CRISTIANI E BUDDISTI IN DIALOGO – FESTIVITÀ BUDDISTA DI VESAKH
Posted on agosto 27th, 2009 by Angelo
Posted on Aprile 6th, 2009 di Angelo |
Buddhismo festa di Vesakh
festa del Vesakh è la più importante ricorrenza nel calendario religioso buddista. In questa ricorrenza si ricordano tre momenti fondamentali della vita del Buddha.
La tradizione vuole che egli sia nato, abbia ottenuto l’illuminazione e sia scomparso con l’entrata nel Nirvana durante la luna piena del mese di maggio. La ricorrenza è festeggiata da milioni di buddisti in date differenti, a seconda delle interpretazioni astrologiche. In questa ricorrenza che è dedicata alla preghiera, all’osservanza dei precetti buddisti e alle opere di beneficenza, c’è la tradizione di liberare gli animali in cattività, in segno di rispetto per il mondo della natura. In India, dove è considerata festività pubblica, si celebra in particolare in Bihar, considerato il luogo dove Buddha ha raggiunto l’illuminazione spirituale, a Sarnat, in Uttar Pradesh, e a Bodgaya. Per alcuni la festività è circoscritta al plenilunio, per altri riguarda l’intero mese.
In Italia, tutti i centri aderenti all’UBI (Unione Buddista Italiana insieme anche ad altri centri buddisti italiani) hanno deciso di celebrare la ricorrenza l’ultimo fine settimana di maggio. Il Vesakh è l’unica festività buddista ufficialmente riconosciuta anche dallo Stato italiano.
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MESSAGGIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO IN OCCASIONE DELLA FESTIVITÀ BUDDISTA DI VESAKH
05.04.2009
La festa di Vesakh è la più importante per i Buddisti. In essa si commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha. Quest’anno la festa sarà celebrata l’8 aprile in Giappone e Taiwan, il 2 maggio in Corea e l’8 maggio in tutti gli altri Paesi di tradizione budista. Per tale circostanza, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha fatto pervenire ai Buddisti il seguente messaggio:
“…La sorgente spirituale è pura e brillante,
solo gli affluenti sono fangosi e scorrono nell’oscurità.
Attaccarsi ai fenomeni è causa di illusione,
ma attaccarsi alla Verità non è il vero satori…”
Sandōkai (參同契)
Testimoni dello spirito di povertà:
Cristiani e Buddisti in dialogo
Cari amici buddisti,
La festa di Vesakh è la più importante per i Buddisti. In essa si commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha.
Quest’anno la festa sarà celebrata l’8 aprile in Giappone e Taiwan, il 2 maggio in Corea e l’8 maggio in tutti gli altri Paesi di tradizione buddista. Per tale circostanza, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha fatto pervenire ai Buddisti il seguente messaggio:
1. La prossima festa di Vesakh/Hanamatsuri offre una gradita occasione per porgervi, da parte del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, sentite felicitazioni e gli auguri più cordiali: questa festività possa portare ancora una volta gioia e serenità nei cuori di tutti i buddisti in ogni parte del mondo.
Questa celebrazione annuale offre ai cattolici l’opportunità di scambiare auguri con gli amici ed i vicini buddisti e di rafforzare, in tal modo, i legami di amicizia già esistenti e crearne di nuovi. Questi legami di cordialità ci consentono di condividere le nostre gioie, speranze e ricchezze spirituali.
2. Mentre rinnoviamo, in questo periodo, i nostri sentimenti di vicinanza a voi buddisti, diviene sempre più chiaro che, insieme, noi siamo in grado non solo di contribuire, nella fedeltà alle nostre rispettive tradizioni spirituali, al benessere delle nostre comunità, ma anche a quello di tutta la comunità umana.
Avvertiamo in maniera acuta la sfida che è di fronte a noi, rappresentata, da una parte, dal sempre più vasto fenomeno della povertà nelle sue varie forme e, dall’altra, dalla ricerca sfrenata del possesso di beni materiali e dalla diffusione del consumismo.
3. Come ha recentemente affermato Sua Santità il Papa Benedetto XVI, la povertà può essere di due tipi molto differenti, cioè una povertà «da scegliere» ed una «da “combattere”» (Omelia, 1° gennaio 2009).
Per un cristiano, la povertà che va scelta è quella che consente di camminare sulle orme di Gesù Cristo. Facendo così un cristiano si rende disponibile a ricevere le grazie di Cristo, che da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2 Cor. 8,9).
Noi intendiamo questa povertà anzitutto come uno svuotamento dal proprio io, ma la vediamo anche come un’accettazione di noi stessi per come siamo, con i nostri talenti ed i nostri limiti.
Tale povertà suscita in noi una volontà disponibile ad ascoltare Dio ed i nostri fratelli e sorelle, ad aprirci a loro e a rispettarli come individui.
Noi apprezziamo tutta la creazione, comprese le realizzazioni del lavoro umano, ma siamo guidati a farlo liberamente e con gratitudine, attenzione e rispetto, insieme ad uno spirito di distacco che ci consente di usare dei beni di questo mondo come “gente che non ha nulla e invece possediamo tutto” (2 Cor. 6,10).
4. Al tempo stesso, come ha notato il Papa Benedetto XVI, «c’è una povertà, un’indigenza, che Dio non vuole e che va “combattuta”; una povertà che impedisce alle persone e alle famiglie di vivere secondo la loro dignità; una povertà che offende la giustizia e l’uguaglianza e che, come tale, minaccia la convivenza pacifica» (Omelia, 1° gennaio 2009).
Inoltre, “nelle società ricche e progredite esistono fenomeni di emarginazione, povertà relazionale, morale e spirituale: si tratta di persone interiormente disorientate, che vivono diverse forme di disagio nonostante il benessere economico” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009, n. 2).
5. Mentre noi, come cattolici, riflettiamo in tal modo sul significato della povertà, siamo anche attenti alla vostra esperienza spirituale, cari amici buddisti. Desideriamo ringraziarvi per la vostra illuminante testimonianza di distacco ed appagamento per ciò che si ha.
Monaci, monache e molti laici devoti tra di voi abbracciano la povertà “da scegliere”, che nutre spiritualmente il cuore umano, arricchendo in maniera sostanziale la vita con uno sguardo più profondo sul significato dell’esistenza e sostenendo l’impegno a promuovere la buona volontà dell’intera comunità umana. Permettettici di rinnovare i nostri cordiali saluti e di augurare a tutti voi una felice festa di Vesakh/Hanamatsuri.
Jean-Louis Cardinal Tauran
Presidente
Arcivescovo Pier Luigi Celata
Segretario
Tempio shinto e tempio buddista sull’ isola di Miyajima
TESTO IN LINGUA INGLESE
Witnessing to a Spirit of Poverty,
Christians & Buddhists in Dialogue
Dear Buddhist friends,
1. The forthcoming feast of Vesakh/Hanamatsuri offers a welcome occasion to send you, on behalf of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue, our sincere congratulations and cordial best wishes: may this feast once again bring joy and serenity to the hearts of all Buddhists throughout the world. This annual celebration offers Catholics an opportunity to exchange greetings with our Buddhist friends and neighbours, and in this way to strengthen the existing bonds of friendship and to create new ones. These ties of cordiality allow us to share with each other our joys, hopes and spiritual treasures.
2. While renewing our sense of closeness to you, Buddhists, in this period, it becomes clearer and clearer that together we are able not only to contribute, in fidelity to our respective spiritual traditions, to the well-being of our own communities, but also to the human community of the world. We keenly feel the challenge before us all represented, on the one hand, by the ever more extensive phenomenon of poverty in its various forms and, on the other hand, by the unbridled pursuit of material possessions and the pervasive shadow of consumerism.
3. As recently stated by His Holiness Pope Benedict XVI, poverty can be of two very different types, namely, a poverty “to be chosen” and a poverty “to be fought” (Homily, 1st January 2009). For a Christian, the poverty to be chosen is that which allows one to tread in the footsteps of Jesus Christ. By doing so a Christian becomes disposed to receive the graces of Christ, who for our sake became poor although he was rich, so that by his poverty we might become rich (Cf. 2 Corinthians 8, 9). We understand this poverty to mean above all an emptying of self, but we also see it as an acceptance of ourselves as we are, with our talents and our limitations. Such poverty creates in us a willingness to listen to God and to our brothers and sisters, being open to them, and respecting them as individuals. We value all creation, including the accomplishments of human work, but we are directed to do so in freedom and with gratitude, care and respect, enjoining a spirit of detachment which allows us to use the goods of this world as though we had nothing and yet possessed all things (Cf. 2 Corinthians 6, 10).
4. At the same time, as Pope Benedict noted, “there is a poverty, a deprivation, which God does not desire and which should be fought; a poverty that prevents people and families from living as befits their dignity; a poverty that offends justice and equality and that, as such, threatens peaceful co-existence (l.c.).” Furthermore, “in advanced wealthy societies, there is evidence of marginalization, as well as affective, moral, and spiritual poverty, seen in people whose interior lives are disoriented and who experience various forms of malaise despite their economic prosperity” (Message for World Day of Peace 2009, n. 2).
5. Whereas we as Catholics reflect in this way on the meaning of poverty, we are also attentive to your spiritual experience, dear Buddhist friends. We wish to thank you for your inspiring witness of non-attachment and contentment. Monks, nuns, and many lay devotees among you embrace a poverty “to be chosen” that spiritually nourishes the human heart, substantially enriching life with a deeper insight into the meaning of existence, and sustaining commitment to promoting the goodwill of the whole human community. Once again allow us to express our heartfelt greetings and to wish all of you a Happy Feast of Vesakh/Hanamatsuri.
Jean-Louis Cardinal Tauran
President
Archbishop Pier Luigi Celata
Secretary
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