CECILIA MARIA CREMONESI VOLONTARIA DELLA SOFFERENZA
Comune di Madignano
- Nasce a Madignano (Cremona) il 13 Maggio 1921 alle ore 13, penultima di otto fratelli da Antonio e da Capelli Rosa. Viene spontaneo sottolineare la coincidenza con la data della prima apparizione della B.Vergine Maria a Fatima nell’anno 1917
Comune di Madignano
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Il 19 Giugno 1930 riceve la santa Cresima dal Vescovo di Lodi Calchi Novati, allora Amministratore Apostolico di Crema. A fare da Madrina è la sorella Giuseppina.
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Da adolescente e giovane dedica alle opere parrocchiali le sue fresche energie: si impegna nell’Azione Cattolica e nella catechesi ai fanciulli.
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La sua giornata è scandita da momenti significativi: la Messa al mattino presto, i lavori di casa, le attività di apostolato ma coltivando anche l’amicizia con le coetanee e senza tralasciare il contatto con la natura che le infonde tanta pace.
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Sui vent’anni anche lei sogna di formare una famiglia tutta sua ma Dio ha un progetto diverso per lei e lo capirà ben presto .
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Cecilia si trasferisce definitivamente a Crema nell’Aprile del 1945 per meglio assistere il papà ammalato e aiutare la sorella Bice nella gestione di un negozio di generi alimentari.
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Il calvario della sua sofferenza inizia molto presto. Quando si ammala iniziano le cure assidue segnate da ricoveri ed interventi chirurgici complessi. Il primo lo subisce a Bergamo presso la Clinica Gavazzeni nel 1953. Passa da un medico all’altro ma nessuno sa diagnosticare la causa del suo permanente malessere
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Dall’anno 1952 è costretta a letto e vi resterà per 13 anni consecutivi fino alla morte.
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Accetta la croce dalle mani del Signore.
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Pur nella sofferenza permanente dovuta a crisi dolorose di origini diverse, riesce a non perdere il suo sorriso e a chi le fa visita sa donare parole di conforto.
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Ormai profondamente unita a Cristo dal quale riceve la forza, scopre il valore salvifico della sofferenza accettata con fede e offerta con amore, nel silenzio, per il bene delle anime.
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Il 1 Agosto 1960, a motivo delle sue avvilenti condizioni fisiche Cecilia è a Lourdes in pellegrinaggio con altri malati. Di ritorno dirà alla sorella Bice:
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Cecilia chiede di riceve per tempo in piena coscienza e consapevolezza il sacramento dell’Unzione dei Malati; le viene amministrato proprio il giorno del Santo natale 1964 alle ore otto del mattino dal parroco e primo biografo Luigi Cavaletti.
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Con il sorriso sulle labbra di sposa che va incontro allo Sposo, riceve il Santo Viatico il 28 Marzo 1965.
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Cecilia spira santamente nelle braccia dell’amatissimo suo Signore il 30 Marzo 1965 alle ore 7.30 in Crema nella sua abitazione di Piazzale della Rimembranza n.16.
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Il giorno seguente, 31 Marzo 1965 alle ore 15,30 si svolgono i suoi funerali con larghissima partecipazione di popolo orante. Dopo le esequie svoltesi nella Chiesa parrocchiale di San Benedetto in Crema, la salma e’ trasportata a Madignano, paese nativo, ove trova onorata sepoltura nel locale cimitero.
CARLO MANZIANA VESCOVO DI CREMA
Prega di voler accettare le proprie vivissime condoglianze per la morte della santa sorela Cecilia, sicuro che ormai dasl suo doloroso calvario sarà salita nella gloria e nella pace del Paradiso per celebrare l’eterna Pasqua, assicura la sua preghiera più fervida e invia la benedizione più copiosa.
f.to
+ Carlo Manziana vescovo
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Riceve il sacramento del Battesimo il giorno seguente nella Chiesa Parrocchiale di Madignano dal Priore-Parroco Don Federico Griggi. Madrina al fonte battesimale è la signora Griffini Domenica di Pietro. Le sono imposti i nomi di Cecilia e Maria.
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Perde la mamma a soli due anni. Di lei si prenderanno cura le sorelle, soprattutto Giuseppina che le infonderà sentimenti di fede profonda ereditati dalla mamma.
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Raggiunta l’età dell’obbligo frequenta la scuola elementare del paese con ottimi risultati.
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Cecilia riceve per la prima volta Gesù la prima domenica dopo Pasqua dell’anno 1928. Per la Domenica in Albis la chiesa parrocchiale è festosamente addobata ma anche il suo piccolo cuore è ardentemente desideroso di questo incontro che segnerà per sempre la sua vita.
“Non sono andata a Lourdes a chiedere alla Madonna la guarigione, ma la perfezione. Appena immersa nella piscina per incanto tutti i miei dolori sono scomparsi. Avrei voluto gridare al miracolo, invece ho riofferto la mia vita con tutte le sofferenze per la santificazione dei sacerditi e per le altre sante intenzioni”.
Sulla sua tomba, all’ingresso, a destra, si legge:
QUI GIACE
CECILIA MARIA CREMONESI
VOLONTARIA DEL DOLORE
SOFFERTO PER AMORE DI DIO
OFFERTO PER AMORE DEL PROSSIMO
Cecilia Maria Cremonesi ha raggiunto il vertice del suo cammino di perfezione divenendo vittima offerta sull’altare della sofferenza per il bene dei fratelli, soprattutto per la santificazione dei sacerdoti. Oggi è solo un testimone del Vangelo ma si prospetta ormai la promozione della sua causa di beatificazione, giacché le sue virtù eroiche ed il mai interrotto collegamento con la sua gente che implora ed ottiene la sua intercessione, convincono trattarsi di santità esemplare che la Chiesa locale sta esaminando. Quell’umile santità di popolo espressa in una vita ordinaria, segnata dalla sofferenza, accettata e offerta, preziosissima agli occhi di Dio.
” E’ con gioia nell’amore di Gesù che mi offro vittima per i sacerdoti e per i bisogni della Chiesa.
Spero di mantenere fin che vivrò la mia promessa perchè conto sulla onnipotente grazia di Gesù, accompagnata dall’aiuto di Maria “. (Cecilia Cremonesi)
LA SUA PARROCCHIA DI MADIGNANO
La Chiesa Parrocchiale di San Pietro
Domani a Madignano
iniziative nel ricordo di Cecilia Cremonesi.
(Il Nuovo Torrazzo, 12/05/2007)
Il vescovo Oscar, con apposito atto, ha approvato la costituzione del Comitato – sorto per iniziativa di un gruppo di parrocchiani di Madignano e di San Benedetto, con il consenso dei rispettivi Consigli pastorali – che lavora per promuovere la Causa di beatificazione e canonizzazione di Cecilia Maria Cremonesi.
Tra le iniziative programmate ricordiamo il depliant diffuso sabato scorso con il nostro giornale, grazie al quale è stato possibile far conoscere a molti la figura straordinaria di questa donna. Domani, domenica 13 maggio, anniversario della nascita di Cecilia, si terrà invece una doppia celebrazione, alla quale tutti sono ovviamente invitati: alle ore 17 un momento di preghiera sulla sua tomba a Madignano, seguita alle 18 dalla messa nella parrocchiale.
Si tratta di momenti molto significativi per coloro che hanno conosciuto personalmente Cecilia e desiderano farne memoria nella preghiera, ma anche per quelli che vogliono conoscere la vita e la spiritualità di questa volontaria della sofferenza.
MESSAGGIO DEL CONCILIO
AI SOFFERENTI
Per voi tutti, fratelli provati, visitati dalla sofferenza dai mille volti, la Chiesa ha un messaggio tutto speciale. Sente fissi su di sé i vostri occhi imploranti, luccicanti di febbre o accasciati dalla stanchezza, sguardi imploranti, che cercano invano il perché della sofferenza umana e che domandano ansiosamente quando e da dove verrà il conforto.
Fratelli carissimi, noi sentiamo profondamente risuonare nei nostri cuori di padri e di pastori i vostri gemiti e i vostri lamenti. E la nostra pena si accresce al pensiero che non è sempre in nostro potere procurarvi la salute corporale, né la diminuzione dei vostri dolori fisici, che medici, infermieri e tutti quelli che si consacrano ai malati si sforzano di alleviare come meglio possono.
Abbiamo però qualche cosa di più profondo e di più prezioso da darvi: la sola verità capace di rispondere al mistero della sofferenza e di arrecarvi un sollievo senza illusioni: la fede e l’unione all’Uomo dei dolori, al Cristo, Figlio di Dio, messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza. Gesù non ha soppresso la sofferenza; non ha neppure voluto svelarcene interamente il mistero: l’ha presa su di sé, e questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore.
O voi tutti che sentite più gravemente il peso della croce, voi che siete poveri e abbandonati, voi che piangete, voi che siete perseguitati per la giustizia, voi di cui si tace, voi sconosciuti del dolore, riprendete coraggio: siete i preferiti del regno di Dio, il regno della speranza, della felicità e della vita; siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo!
Ecco la scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni la pace. Sappiate che non siete soli, né separati, né abbandonati, né inutili: siete i chiamati da Cristo, la sua immagine vivente e trasparente. Nel suo nome, la Chiesa vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l’amicizia e l’assistenza e vi benedice (Concilio Vaticano II, Messaggi all’umanità)
PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 30 agosto 1967
Stimare, sovvenire, prediligere i sofferenti
IL FRATERNO SERVIZIO AGLI INFERMI
Diletti Figli e Figlie!
Salutiamo fra i vari gruppi presenti quello che si qualifica col titolo di «Apostolato della sofferenza» e che merita, proprio per questo titolo, una speciale Nostra considerazione. Lo salutiamo e lo benediciamo, rivolgendo il Nostro affettuoso pensiero a quanti promuovono ed assistono questa ed ogni altra forma di spirituale assistenza e di fraterno servizio agli ammalati; e agli ammalati stessi corre il Nostro pensiero e si estende dappertutto, dovunque sono infermi, pazienti e minorati, dovunque il dolore fisico, e con esso quello morale, tormenta, mortifica ed umilia membra umane, quelle specialmente di fratelli Nostri nella fede e figli Nostri, come appartenenti al gregge di Cristo, che di esso Ci ha fatto pastore. Ricordiamo tutti questi aggregati alla immensa e diffusa città del dolore, negli ospedali, nelle cliniche, negli ospizi, ed anche più quelli che sono rimasti nelle loro case, custoditi dalla pietà e dalla bontà dei loro familiari, e quelli ancora che mancano di assistenza sanitaria e di conforto spirituale, portando con la pena della malattia quella, spesso non meno grave, della solitudine e della povertà. Noi abbiamo ancora presenti gli incontri, sempre per Noi commoventi ed ammonitori, che avemmo occasione, e quasi vorremmo dire fortuna, di avere con l’umana sofferenza, misteriosa e pietosa nei bambini, e quasi intollerabile nei giovani, nelle vittime del lavoro e del dovere, nelle persone su cui appoggia la cura d’una famiglia, desolata anch’essa per la malattia di chi ne era il cuore ed il sostegno; e quella triste e quasi senza speranza dei vecchi, dei cronici, degli alienati. Oh, fratelli sofferenti, oh, figli doloranti sparsi nel mondo, Noi vorremmo che la Nostra voce arrivasse a tutti ed a ciascuno di voi per ripetervi, mentre Noi stessi piangiamo con voi, la parola di Gesù, l’uomo del dolore: «Non piangere» (Luc. 7, l3)!
LA DOTTRINA CRISTIANA DEL DOLORE
Perché questa nostra compassione? Per il sentimento comune che rende sensibile chi ha cuore d’uomo verso il dolore dei suoi simili, e lo sollecita, per uno dei più nobili impulsi della natura umana, a dirsi ed a farsi solidali e pronti al soccorso dei mali altrui? Sì, certamente; noi, uomini come siamo, vogliamo essere partecipi a questa compassione filantropica, che fa gli uomini civili e stringe gli uni e gli altri nei vincoli sentimentali e morali di una sorte comune; vogliamo anzi onorare l’educazione e l’organizzazione, che la nostra società moderna, ripudiando certa rediviva spietata fierezza pagana verso i deboli e verso i sofferenti, va saggiamente promovendo. Ma dobbiamo aggiungere che noi, come seguaci di Cristo, e ministri della sua parola e della sua carità, abbiamo anche altri motivi per curvarci, con immensa riverenza e con vivissimo interesse, su quanti soffrono e piangono.
La dottrina cristiana sul dolore è un’enciclopedia; investe tutta la vita umana, pervade la storia della redenzione, entra nella pedagogia ascetica e nell’iniziazione mistica, si collega col destino eterno dell’uomo. Se in questo breve momento vogliamo contentarci d’uno sguardo su questo vasto mondo, dove il conflitto fra il male ed il bene sembra placarsi nella sublimazione della sofferenza, cercando un sentiero per percorrerlo ed esplorarlo, potremo soffermarci sulla considerazione della posizione che il cristiano occupa nella Chiesa. La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo; ogni cristiano è un vivente inserito in questa comunione soprannaturale, dove nessuno è confuso, dimenticato ed inutile: ciascuno è membro; cioè ha una sua funzione insostituibile da compiere, ciascuno una vocazione sua propria, articolata ed armonizzata con quella di tutti gli altri membri del corpo ecclesiastico; e tutti traggono identica vita e ordine singolare dall’unione col Capo della Chiesa: Cristo, il Quale effonde il suo Spirito vivificante in tutta la compagine dei cristiani. Ognuno è cristiforme.
SUBLIMITÀ DI COOPERAZIONE CON IL REDENTORE
Già questa è verità consolantissima per chi soffre. Nessuno soffre solo. Nessuno soffre inutilmente. Anzi, secondo panorama, chi soffre ha titoli speciali per avere maggiore partecipazione alla comunione con Cristo: nel sofferente, ce lo ricorda il Concilio (Lumen Gentium, n. 8), si rispecchia in maniera più fedele l’immagine di Cristo; più intima, possiamo dire, se Gesù stesso ha voluto identificarsi con i minimi suoi fratelli (cf. Matth. 25, 35 ss.); chi soffre diventa, in modo singolare, conforme al Signore (cf. Apostolicam actuositatem, n. 16 in fine).
Di più: chi soffre, chi soffre con Cristo, coopera alla redenzione di Cristo, secondo la celebre e luminosa teologia di San Paolo: «Compio nella mia carne ciò che manca alle passioni di Cristo a vantaggio del corpo di Lui, che è la Chiesa» (Col. 1, 24). Il sofferente non è più inerte e di peso negativo per la società umana e spirituale a cui appartiene; è un elemento attivo; è uno, come Cristo, che patisce per gli altri; è un benefattore dei fratelli, è un ausiliario della salvezza. Solo che questa estrema valorizzazione del dolore esige due condizioni: l’accettazione e l’offerta, l’accettazione paziente e capace d’intuire (altra meravigliosa visione del dolore cristiano!) d’intuire un ordine dietro e dentro il dolore stesso, la mano paterna, anche se grave, del medico divino che sa trarre il bene, un bene superiore, da un male, il male della sofferenza; e l’offerta, che al dolore dà valore proprio della vittima, che annulla in se stessa le esigenze della giustizia e che da se stessa trae la somma espressione dell’amore; dell’amore che dà, dell’amore totale.
L’EROISMO ANNUNCIATO DALL’APOSTOLO PAOLO
Oh! Quanto vi sarebbe da meditare e da dire su queste prospettive cristiane del dolore, le quali sembrano e sono estremamente lontane dalla concezione naturalistica della vita, ma sono, in pari tempo, di facile conquista per chi sente e subisce e patisce la severa e spesso atroce realtà del dolore. E aggiungiamo l’ultimo paradosso: di facile godimento. Ditelo voi, cari malati cristiani; ditelo voi, cari sofferenti delle più varie pene, che avete fede in Cristo Signore, e che proprio in virtù di codeste pene sperimentate una strana, ineffabile comunione col Crocifisso; non potete forse anche voi, in un impeto interiore di eroismo cristiano, ripetere le parole dell’Apostolo: «Sovrabbondo di gaudio in ogni tribolazione nostra» (2 Cor. 7, 4)? Sia detto tutto questo ad istruzione nostra: così è la vita cristiana; e sia detto a consolazione dei Nostri figli e fratelli sofferenti, con la Nostra confortatrice Benedizione Apostolica.
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