FERNANDO MICHELINI MISSIONARIO – Di Ambrogio Chiari e Serafino Acernozzi
Posted on agosto 16th, 2009 by Angelo
sted on Luglio 7th, 2009 di Angelo |
.
FERNANDO MICHELINI E L’AFRICA
Di Ambrogio Chiari
.
.
.
.
Negli anni 1950-60 fra Mosé Bonardi, Superiore Generale dell’Ordine, animato da profondo spirito missionario, diede un impulso rilevante alle varie Province perché sviluppassero opere nei tre continenti più bisognosi: Africa, America del Sud ed Asia. Le Province si attivarono in tal senso e la Provincia Lombardo-Veneta si impegnò in Israele, con l’ospedale di Nazareth, succedendo nella gestione alla Provincia Austriaca nel 1959, ed in Togo e Dahomey (ora Benin) in Africa.
L’invito per la realizzazione di un ospedale in Togo era arrivato in particolar modo dal vescovo di Lomè, mons. Casimir Dosseh, che aveva avuto modo di conoscere ed avvicinare i Fatebenefratelli, i Comboniani ed altri.
Individuate le zone che presentavano una maggior necessità nel settore sanitario ospedaliero ed espletate le richieste formalità ed autorizzazione, si diede inizio ai lavori di costruzione degli ospedali intitolati a S. Giovanni di Dio ad
Afagnan in Togo ed a Tanguiéta in Dahomey, rispettivamente nel 1961 e nel 1965.
.
Michelini ebbe una parte molto importante, in quanto predispose i progetti e poi ne seguì personalmente le opere costruttive, soprattutto per l’ospedale di Tanguiéta. Per un decennio circa Michelini visse prevalentemente in Africa.
Come è già stato sottolineato più volte, questa scelta di impegno totale a favore dei più bisognosi non è stata un colpo di testa bensì il desiderio di dedicare esclusivamente per il bene del prossimo quella vita che gli era stata
conservata grazie all’intercessione del medico fatebenefratello Riccardo Pampuri, che verrà beatificato proprio per il miracolo a Michelini..
Se si dovesse scrivere una bella biografia di Michelini molte pagine dovrebbero essere dedicate alla sua attività africana. E chissà quante cose avrebbero potuto raccontare i religiosi fatebenefratelli fra Onorio Tosini, fra Tommaso Zamborlin, fra Aquilino Puppato, fra Clemente Tempella… ed altri ancora.
In questa occasione si vuole illustrare brevemente, forse per la prima volta, le opere eseguite da Michelini a Tanguiéta. La tecnica usata è quella dell’affresco, mediante colori ricavati triturando le pietre locali.
(In apertura) S. Giovanni di Dio soccorre un malato. Il santo è raffigurato con l’abito bianco, quasi fosse il camice del medico o dell’infermiere, tenuto conto anche dell’esigenza dello stesso per via del particolare clima. Il malato, con una fasciatura alla gamba sinistra, si sorregge su una stampella con il braccio destro e con l’altro al braccio del santo. Vi sono dipinte altresì una brocca, una ciotola, una benda ed una pianta, probabilmente medicinale. C’è pure la scritta “S. Giovanni di Dio celeste patrono dei malati”.
La rappresentazione si rifà all’episodio della vita del Santo, che vide trasfigurarsi in Gesù un malato mentre amorosamente gli lavava i piedi. É Gesù stesso che gli dice “Sono io stesso che tu curi nei tuoi poveri” (frase riportata nel quadro).
Gesù è seduto su uno sgabello ed ha i piedi in un catino. Dai fori delle mani, dei piedi e del costato partono dei raggi, a sottolineare appunto l’aspetto salvifico di quelle piaghe”.
Proprio dalla mano destra benedicente di Gesù partono dei raggi che si proiettano sul volto del santo, il quale sta in ginocchio con il volto rivolto estasiato al volto di Gesù. Sulla sinistra sono raffigurati dei malati allettati come si usava un tempo nelle corsie ospedaliere.
.
.
2) L’Immacolata. La Madonna, in vesti completamente bianche, in atteggiamento di preghiera, con il capo circondato da dodici stelle, pone il piede destro sulla luna mentre con il sinistro schiaccia la testa al serpente, che ha in bocca una mela. Il riferimento alla nuova Eva Maria è evidente.
.
3) L’incontro con Gesù Bambino. Gesù Bambino, su una roccia, tra i rami di un albero, mostra a Giovanni una melagrana sormontata da una croce e da una stella. “Giovanni di Dio Granada sarà la tua croce” (frase riportata sul quadro). Il santo è inginocchiato e tende le braccia verso l’apparizione. A terra c’è una cassetta contenente dei libri, in quanto in quel periodo il santo svolgeva l’attività di venditore ambulante. Sullo sfondo è raffigurata la città di Granada, collocata su un monte, come una città fortificata.
.
.
4) L’ultima Cena. Gesù è rappresentato al centro della tavola, in piedi, con tra le mani un calice, mentre il pane è sulla tavola. Lo circondano, seduti sugli sgabelli, gli apostoli in atteggiamento quasi di attesa mentre Giuda, seduto ad un fondo del tavolo, tiene in mano un sacchetto di monete (Giuda era il tesoriere e l’economo del gruppo) ed il suo sguardo è rivolto altrove. Il Cenacolo è una semplice stanza. Qui Michelini ha potuto sbizzarrirsi nella colorazione, molto bella e variegata. Il tema stesso si prestava a questo.
.
.
5) La Resurrezione. In mezzo a due soldati romani accecati dalla luce, Gesù si erge sul sepolcro scoperchiato in atto benedicente del vincitore della morte. Vi è dipinta la scritta “Il Signore è veramente risorto. Alleluia!”.
6) La guarigione del cieco nato. Gesù, scacciato dai farisei dal tempio uscendo si imbatte in un uomo, cieco dalla nascita. Con la saliva fa del fango, lo spalma sugli occhi del cieco e gli dice di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. Il cieco va, si lava gli occhi e riacquista la vista… Ma i farisei, increduli, lo sottopongono ad un serrato interrogatorio…
.
Gesù, invece, gli dice che la sua fede lo ha salvato (testo riportato nel dipinto). In questo quadro Michelini ha voluto sottolineare la bontà di Gesù ed anche la fiducia e la fede della gente. Egli, infatti, è circondato non solo dagli apostoli ma soprattutto da persone che aspettano da Lui una guarigione: oltre al cieco ci sono altri malati (un giovane che si appoggia ad una stampella, un bambino con un braccio sorretto da una fascia, e due mamme con i loro figli, forse anch’essi bisognosi di un gesto di guarigione …
.
Quasi al centro della scena un giovane alza le braccia al cielo, in segno di stupore per il miracolo a cui ha assistito o di ringraziamento?
.
… Le austere mura del tempio, con le sue colonne, contrastano con la semplicità e la povertà della scena. Qui Michelini ha dato sfoggio alla sua fantasia…
7) Il battesimo di Gesù. La scena è quella che vediamo solitamente: Gesù immerso nel fiume Giordano, il Battista che gli versa l’acqua in testa, la colomba dello Spirito Santo, il Padre che proclama che Gesù è il Suo Figlio
prediletto… Di fianco a questa scena Michelini ha dipinto quattro Angeli che portano rispettivamente una veste bianca, una lucerna accesa, una ciotola con del sale e il vaso con l’olio sacro.
.
Questi sono i dipinti. Non sto a sottolineare il loro valore pittorico ed estetico. È inconfondibile la mano di Michelini: la linearità dei tratti, le pennellate ben sicure, la geometricità delle forme, la compostezza delle figure e la colorazione armoniosa in una ambientazione molto semplice, priva di costruzioni che appesantiscono l’insieme. Quel che conta è che la visione suggerisca il significato della scena con immediatezza, senza dover ricorrere a ricostruzioni mentali…
Michelini ha sempre un obiettivo didascalico nelle sue pitture: devono dire ed insegnare, o almeno far capire un messaggio ben preciso: elevare la mente ed il cuore, aprirlo al mistero e, perché no, alla preghiera.
NELLA GALLERIA DEI RICORDI
Serafino Acernozzi o.h.
Fra Serafino Acernozzi in Africa
Dare volto ai ricordi del prof. Michelini per fermarli, incorniciarli ed esporli in rassegna come in una galleria d’arte…
Quando fui in missione a Tanguiéta (Rep. Del Bénin) anche là trovai dipinti e affreschi del Professore. Poi passai ad Afagnan (nel Togo) ed anche là trovai ancora dipinti ed affreschi del Professore. Lo incontrai più volte, poiché risiedeva a Lomé, capitale del Togo, e precisamente alla Scuola Professionale dell’Arcidiocesi ove era insegnante delle Belle Arti. Al sabato di buon mattino arrivava ad Afagnan all’ospedale, con i suoi allievi per far vedere quanto aveva realizzato con il suo progetto nonché la decorazione, come architetto e pittore.
Il Professore ad Afagnan, durante il mio priorato lo incontrai più volte, anche
perché offrivamo un buon pranzo e cena all’africana. Una volta il Professore mi ha raccontato che di buon mattino mentre i religiosi Fatebenefratelli erano in cappella per la meditazione e la S. Messa di comunità, aveva affrescato una parete del refettorio raffigurando i discepoli di Emmaus. Quando i confratelli uscirono dalla cappella ed entrarono in refettorio per la piccola colazione rimasero sbigottiti nel vedere l’affresco e si domandavano come in così poco tempo avesse fatto tutto questo… Era il carisma degli artisti.
Il prof. Michelini nel Togo era a disposizione anche dell’Arcivescovo di Lomé, mons. Casimir Dosseh che lo inviava in tutte le Diocesi del Togo per progettare nuove Chiese e opere sociali. Affrescava anche le nuove opere e le cappelle raffigurando sempre San Giovanni di Dio, patrono universale dei malati, degli ospedali e delle associazioni infermieristiche.
Togoville (TOGO) – Interno Santuario Mariano – Foto F. Mauli 10/2001
Un’altra particolarità del Professore che entrerà nella storia della religiosità della Chiesa Togolese: in un solo giorno dipinse un quadro della Madonna con in braccio il Bambin Gesù. Questo venne posto in una cappella della Parrocchia retta dai Padri missionari Comboniani nei pressi del lago detto di Togoville, successivamente davanti a questo quadro i cristiani andavano a pregare e a chiedere grazie ed in pochi anni questo luogo è diventato sacro per i togolesi e l’autorità ecclesiastica l’ha dichiarato Santuario Mariano nazionale del Togo.
afagnan-ingresso-ospedale-im000075
Filed under: MICHELINI FERDINANDO