mons. Giacinto Marcuzzo, Vescovo ausiliare del Patriarcato Latino che risiede a Nazaret, che era in visita al suo autista ricoverato, se sapesse qualcosa in merito. Mons. Marcuzzo si ricordava di tale circolare ma che la stessa non aveva avuto alcun riscontro. Sarebbe, comunque, interessante svolgere delle ricerche presso la sede del Patriarcato per sapere se eventualmente esiste un fascicolo riguardante l’attività svolta da Michelini nel territorio del Patriarcato. Questo perché Michelini si era messo gratuitamente al servizio del Patriarcato Latino per i vari interventi, non solo pittorici, che necessitavano presso le strutture di competenza dello stesso. Ma sarebbe troppo lungo darne un elenco ed allora limitiamoci all’ospedale S. Famiglia di Nazaret, che è quanto ci interessa.

Michelini ha operato a Nazaret per molti anni, durante le fasi di ampliamento dell’ospedale, e nel periodo dal 1986 al 1989 circa, quando si occupò della chiesa di Giaffa di Nazaret. All’ospedale Sacra Famiglia dei Fatebenefratelli ha maggiormente lasciato la sua impronta nella chiesa da lui affrescata.

Michelini - Ego sum

Ecco cosa vi troviamo. Nell’abside, sulla parete frontale (2): In alto, dove la parete termina a volta, c’è una gigantesca figura a mezzo busto del “Cristo Pantocratore”, con il braccio destro sollevato e la mano nel gesto di indicare con le tre dita la Ss.ma Trinità. La mano sinistra poggia su un libro aperto, su cui è scritto “Ego Cogito, Cogita Mones Pacis”. L’atteggiamento ieratico sottolinea la maestà e la sovranità di Cristo sull’universo. Per averne un’idea basti pensare, ad esempio, ai mosaici della Basilica di S. Marco a Venezia o del duomo di Monreale.

 Ai lati della figura di Cristo sono dipinti i simboli dei quattro evangelisti: l’angelo, l’aquila, il leone ed il bue, rappresentativi rispettivamente di Luca, Giovanni, Marco e Matteo.

Nella fascia sottostante il Cristo, Michelini ha dipinto gli episodi riguardanti la vita della Sacra Famiglia di Nazaret, alcuni desunti dai brani evangelici, secondo un certo ordine cronologico: la nascita di Maria; Maria bambina con la madre S. Anna ed il padre S. Gioacchino; l’annunciazione dell’Angelo a Maria, il sogno di S. Giuseppe; la cerimonia del fidanzamento e poi dello sposalizio; Gesù nella sinagoga che commenta il brano di Isaia che parla del Messia ed afferma che è Lui l’adempimento della scrittura; Gesù che, dopo tale affermazione, viene condotto su una rupe del colle ai margini del paese per esservi gettato sotto (vedi Luca 4, 14-30); Gesù che aiuta il padre Giuseppe nel lavoro di falegname; la morte di Giuseppe amorevolmente assistito da Gesù e da Maria.

Michelini - 3 Trasfigurazione

Entrando in chiesa, la vista di quella parete interamente affrescata – nella parte bassa è dipinto un drappeggio – desta stupore e meraviglia per la gran varietà dei colori e l’armoniosità compositiva delle scene raffigurate. Sulla parete di sinistra, sempre ad affresco, vi è raffigurata, in un inconfondibile stile “micheliniano” ed a struttura piramidale, la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor (che non è molto distante da Nazaret) (3). Gesù, in lucenti vesti bianche, ha le mani levate al cielo ed ha ai lati Mosé ed Elia mentre inginocchiati in atteggiamento estatico ci sono gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni.

Di fianco all’altare principale ci sono due grandi dipinti: A sinistra l’ultima cena (1), nella composizione che vediamo abitualmente: Gesù, in piedi, sta spezzando il pane, attorniato dai discepoli attoniti. È particolarmente caratteristica a colorazione delle varie vesti. Sulle pareti sopra gli altari laterali ci sono i quadri con raffigurati: S. Riccardo Pampuri e S. Benedetto Menni, a destra; S. Gerolamo e S. Basilio, a sinistra. Alle pareti della chiesa è esposta l’intera Via Crucis.

Michelini - 6 Giovanni di Dio con Crocifisso

Nel corridoio antistante la chiesa sono collocati diversi quadri con dipinti: Un S. Giovanni di Dio (6), coronato di spine e con in mano un crocifisso. Un S. Giovanni di Dio (5) con in braccio un bambino con la testa fasciata (ad affresco, all’ingresso della chiesa) e la raffigurazione delle sette opere di misericordia corporale (eccetto il quadro riguardante il “dar da bere agli assetati”, che è sparito). Nel corridoio del convento si trovano, tra gli altri, di particolare interesse e bellezza, i quadri con: una Sacra Famiglia. S. Giovanni di Dio in una corsia di ospedale che lava i piedi a Gesù (4) (del noto e p i s o d i o biografico). S. Giovanni di Dio che trasporta un ammalato, aiutato dall’Arcangelo Raffaele (In copertina) con un cesto di pani, frutto delle elemosine.

Michelini - 4 Giovanni di Dio lava i piedi

Questi ultimi due quadri prima si trovavano in chiesa, all’altare di S. Giovanni di Dio. In giro per l’ospedale ci sono sicuramente altre opere, tenuto conto della facilità con cui Michelini riusciva a realizzarle e del tempo della sua permanenza in Terra Santa. Per concludere questa parte vorrei segnalare – da informazioni avute da fra Serafino Acernozzi, che a Nazaret è stato Priore per ben 22 anni – che Michelini, a seguito anche di ricerche effettuate a Parigi, nel 1984 tenne una grande mostra di quadri su cui aveva dipinto figure di spicco di religiosi Fatebenefratelli. Di tali opere si è, però, persa ogni traccia.

Inoltre Michelini ha illustrato i volumetti sulla vita di S. Giovanni di Dio e di S. Riccardo Pampuri. Questi volumetti sono stati redatti anche nelle lingue ebraica ed araba. Potrei, in finale, invitare i pellegrini in Terra Santa, trovandosi ad alloggiare a Nazaret,a fare una capatina all’ospedale, non eccessivamente distante dalla splendida basilica d e l l ’ A nnunciazione, opera dell’italiano Giovanni Muzio, e così avranno modo di ammirare di persona le opere sommariamente descritte in questo articolo.

Michelini 5 Giovanni di Dio con bambino

Durante il periodo del suo incarico presso il Patriarcato Latino di Gerusalemme, Michelini visitò le varie comunità cristiane e si interessò anche dei restauri degli arredi, dei quadri e delle icone bizantine. Per le icone utilizzò stoffe damascate e le varie pezze d’avanzo le mise da parte e le portò a Milano. Con questi avanzi compose, in maniera originale delle particolari icone, sullo stile bizantino, creando lui pittoricamente le parti relative ai volti ed alle mani.

Queste icone sono veramente suggestive e di grande intensità spirituale. Posso aggiungere che esse sono disponibili per chi eventualmente ne fosse interessato. Nella galleria dei ricordi di Serafino Acernozzi, o.h. Dare volto ai ricordi del prof. Michelini per fermarli, incorniciarli ed esporli in rassegna come in una galleria d’arte… lo incontrai in Terra Santa, ospite del Patriarcato Latino di Gerusalemme, sotto l’egida del Patriarca mons. Giacomo Beltritti, che l’aveva conosciuto tramite i Fatebenefratelli.

Il Professore era il Canonico del Patriarca e nelle visite alle parrocchie del Patriarcato lo accompagnava, così ha conosciuto: la Palestina con Gaza, la Giordania, e l’Isola di Cipro e là ha lasciato anche il suo segno e riservava nei suoi affreschi sempre uno spazio per raffigurare San Giovanni di Dio.

Michelini - 7 Giovanni di Dio - grafica

Infine, ospite da noi a Nazaret, come aggregato al nostro Ordine, mi aveva disegnato un’artistica immaginetta di San Giovanni di Dio con San Benedetto Menni e San Riccardo Pampuri in occasione del mio 25.mo di professione religiosa (7). Era ospite nel nostro convento e per motivi di lavoro, ospite anche nella casa parrocchiale di Giaffa di Nazaret, che si dice sia il luogo dove sia nato San Giovanni Evangelista, fratello di San Giacomo e figli di Zebedeo. All’apostolo Giovanni noi dobbiamo il Gesù più intimo, quello che più profondamente si manifesta figlio di Dio fatto uomo.

Il Michelini per questa Parrocchia ha progettato la nuova Parrochiale, ha seguito i lavori di costruzione e poi l’ha anche affrescata tutta; per questi lavori ci ha messo tutto il suo entusiasmo. Lui stesso si presentava negli uffici competenti, al Ministero dei Culti, per fare approvare i progetti, trovava sempre funzionari ebrei, che approvavano le sue idee, dicendo anche che lo aiutavano volentieri perché i cristiani sono i migliori divulgatori del loro libro sacro “La Bibbia”.

Ha affrescato perfino la “Via Crucis” e nell’affresco della risurrezione, nel lenzuolo lasciato fuori dal sepolcro ha disegnato la S. Sindone, un particolare rarissimo negli affreschi. Bisogna ricordare da ultimo l’avventura che ha avuto con la comunità musulmana della Parrocchia di Giaffa.

michelini-tota-pulchra-es-maria

Il professore aveva affrescato la nuova facciata della costruenda Parrocchia e nel triangolo di fine facciata aveva dipinto l’Immacolata Concezione con sotto i suoi piedi la luna. I musulmani, osservando questo suo lavoro, erano rimasti offesi, poiché veniva offesa la luna, messa sotto i piedi dell’Immacolata; per i musulmani la luna è il simbolo che rimanda alla scansione temporale. Quindi si era formata una commissione di musulmani e questa, dopo varie riunioni e discussioni con il parroco don Sante Visentin, decise di far cancellare dal Professore la luna, con il rincrescimento del Michelini e con problemi, poiché ha dovuto impiantare di nuovo l’impalcatura per raggiungere l’altezza del triangolo della facciata, così sono stati accontentati i musulmani, al contrario di quanto noi cristiani cattolici leggiamo nel libro dell’Apocalisse: 12,1 “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. È una pagina classica nell’interpretazione mariologica dell’Apocalisse.

Questi grandi lavori lo hanno soddisfatto moltissimo. Dopo poco tempo è rientrato definitivamente in Italia, lasciando un grande vuoto nel Patriarcato Latino di Gerusalemme, oltre che ai seminaristi del Seminario Patriarcale ai quali aveva insegnato. Sulla collina che domina Abu Ghosh, a pochi chilometri da Gerusalemme, si trovano le rovine della città Kiryat Ye’arim, qui stette l’arca dell’alleanza quando fu rinviata dagli abitanti di Beit Shemesh. Le suore di San Giuseppe dell’Apparizione vi hanno costruito una casa per esercizi spirituali e sulle rovine di una Chiesa del V sec. Hanno riedificato la Chiesa dedicata a Maria Arca dell’Alleanza. In questa una icona dipinta dal prof. Michelini è molto venerata dalle suore col il titolo di Arca dell’Alleanza.

Da “FATEBENEFRATELLI” Luglio/Settembre 2009

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