BETLEMME CASA DEL PANE
Posted on agosto 29th, 2009 by Angelo
Posted on Dicembre 25th, 2008 di Angelo
MEDITAZIONE DAVANTI AL PRESEPE
«Oggi ci è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di Davide» (Lc 2,11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena ebbero udito l’annunzio.
«E’ questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Egli è il Salvatore, egli è il Signore: è poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia?
Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini?
Che segno è questo? Grande certamente, se però riusciamo a comprenderlo. [...]
Betlemme, «casa del pane» è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane.
La mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo.
Di questa mensa è scritto: «Hai preparato una mensa dinanzi a me» (Sal 22,5).
In questa mangiatoia c’è Gesù avvolto in fasce.
Le fasce sono il velo del sacramento.
Qui sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande ed evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare: ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria. Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, «con cuore puro, coscienza retta e fede sincera» (2Cor 6,6) possiamo cantare insieme agli angeli:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14).
Dai Discorsi di sant’Elredo, abate Discorso 2 per Natale (PL 195, 209-210)
BUON NATALE A TUTTI ! Silvia
Inviato: 25/12/2008 4.29
Cara Silvia, nella meditazione che ci hai proposto, riecheggia quanto in tempi più recenti ebbe a dire Giovanni Paolo II proprio la notte di Natale del 2004.
Il Papa fa una constatazione ed una preghiera, fa memoria e rende attuale l’Evento che, se non è contemporaneo, cessa di essere evento ma soltanto una bella fiaba da tramandarci vicino al caminetto.
“Latens Deitas: la nascosta Dvinità, dietro poveri segni. Oggi come ieri.
Il Papa:
”stanotte nasce il
pane della vita”
Città del Vaticano (AsiaNews)
In lingua ebraica Betlemme significa “casa del pane”, là doveva nascere colui che si è definito “il pane della vita”. L’ha sottolineato il Papa, nel Natale dell’Anno eucaristico, durante la messa celebrata a mezzanotte, nel corso della quale Giovanni Paolo II ha pronunciato l’intera omelia.
“Adoro Te devote, latens Deitas”. “In questa Notte - ha detto il Papa – mi risuonano nel cuore le prime parole del celebre Inno eucaristico, che mi accompagna giorno dopo giorno in quest’anno particolarmente dedicato all’Eucaristia.
Nel Figlio della Vergine, “avvolto in fasce” e deposto “in una mangiatoia” (Lc 2,12), riconosciamo e adoriamo “il Pane disceso dal cielo” (Gv 6,41.51), il Redentore venuto sulla terra per dare la vita al mondo.
2. Betlemme! Nella lingua ebraica la città dove secondo le Scritture nacque Gesù significa “casa del pane”. Là, dunque, doveva nascere il Messia, che avrebbe detto di sé: “Io sono il pane della vita” (Gv 6,35.48).
A Betlemme è nato Colui che, nel segno del pane spezzato, avrebbe lasciato il memoriale della sua Pasqua. L’adorazione del Bambino Gesù diventa, in questa Notte Santa, adorazione eucaristica.
3. Adoriamo Te, Signore, realmente presente nel Sacramento dell’altare, Pane vivo che dai vita all’uomo. Ti riconosciamo come nostro unico Dio, fragile Bambino che stai inerme nel presepe! “Nella pienezza dei tempi, ti sei fatto uomo tra gli uomini per unire la fine al principio, cioè l’uomo a Dio” (cfr S. Ireneo, Adv. haer., IV, 20,4) .
Sei nato in questa Notte, nostro divin Redentore, e per noi, viandanti sui sentieri del tempo, ti sei fatto cibo di vita eterna.
Ricordati di noi, eterno Figlio di Dio, che nel grembo verginale di Maria Ti sei incarnato! L’intera umanità, segnata da tante prove e difficoltà, ha bisogno di Te.
Resta con noi, Pane vivo disceso dal Cielo per la nostra salvezza! Resta con noi per sempre. Amen!”
Nel 2005 il Papa torna sull’argomento
parlando ai GIOVANI DI ROMA
‘Adoro Te devote, latens Deitas!’
. Carissimi giovani di Roma e delle Diocesi del Lazio, il vostro incontro nella Basilica di San Giovanni in Laterano per adorare l’Eucaristia, in quest’anno ad essa dedicato, vuole essere un’occasione per meglio prepararvi alla Giornata Mondiale della Gioventù. Desidero unirmi spiritualmente a voi ed esprimervi tutto il mio affetto: so che voi mi siete sempre vicini e non vi stancate di pregare per me. Vi saluto e ringrazio di cuore.
Saluto con gratitudine il Cardinale Vicario, i Vescovi, i sacerdoti e le religiose che vi accompagnano, come pure quanti hanno organizzato questo vostro importante momento di riflessione e di preghiera.
2. ‘Adoro Te devote, latens Deitas!’. Eleviamo insieme lo sguardo a Gesù Eucaristia; contempliamolo e ripetiamogli insieme queste parole di san Tommaso d’Aquino, che manifestano tutta la nostra fede e tutto il nostro amore: Gesù, Ti adoro nascosto nell’Ostia!
In un’epoca segnata da odi, egoismi, desideri di false felicità, da decadenza dei costumi, assenza di figure paterne e materne, instabilità in tante giovani famiglie e da tante fragilità e disagi di cui non pochi giovani sono vittime, noi guardiamo a Te, Gesù Eucaristia, con rinnovata speranza. Nonostante i nostri peccati, confidiamo nella tua divina Misericordia. A Te ripetiamo con i discepoli di Emmaus: ‘Mane nobiscum Domine!’, ‘Rimani con noi Signore!’.
Sant’Elredo ci mostra come il Natale sia una festa eucaristica.
Nella grotta di Betlemme Gesù ha celebrato la sua prima eucaristia, attorniato da Maria, Giuseppe, i pastori e gli animali portati in dono. Tutta la creazione era presente alla prima Messa di Gesù: gli angeli in cielo, uomini e animali in terra.Nell’Eucaristia Tu restituisci al Padre tutto ciò che da Lui proviene e si realizza così un profondo mistero di giustizia della creatura verso il Creatore. Il Padre celeste ci ha creati a sua immagine e somiglianza; da Lui abbiamo ricevuto il dono della vita, che tanto più riconosciamo preziosa dal momento del suo inizio fino alla morte, quanto più è minacciata e manipolata.
Noi Ti adoriamo, Gesù, e Ti ringraziamo perché nell’Eucaristia si rende attuale il mistero di quell’unica offerta al Padre che Tu hai compiuto duemila anni fa con il sacrificio della Croce; sacrificio che ha redento l’intera umanità e tutto il creato.
3. ‘Adoro Te devote, latens Deitas!’. Ti adoriamo, Gesù Eucaristia! Adoriamo il tuo corpo ed il tuo sangue donati per noi e per tutti in remissione dei peccati: o Sacramento della nuova ed eterna Alleanza!
Mentre Ti adoriamo, come non pensare alle tante cose che dovremmo fare per darti gloria? Al tempo stesso, però, come non dare ragione a san Giovanni della Croce, che soleva dire: ‘Quelli che sono molto attivi e che pensano di abbracciare il mondo con le loro prediche e con le loro opere esteriori ricordino che sarebbero di maggior profitto per la Chiesa e molto più accetti a Dio, senza parlare del buon esempio che darebbero, se spendessero almeno la metà del tempo nello starsene con Lui in orazione’?
Aiutaci, Gesù, a capire che per ‘fare’ nella tua Chiesa, anche nel campo tanto urgente della nuova evangelizzazione, occorre imparare innanzitutto ad ‘essere’, a stare cioè con Te in adorazione, nella tua dolce compagnia. Solo da un’intima comunione con Te scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera.
Una grande Santa, che entrò nel Carmelo a Colonia, santa Benedetta Teresa della Croce, al secolo Edith Stein, amava ripetere: ‘Membra del corpo di Cristo, animati dal suo Spirito, noi ci offriamo vittime con Lui, per Lui, in Lui e ci uniamo all’eterna azione di grazie’.
4. ‘Adoro Te devote, latens Deitas!’. O Gesù, Ti chiediamo che ogni giovane qui presente desideri unirsi a Te in un’eterna azione di grazie e s’impegni nel mondo di oggi e di domani per essere costruttore della civiltà dell’amore.
Metta Te al centro della sua vita: Ti adori e Ti celebri. Cresca la sua consuetudine con Te, o Gesù Eucaristia! Ti riceva, partecipando con assiduità alla Santa Messa la domenica e, se possibile, ogni giorno. Da questa intensa frequentazione nascano impegni di donazione libera della vita a Te, che sei piena e vera libertà. Scaturiscano sante vocazioni al sacerdozio: senza il sacerdozio non c’è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa. Crescano numerose vocazioni alla vita religiosa; sboccino generose vocazioni alla santità, che è la misura alta della vita cristiana ordinaria, specialmente nelle famiglie: di questo oggi più che mai la Chiesa e la società hanno bisogno.
5. O Gesù Eucaristia, Ti affido i giovani di Roma, del Lazio e del mondo intero: i loro sentimenti, i loro affetti, i loro progetti. Te li presento per le mani di Maria, tua e nostra Madre.
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Gesù, che ti sei offerto al Padre: amali!
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Gesù, che ti sei offerto al Padre: sana le ferite del loro spirito!
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Gesù, che ti sei offerto al Padre, aiutali ad adorarti nella verità e benedicili. Ora e sempre. Amen!
A tutti con affetto imparto la mia Benedizione.
(Giovanni Paolo II) 2005
Queste parole fanno bene anche ai non più giovani. razie per averci introdotti
in questa dimensione contemplativa.
Adóro te devóte, látens Déitas,
Quæ sub his figúris, vere látitas:
Tibi se cor meum totum súbjicit,
Quia, te contémplans, totum déficit.
Visus, tactus, gustus, in te fállitur,
Sed audítu solo tuto créditur:
Credo quidquid díxit Dei Fílius;
Nil hoc verbo veritátis vérius.[2]
In cruce latébat sola Déitas,
At hic látet simul et humánitas:
Ambo támen crédens átque cónfitens,
Peto quod petívit latro pœnitens.
Plagas, sicut Thomas, non intúeor,
Deum támen meum te confíteor.
Fac me tibi sémper mágis crédere,
In te spem habére, te dilígere.
O memoriále mortis Dómini,
Panis vivus, vitam præstans hómini,
Præsta meæ menti de te vívere,
Et te illi semper dulce sápere.
Pie pellicáne, Jesu Dómine,
Me immúndum munda tuo sánguine,
Cujus una stilla salvum fácere,
Totum mundum quit ab ómni scélere.
Jesu, quem velátum nunc aspício,
Oro fíat illud, quod tam sítio:
Ut, te reveláta cernens fácie,
Visu sim beátus tuæ glóriæ. Amen.
Traduzione italiana
Adoro Te devotamente, oh Deità che Ti nascondi,
Che sotto queste apparenze Ti celi veramente:
A te tutto il mio cuore si abbandona,
Perché, contemplandoTi, tutto vien meno.
La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano [3]
Ma solo con l’udito si crede con sicurezza:
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,
Nulla è più vero di questa parola di verità.
Sulla croce era nascosta la sola divinità,
Ma qui è celata anche l’umanità:
Eppure credendo e confessando entrambe,
Chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.
Le piaghe, come Tommaso, non veggo,
Tuttavia confesso Te mio Dio.
Fammi credere sempre più in Te,
Che in Te io abbia speranza, che io Ti ami.
Oh memoriale della morte del Signore,
Pane vivo, che dai vita all’uomo,
Concedi al mio spirito di vivere di Te,
E di gustarTi in questo modo sempre dolcemente.
Oh pio Pellicano, Signore Gesù,
Purifica me, immondo, col tuo sangue,
Del quale una sola goccia può] salvare
Il mondo intero da ogni peccato.
Oh Gesù, che velato ora ammiro,
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
A tal visione io sia beato della tua gloria. Amen.
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