QUANDO LA PAROLA METTE SU FAMIGLIA – Angelo Nocent

 

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QUANDO

 

LA “PAROLA

 

METTE SU FAMIGLIA

 

 

Di Angelo Nocent

Shalom! arton667-f833bIl 2 Gennaio 2006 sul Corriere della sera compariva questo interrogativo: “In principio fu il Verbo o il Dna?” Il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia James D. Watson, ha dichiarato di saperlo. Infatti, se l’universo fosse opera di un Creatore, il pipistrello avrebbe le piume. Lo studioso che rivoluzionò la biologia, nel suo articolo spiega come Darwin abbia liberato l’uomo dalla superstizione. Offrendogli un mondo naturale che non era mai stato così meraviglioso. Più che le sue teorie scientifiche, mi ha colpito la folgorante conclusione cui è giunto il Nobel con le sue mirabili scoperte: “Possiamo vivere la nostra vita senza il costante timore di aver offeso questa o quella divinità che va placata con incantesimi o sacrifici, o di essere alla mercé dei demoni o delle Parche.

Se aumenta la conoscenza, l’oscurità intellettuale che ci circonda viene illuminata e impariamo di più della bellezza e della meraviglia del mondo naturale. Non giriamoci attorno: l’affermazione comune secondo la quale l’evoluzione attraverso il meccanismo della selezione naturale è una «teoria», esattamente com’è una teoria quella delle stringhe, è sbagliata. L’evoluzione è una legge (con parecchi elementi), tanto sostanziata quanto qualsiasi altra legge naturale, che sia di gravità, del movimento o di Avogadro.

Shalom rubon109-7e289L’evoluzione è un dato di fatto, messa in discussione soltanto da chi sceglie di negare l’evidenza, accantona il buonsenso e crede invece che alla conoscenza e alla saggezza immutabili si arrivi soltanto con la Rivelazione.”


Caro lettore, stai pure dalla parte di chi vuoi. Sappi però che, se mi vieni dietro, un tratto di oscurità, un tunnel lo dobbiamo attraversare. Ma devi anche sapere che la tenebra più che da ottusità intellettuale deriva da un fattore genetico: il mio telescopio non va oltre le stelle. Perché la luce è talmente accecante che risulta impossibile sfondare quello sbarramento. A meno che…

A meno che… non venga qualcuno a “familiarizzare” con noi, poveri pipistrelli senza piume.


Giovanni, che era solo Apostolo ed Evangelista e difficilmente avrebbe preso il Nobel per via delle sue ri-velazioni, ha indagato anche lui ed è riuscito proprio dove il geniale James D. Watson, con tutto il buon senso del suo sapere, non ha potuto introdurre la sonda. Ed ecco i risultati della perlustrazione:

“In principio,
c’era colui che è “la Parola”.
Egli era con Dio,
Egli era Dio.
Egli era al principio con Dio.
Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era la vita
e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta”

Era nel mondo,
il mondo è stato fatto per mezzo di lui,
ma il mondo non l’ha riconosciuto.
È venuto nel mondo che è suo
ma i suoi non l’hanno accolto.
Alcuni però hanno creduto in lui.
A questi Dio ha fatto il dono
di diventare figli di Dio.
Non sono diventati figli di Dio per nascita naturale,
per volontà di un uomo:
è Dio che ha dato loro la nuova vita.
Colui che è “la Parola” è diventato un uomo
ed è vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato
il suo splendore divino.
È lo splendore
del Figlio unico del Dio Padre,
pieno della vera grazia divina! “ (Gv 1,ss)
 

 


Lasciando agli scienziati di proseguire per la loro strada, con l’augurio sincero che non finiscano intrappolati nella rete dei pregiudizi, proseguo per la via indicata dalle Scritture. Noi siamo nella Parola di Dio, essa ci spiega e ci fa esistere. Questa è la nostra fede. E’ stata la Parola per prima a rompere il silenzio, a dire il nostro nome, a dare un progetto alla nostra vita.

Non sarà mai ripetuto abbastanza che

  • È in questa Parola che il nascere e il morire, l’amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo e una speranza.
  • E’ grazie a questa Parola che io sono qui e tento di esprimermi e tu sei lì e cerchi d’intendermi: “Nella tua luce vediamo la luce” (Sal 35,10)

Di fronte al mistero del Dio Vivente, auspico che ogni lettore possa provare con me quell’impressione di Isaia che sentiva il disagio delle labbra impure (Is 6,5):

“Allora gridai:
“È finita! Sono morto.
È finita perché sono un peccatore
e ho visto con i miei occhi il Re, il Signore
dell’universo!
Ogni parola che esce dalla mia bocca
e da quella del mio popolo
è solo peccato”.
 

 

 

 

 

 

 

Dire famiglia è parlare del Dio vivente, sentirsi alla sua presenza. Viene spontanea l’implorazione di Pietro: “Signore, allontanati da me che sono un uomo peccatore”. (Lc 5,8)
Ai credenti certamente, ma anche a coloro che non si sentono di condividere la fede cattolica, la Parola di Dio può parlare, aprire la via del cuore. Ogni uomo dalla Parola può essere messo al servizio dell’uomo.

 

SHALôM” il saluto della famiglia

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Il termine biblico Shalôm descrive una dimensione originaria della vita umana caratterizzata dall’abbondanza e dalla pienezza di senso.

  1. Il significato letterale sembra comprendere l’idea di PACE-BENEVOLENZA in opposizione a guerra e inimicizia, e quella di BENESSERE-COMPLETEZZA, con forte accento sui beni materiali, ma anche sull’armonia e la forza del corpo e dell’animo umano.
  2. Nella sua forma verbale può assumere il significato di PAGARE-RIPAGARE, come nell’espressione lebab shalem , che significa “cuore che paga”, nel senso di cuorericonoscente (al Signore);
  3. oppure il significato di ESSERE COMPLETO, come in 1Re 9,25: “Egli (Salomone) completò (Shalam) il tempio”.
    Volendo ulteriormente esemplificare:
  4. Shalôm è benedizione: presenza di Dio;
  5. Shalôm è frutto di giustizia sociale, di rispetto del diritto; di educazione sapiente dell’uomo;
  6. Con la sua fecondità e abbondanza, anche la natura è manifestazione di Shalôm ;
  7. Shalôm è un termine che esprime anche una promessa:
  8. Shalôm ha un forte senso religioso; è’ il dono di Dio perché gli ideali che sembrano impossibili possano concretizzarsi;
  9. Shalôm è la pienezza che ricolma ogni carenza, che risana ogni ferita.
  10. Come sostantivo è usato per descrivere la situazione di CHI HA A SUFFICIENZA, CON MISURA TRABOCCANTE, SENZA AVERE NULLA DI MENO DEL MASSIMO.
  11. L’espressione “fare shalom” è talvolta sinonimo di “stipulare un accordo, un patto”.
  12. Nel Salmo 85,11 Shalôm fa coppia con giustizia, per escrivere la pienezza dei beni messianici: “Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno…”.
  13. Il Salmo 22 ne illustra bene il significato, anche se non compare il termine specifico Shalôm: ” Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…il mio calice trabocca…”.
  14. Sono molti i nomi propri che portano la radice Shalôm: Gerusalemme (città della pace), Salomone (la sua  ricompensa), Assalonne (mio padre è pace) e molti altri.

Abbondanza e pienezza di senso rientrano nel progetto di Dio. Le patologie della famiglia si possono curare se ci si apre alla  condivisione delle problematiche. Segregarsi con le proprie incognite equivale a chiudersi nel cucinino senza sfiatatoio: la pentola bolle, l’acqua fuoriesce, la fiamma si spegne e il gas si disperde incontrollato…

Ciao-Shalôm

Di fronte a tante famiglie deluse e scoraggiate, esiste una cosa pratica che si può fare subito, un intervento per tamponare l’emergenza? Ce lo insegnano gli ebrei, i nostri fratelli maggiori: immettere in circolazione e scambiarsi questa benedizione che è
anche promessa e speranza.
Ciao di qua…, ciao di là…E perché no Shalôm ? Così, se verremo interrogati sul significato del saluto, si aprirà uno spiraglio che permetterà l’aggancio alla Parola.

1). La famiglia in primo luogo, passa attraverso il medesimo processo che attraversa una Comunità, una nuova Chiesa che si costituisce. Quando la famiglia non è ancora costituita (ossia lo è solo in senso anagrafico), i suoi componenti assomigliano ai due discepoli che andavano a Emmaus. Essi non capivano ciò che era accaduto a Gerusalemme (la croce) ed erano delusi per la non avvenuta liberazione del popolo e per la risurrezione che non si
era ancora vista.

Caravaggio Emmaus 800px-Caravaggio.emmausIl compagnio di viaggio (Gesù) cosa fa? Familiarizza, crea le condizioni per…: “Quindi Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosè fino agli scritti di tutti i profeti”. (Lc 24,27)

E’ solo dopo questo cammino che si aprirono i loro occhi, cosi che allo spezzare del panelo riconobbero.
 

Da questo quadro si ricava una prima lezione:

 

 

 

 

 

  • Che bisogna fare propria la Parola di Dio;
  • Che è sconsigliabile la via delle scorciatoie.
  • Che le partenze a freddo vanno scoraggiate.
  • Che i motori rendono se sono riscaldati.
  • Nella vita succede la stessa cosa: il cuore, prima di agire, ha bisogno di essere acceso:
    Si dissero l’un l’altro: “Non ci sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia?”.

Se portiamo subito il discorso – come spesso avviene – sulla morale coniugale, l’educazione sessuale, l’aborto, il divorzio…finiamo presto nelle sabbie mobili e scattano puntualmente le delusioni dei discepoli di Emmaus. Se non viene rispettata la fase del preriscaldamento con le sole Parole capaci di infiammarci l’anima, certe scelte diventano difficili.

Chi ha il cuore in ebollizione, facilmente può

  • amare la norma,
  • tagliare legami,
  • rinnegare se stesso,
  • prendere la croce,
  • seguire,
  • accettare,
  • farsi prossimo…

Molti di noi, pur avendo una certa fede, non hanno ancora avuto modo di scoprire che la Parola di Dio è veramente di Dio e non degli uomini. E proprio perché sua, è un dono fatto a tutti. La famiglia deve imparare a conoscere nel Primo Testamento la Parola di Dio indirizzata a lei. Abramo, Mosè, Davide, i Salmi, i Profeti…sono parole di luce e di verità per la famiglia nell’’insieme e per i suoi singoli componenti.

2). Il secondo momento consiste nel mettere insieme la vita e la Parola: devo scoprire che la Parola di Dio se ricevuta con povertà di spirito, ossia a mani tese, opera e trasforma la vita. Se apro le mani, nell’atteggiamento del bisognoso, ricevo i doni di Dio, destinati a fruttificare.

3). La Parola agisce sul nucleo familiare ma illumina anche le storie personali. A poco a poco ognuno scopre che Dio è presente sulla sua strada, anzi, si fa riconoscere proprio nelle situazioni di deserto, di morte, di disperazione, di abbattimento.

  • La famiglia è il cammino di una comunità, fondato sulla Parola; ad ogni componente che vi aderisce con fede dovrà essere fedelmente annunciata.
  • In ogni nucleo familiare è necessario che vi sia un responsabile per l’annuncio della Parola.
  • Potrebbe non essere sempre la medesima persona a fare l’annuncio, ma un componente deve portare le responsabilità globali.

Il responsabile ha dei criteri di base cui ispirarsi? Penso che l’Apostolo Paolo sia il consigliere migliore. Egli, rivolgendosi alla Chiesa di Tessalonicco, da lui fondata, parla di se stesso con i termini di padre e nutrice:

“mi sono comportato tra voi con dolcezza, come una madre che ha cura dei suoibambini.

8Mi sono affezionato a voi, e vi ho voluto bene fino al punto che vi avrei dato non solo il messaggio di salvezza che viene da Dio, ma anche la mia vita.

9Infatti, fratelli, voi ricordate la dura fatica che ho affrontato: ho lavorato notte e giorno per potervi annunziare la parola di Dio, senza essere di peso a nessuno.  

10Voi siete, con Dio, testimoni del mio comportamento. Potete dire quanto è stato
giusto, santo e corretto il mio modo di agire verso tutti i credenti.

11Sapete che ho agito verso ciascuno di voi, come fa un padre con i suoi figli. 12Vi ho esortati e incoraggiati, vi ho scongiurati di comportarvi in maniera degna di Dio, perché Dio vi chiama al suo regno e alla sua gloria.” (1Tess 5-12)

Paolo è padre perché ha fondato quella Chiesa sulla Parola: e su quella Parola la aiuta a crescere. L’impostazione è meno teorica e astratta di quanto possa sembrare. Epperò esige che qualcuno scopra il senso della paternità/maternità, giacché implica dono di se, amore, vigilanza, cura e sollecitudine per l’annuncio domestico della Parola e per la crescita dei membri familiari. Senza un vero punto di riferimento, se manca la persona

  • caratterizzata da una fiducia senza limiti nella Parola,
  • che crede al suo potere trasformante,
  • che abitua gli altri a confrontarsi con essa, tutto si riduce a pii desideri.

L’uomo nuovo nasce quando cessa di ragionare solo con categorie umane e decide di mettere le “situazioni” di fronte alla Parola.Nessuno si scoraggi se percepisce come inapplicabile tale impostazione schematica.
L’evangelizzatore è un povero che bussa alle porte. Dio non si serve delle nostre qualità e delle nostre “ricchezze”, ma utilizza abitualmente le nostre debolezze e passa attraverso i nostri limiti. Ognuno provi ad essere un annuncio vivente consapevole di essere “forte proprio quando è debole” (“ Cor 12, 1-10)

 

 

Il Maestro, povero e rifiutato, fa testo.

Alcuni verbi di moto da annotare nel taccuino:

 

 

 

  • stimolare,
  • decidersi per…,
  • andare,
  • non indugiare,
  • annunciare…

Alcuni Nota-Bene:

  1.  Molte cose si potranno chiarire solo strada facendo;
  2.  Quando le condizioni famigliari sono strette, bisogna unirsi ad altri gruppi;
  3. Internet può essere uno strumento di supporto, ma non può mai sostituirsi al Testo Sacro ed alle persone;
  4. In una mano la Bibbia e nell’altra il mouse per la navigazione;
  5. Un evidenziatore sempre a disposizione per sottolineare verbi e aggettivi del testo biblico.

E,  per concludere: Shalôm!   Di tutto cuore.

Angelo Nocent

 

 

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