HELDER CâMARA IL “FRANCESCO D’ASSISI DEL XX SECOLO”
Posted on novembre 23rd, 2009 by Angelo
Helder Câmara
IL “FRANCESCO D’ASSISI DEL XX SECOLO”
di Gianfranco Oliva
Il testo dell’articolo ripropone la definizione data dall’Osservatore Romano a Dom Helder Câmara, in quel 27 Agosto 1999 quando il religioso morì all’età di novanta anni.
E’ necessario riportarsi al lontano 1964, quando Paolo VI nomina Helder Câmara arcivescovo di Recife, grosso centro nel “nordeste” del Brasile, forse la più povera regione di quel paese.
Nello stesso anno, sempre in Brasile, il generale Castelo Branco, deposto il presidente Joao Goulart, instaura una dittatura militare.
Fino a quell’anno, la biografia di Helder Câmara (redatta dal Centro Internazionale Helder Câmara) elenca tutta una serie di incarichi da lui ottenuti dalle autorità ecclesiastiche e civili che rappresentano un vero guinnes:
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1931 – Fonda la “G.O.C.” (Gioventù Operaia Cattolica) ed il “Movimento di Sindacalizzazione Operaia Cattolica Femminile”, che determina la prima reazione da parte degli ambienti più conservatori.
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1935 – Ministro della Pubblica Istruzione dello Stato del Cearà.
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1936 – Da parte del Dipartimento Nazionale dell’Educazione, a Rio de Janeiro è incaricato dell’Istituto di ricerche in Campo Educativo.
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1947 – Segretario Nazionale dell’Azione Cattolica.
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1952 – Consacrato vescovo ausiliare di Rio de Janeiro è nominato, all’unanimità Segretario Generale della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB). Viene elevato al titolo di arcivescovo.
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1955 – Da inizio, a Rio de Janeiro, alla “Crociata di San Sebastiano”, per dare casa e dignità umana alle folle di baraccati della capitale.
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1958 – Il Presidente brasiliano, Jucelino Kubitschek, il costruttore di Brasilia, gli offre il Ministero Nazionale dell’Educazione e, in caso di rifiuto, la carica di sindaco della capitale, Rio de Janeiro. Dom Helder rifiuta entrambe.
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1962 – Padre Conciliare, partecipa alle quattro sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Sempre dalla suddetta biografia, a seguito della sua ferma opposizione al regime, dal 1964 “per l’arcivescovo di Recife iniziano gli anni di sofferenze e persecuzioni. E’ fatto oggetto di minacce di morte, di insulti, accuse e denigrazioni. Molti suoi collaboratori, sacerdoti e laici, accusati di attività sovversive vengono arrestati, torturati, deportati ed uccisi”.
Tutto ciò va inquadrato nella particolare realtà storica dell’America Latina di quel tempo, caratterizzata dall’avvento di regimi militari dall’Argentina ai paesi del centro America.
Ed è proprio allora che un sacerdote peruviano, padre Gustavo Gutiérrez, pianta il seme di una nuova idea evangelica che prende il nome di Teologia della liberazione, di cui Helder Câmara ne ha rappresentato il simbolo.
Dopo che negli anni ’60 si era trasferito in Brasile al fine di conoscere le realtà delle comunità di base, Gustavo Gutierrez pubblica il testo “La Teologia della Liberazione” dedicandolo al sacerdote brasiliano Niki, Antonio Pereira Neto, che svolgeva la sua attività fra i giovani e che finì assassinato dai militari.
Nell’ambito della Chiesa sudamericana che fino ad allora aveva in buona o mala fede giustificato o addirittura appoggiato le lobby al potere, iniziano a svilupparsi concetti nuovi, tacciati come marxisti dalle forze più conservatrici e reazionarie:
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“Sviluppo è il nuovo nome della pace”
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“Non c’è pace senza giustizia”
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“La prima violenza è la miseria in cui versano tante masse”
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“Senza giustizia e amore, la pace sarà sempre la grande illusione”
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“Non si può insegnare la parola di Gesù senza insegnare quali sono i diritti delle persone, quale coscienza si deve avere per essere cittadini, per avere diritti dei propri diritti”
Frei Betto, domenicano, esponente di punta della Teologia della liberazione, incarcerato e torturato durante la dittatura militare, salvato per gli interventi tempestivi di Paolo VI e dell’allora arcivescovo di San Paolo Arns, racconta come molti credenti in quella realtà sociale trovarono naturale un impegno cristiano più militante : “La Teologia della liberazione fu il frutto di questa convivenza che vincolava, nelle comunità ecclesiali di base , la fede e la lotta per la giustizia. E queste comunità di base erano essenzialmente formate dagente povera”.
Erano le realtà delle favelas cresciute a dismisura, dei meninos de rua, bambini provenienti da quei sobborghi, da quelle socialità disgregate e letteralmente gettati per le strada avendo come unica fonte di sostentamento, quando andava bene, il lavoro minorile, ovvero il furto, la prostituzione, il traffico di droga; a centinaia, in quel periodo, furono decimati con l’ipocrita giustificazione dell’ordine pubblico dagli squadroni della morte, una sorta di giustizieri molte volte finanziati dagli stessi negozianti vittime dei furti dei meninos; molteplici furono in Italia gli articoli e i servizi sugli squadroni; a riguardo di quest’ultimi, un dato allucinante estratto da un libro citato da Frei Betto “Rota 66, la storia della polizia che ammazza” del giornalista Caco Barcellos: “….dal 1° Gennaio al 30 Giugno del ’93, a Rio De Janeiro, polizia, vigilantes e guardie armate, quasi sempre impunite, avevano già ammazzato 321 minori….. e a San Paolo, la città più avanzata del Brasile, l’anno prima la polizia militare, che continuava a godere di impunità anche dopo l’avvento della democrazia, aveva ucciso 1370 persone, mentre quella civile solo 5”.
Questo era l’habitat dell’azione militante di cui sopra e Dom Elder per la “controparte” diventa “il vescovo rosso” (applicando la consolidata abitudine di tinteggiare color porpora l’oppositore). A El Salvador rappresentante prestigioso del movimento è l’arcivescovo della Capitale, Oscar Romero, oppositore della giunta militare e dei latifondisti di quel paese.
A seguito degli ormai quotidiani omicidi di contadini poveri e oppositori del regime politico, dei massacri compiuti da organizzazioni paramilitari di destra che culminano con l’assassinio del gesuita Rutilio Grande, Oscar Romero accusa pesantemente e con fermezza il regime e “una certa chiesa si impaurisce allontanandosi da Romero dipingendolo come un incitatore della lotta di classe e del socialismo”.
Il 24 Marzo 1980, a San Salvador viene ucciso mentre celebrava messa.
In Nicaragua, punto di riferimento per il cattolicesimo progressista latino americano e per i sostenitori della Teologia della liberazione è il sacerdote-poeta Ernesto Cardenal, fondatore della comunità religiosa di Solentiname in un’isola del Lago di Nicaragua.
Partecipò alla ribellione contro il dittatore Somoza ed a seguito della caduta di quest’ultimo, fu nominato Ministro della Cultura del nuovo governo.
Tema costante dei suoi scritti il dramma storico degli indios Americani. Resta famoso l’ammonimento da lui subito da parte di Giovanni Paolo II all’aeroporto di Granada al momento dell’arrivo del Pontefice in Nicaragua. Gli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei componenti del movimento diventano sempre più critici, puntualizzando sulla deriva marxista e rivoluzionaria delle loro idee, ponendo in secondo piano lo straordinario impegno di questi religiosi nelle realtà sopra citate di povertà e di sfruttamento da parte dei pochi detentori del potere economico e politico rispetto alle moltitudine delle masse.
Nel 1984, padre Leonardo Boff, francescano, teologo di fama mondiale ed esponente di punta della Teologia della Liberazione per i suoi molteplici scritti a riguardo e non, a seguito della pubblicazione del suo libro “Chiesa carisma e potere”, è chiamato a Roma dall’allora Cardinale Ratzinger, e processato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta da quest’ultimo. Fu condannato in primis al silenzio ossequioso, ovvero al divieto di insegnare pubblicamente dottrine contrarie a quelle della Chiesa.
Abbandonò il suo ordine, quello dei Francescani, nel 1992 dopo il sentore di probabili provvedimenti disciplinari da parte di Giovanni Paolo II.
Coincide con questo evento l’inizio della dispersione, probabilmente irreversibile, della carica iniziale del movimento che sognava vivamente una “reformatio ac renovatio Ecclesiae” . Dom Helder Câmara continuò il percorso iniziato tanti anni prima, sempre dalla parte dei poveri, anzi, dei miserabili, con la sua croce pettorale di legno, stridente al cospetto di quelle tempestate di gemme.
Partecipò ad innumerevoli conferenze e convegni nel mondo. In un suo messaggio, è racchiusa la sintesi della sua grandezza: “Continuando le attivita’ che la nostra arcidiocesi compie, avremo cura dei poveri, rivolgendoci specialmente alla povertà vergognosa, per evitare che la povertà degeneri in miseria. E’ evidente che in modo speciale, sono presenti nel mio pensiero i mocambos (i quartieri poveri di Recife) e i bambini abbandonati. Però non vengo per ingannare nessuno, quasi che bastino un poco di generosità e di assistenza sociale.
Non c’è dubbio: ci sono miserie spettacolari davanti alle quali non abbiamo diritto di rimanere indifferenti. Molte volte l’unica cosa da fare è prestare un aiuto immediato. Però non pensiamo che il problema si limiti ad alcune piccole riforme”.
Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Dom Helder e nessuna iniziativa è stata intrapresa per ricordarlo, tanto da parte della stampa quanto da parte della televisione e, tanto meno, da parte della Chiesa che ha relegato nell’oblio le idee della Teologia della Liberazione.
Non si ha la pretesa di esaurire con queste poche note le problematiche innescate da questo movimento intimamente legate a un così immenso continente come l’America Latina; quanto sopra vuole essere uno stimolo alla ricerca e all’approfondimento a mezzo degli innumerevoli siti a riguardo, ovvero delle innumerevoli opere pubblicate da parte di questi straordinari personaggi, senza però fermarsi alla sola America Latina, a maggior ragione oggi che le cronache riportano che più di un miliardo di persone nel mondo soffrono la fame e migliaia e migliaia trasmigrano per difendersi da essa.
“Al di là, molto al di là degli egoismi
individuali, degli egoismi di classe,
degli egoismi nazionali,
è necessario abbracciare,
sorridere, lavorare”
Helder Camara
E’ dell’ultima ora la notizia che il Senato brasiliano ha votato una legge di concordato con la Chiesa Cattolica. La Religione Cattolica, se detta legge sarà confermata dalla Camera, diventerebbe l’unica confessione di stato ed alla Chiesa di Roma sarebbe conferita, come in Italia, identità legale e sarebbero concessi vantaggi fiscali.
Alcuni siti tematici
http://www.heldercamara.it/camara/biograf.php3
http://it.peacereporter.net/articolo/3567/Dio+non+ha+religioni
http://www.fraternet.com/magazine/etr1805.htm
http://www.brianzapopolare.it/sezioni/societa/20050414_teologia_liberazione.htm
http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=50
Da www.faronotizie.it
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