DISTRATTI & SVAMPITI ACCORRETE, C’E’ POSTO – Angelo Nocent

OH! – RAVI’, BERGE’, DOVE SIETE ?

252 Monte RAVI' 252 Monte RAVI'

 

Un bambino per venire alla luce deve passare attraverso quella fase che si chiama “TRAVAGLIO”. Calzante l’analogia con il nostro tempo: non solo un tempo di crisi ma di travaglio, ossia della nascita del “NUOVO” che necessariamente passa attraverso il dolore e il cambiamento, a volte radicale. Papa Francesco ci ha ormai abituato a renderci conto che non siamo in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca. Perciò, oggi non basta essere ripetitori del passato.Bisognerebbe avere il coraggio di nuovi inizi profetici. IL NATALE DI GESU‘ è opporunità da non perdere.

Un giorno a Nazareth squilli di tromba richiamano gli abitanti sulla piazza. Un soldato romano, maestoso nella sua corazza, dal suo cavallo, puro sangue arabo, domina la folla. Al cenno, il BANDITORE declama l’EDITTO dell’imperatore: “Nel nome di Cesare Ottaviano Augusto, ottimo massimo, Cirino preside di Siria, bandisce un CENSIMENTO GENERALE di tutte le genti soggette alla potestà di Roma. Secondo l’uso e il costume della regione, ognuno si faccia iscrivere nei registri della popolazione”. Il soldato ritira l’ordinanza, sprona il cavallo e si allontana in una nuvola di polverone. La gente, dapprima attonita e stordita, reagisce con insulti ed imprecazioni. Il guardiano della Sinagoga sente il bisogno di manifestare lo sdegno gettandosi in ginocchio. Poi si cosparge il capo con la polvere della strada e gridare: “Come peccore ci conta il padrone, come pecore da tosare”. Quando si accorge di Giuseppe, ne ha anche per lui: “Come non fremi, Rabbi Giuseppe, come non ribolle il sangue nelle tue vene; il tuo sangue che è sangue di David?”. E lui, pacatamente: “Perché mi chiami “Rabbi”? Con questo nome si chiamano i maestri della Legge. E io non lo sono”. Poi ammutolisce e rincasa per riferire del bando a Maria, ormai prossima a partorire. I loro sguardi s’incontrano. Lui vede negl’occhi di lei una luce. I lineamenti gentili, il profilo perfetto del viso, tradiscono la lontana discendenza dalla regale stirpe di David. Forse entrambi pensano la stessa cosa: Cesare, comandante di milioni di persone, assoluto padrone delle loro vite, anche lui non può far altro che OBBEDIRE al decreto dell’Eterno emanato per bocca del profeta Michea:”Tu Betlemme… non sei certo la meno impotante…da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele” (5,1-5). Ma non c’è tempo da perdere. Raccimolate le cose indispensabili, caricato l’asino e messa in sicrezza la sposa sulla cavalcatura, Giuseppe si mette in viaggio. Lui che tiene labriglia e guida l’animale, si gira e sorride a Maria, ravvolta in un ampio mantello, per rassicurarla. I chilometri da percorrere sono almeno 150. E li farà tutti a piedi. Ma in quanti giorni non s’è mai saputo.

Il seguito è arcinoto, perciò veniamo a noi.

Entos Hymōn: IN NEZZO A VOI C’E’ UNO CHE VOI NON CONOSCETE.” (Gv 1,6-8 . 19-28) – Si tratta del Regno di Dio, una realtà discreta, modesta, granello di senape, pizzico di lievito nella farina, tesoro sepolto, perla confusa tra tante cianfrusaglie (cfr. Matteo 13,31-33.44-46), ma già in azione. Questa è la nosra fede.Ma IL RISCHIO che corriamo ogni anno è di trasformare il Vangelo dell’infanzia di Gesù a sola tradizione o a puro folklore, perché, se prevale il sentimento sul significato, il FATTO può trasformarsi in leggenda o in una bella favola che si affianca a quella di Babbo Natale.Passate le emozini, tutto viene riposto con gli addobbi e le luci e si torna quelli di prima, perdendo di vista i fondamentali: un popolo, una meta ed il senso del nostro cammino.

Il BANDITORE DI DIO, possente voce dell’ Altissimo, adesso è l’evangelista Giovanni. In età avanzata ricordava ancora che erano circa le quattro del pomeriggio” quando incontrò lo sguardo di Gesù e udì il suono di quella voce: ”Vieni e vedi”.(Gv1, 38-39). Con mano tremante ma mente ancora lucidissima, scrive alle chiese da lui fondate: Nessuno ha mai visto Dio: Il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere (Gv 1, 1). Parole forti e confortevoli che giungono dopo secoli di invocazioni dei nostri padri: “Stillate rugiada, o cieli, dall’alto, E dalle nubi piova chi rende giustizia”. Avvero la scena “s’ illumina d’Immenso”:Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Ora essa ha illuminato il popolo che viveva nell’oscurità. Signore, tu hai dato loro una grande gioia, li hai fatti felici. Gioiscono davanti a te come quando si miete il grano o si divide un bottino di guerra. È nato un bambino per noi! Ci è stato dato un figlio! Gli è stato messo sulle spalle il segno del potere regale. Sarà chiamato: «Consigliere sapiente, Dio forte, Padre per sempre, Principe della pace». ”(Is 9,1-3.5-6).

E’ sbalorditivo! Regnante a Roma l’imperatore Cesare Augusto, l’Evangelista rincara la dose: DIO SI RIVELA NEL FIGLIO: Colui che è “LA PAROLA” è diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini. Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.”(Gv 1,14). Come a dire che:

- COLUI CHE E’ ETERNO, senza tempo, è entrato nel breve TEMPO dell’uomo;

- L”ONNIPOTENTE e INFINITO si è immesso nello spazio della DEBOLEZZA e
del LIMITE;

- VERBO, perché PAROLA DI DIO, in cui Dio nel Figlio DICE SE’ STESSO;

- NATALE di un Bambino avvolto in FASCE e deposto in una MANGIATOIA;

- SPLENDORE e grandezza da CONTEMPLARE in un POVERO SEGNO;

- CARNE, ossia UOMO che si può vedere, ascoltare, toccare…VERBUM CARO – DIO UOMO.

Mi asssale un brivido. E quando mi faccio la barba, lo specchio mi dice la verità: più che un CONTEMPLATIVO, sono un pietoso ABITUDINARIO. E mi martella un ritornello del repertorio natalizio: “E’ NATALE, E’ NATALE SE LO VUOI…A NATALE PUOI…A NATALE SI PUO’ FARE DI PIU…”. Per esempio, USCIRE DAL GRIGIORE. Già. Perché non bastano le luminarie, i doni o una tavola ben imbandita. E nemmeno il PRESEPE. Nè la suggestiva Messa della Notte, come da tradizione. Cose bellissime, legittime, perfino doverose…Ma attenzione!

GIUSEPPE UNGARETTI, il poeta dalle parole nude, il 26 dicembre 1916, da Napoli, in un momento di congedo dal fronte della prima guerra mondiale, lascindosi alle spalle i giorni drammatici vissuti a San Martino del Carso dove aveva assistito alla morte di molti commilitoni e alla distruzione di interi villaggi, tracciava un Natale che risuona particolarmente attuale: “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade – Ho tanta stanchezza sulle spalle – Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata – Qui non si sente altro che il caldo buono – Sto con le quattro capriole di fumo del focolare”.

Oggi le quattro capriole di fumo del focolare sono solo nei ricordi di chi ha una certa età. Prima dell’avvento dell’energia elettrica, del gas, il focolare era il centro della vita domestica: nel camino c’era il paiolo con il quale si cuoceva il cibo per tutta la famiglia; il fuoco del focolare era la fonte di riscaldamento per tutta la casa; da esso si attingeva la brace e la cenere per gli scaldini dei letti e delle camere.

Oggi, nonostante il progresso, dietro i vetri di tante finstre, ci sono sì i caloriferi, ma spenti per contenere le spese e ci sono persone che preferiscono stare in disparte, prendere le distanze da tutto e da tutti. Come il poeta, non chiedono solo di essere lasciate in pace, ma addirittura di essere considerate come “una cosa posata in un angolo e dimenticata“. E’ una tragedia quella degli INVISIBILI che si consuma sia a livello locale che planetario, nel totale nascondimento, vissuta da anziani e malati come un’umiliazione che suscita pensieri cupi, inquietanti. E che “Gesù, il Re del Cielo, scenda dalle stelle e venga in una grotta al freddo e al gelo”, per l’umanità è uno schiaffo morale che più grande non si può.

Nei prossimi giorni la meta di Un popolo in cammino” quale ci consideriamo, è Betlemme per sostare alla GROTTA e mescolarci i tra i pastori convocati dagli Angeli. La mia simpatia è per il più famoso, conosciuto come “RAVI’, che significa l’ESTASIATO, il rapito, l‘ incantato. Nei presepi figura sempre in prima fila. Per la tradizione popolare si tratterebbe di un poveraccio, un sempliciotto, continuamente distratto, perchè sempre trova un motivo per DISTRARSI, AMMIRARE, ESTASIARSI, anche davanti alle più insignificanti realtà. E riesce a vedere il lato buono di ogni cosa, di ogni persona. Così dove passa non sa che scandire degli incredibili OH !.

Epperò, quando, un po’ affannato, lui arriva a visitare il Bambino appena nato, è con le MANI VUOTE. La sua presenza viene immediatamente notata ma non è gradita e subisce rimbrotti da parte di molti. Vale la pena sentire i commenti.

RAVI’ l’ INCANTATO alzava in alto le braccia dicendo:

–Mio Dio, com’è bello un uomo che era infelice e diventa felice.

–Mio Dio, com’è bello un uomo che era fannullone e che è preso dalla voglia di lavorare.

. Un tale: Tu Ravì, cominci a seccarmi.

– Se ti infastidisco, ti domano perdono.

. Un altro: Ho! Tu parli di lavoro e non hai mai fatto niente nella vita.

– Io ho guardato gli altri e li ho incoraggiati.

Ho detto loro che erano belli e che facevano delle belle cose.

. Ma non è che ti sia stancato molto…

. E non hai nemmeno portato un regalo!

Interviene LA SANTA VERGINE: “Non ascoltarli, INCANTATO. Tu sei stato posto sulla terra per meravigliarti. Hai compiuto la tua missione, RAPITO, e avrai una ricompensa. Il mondo sarà meraviglioso sinché ci saranno persone come te capaci di MERAVIGLIARSI…

Se non l’avete, cercate di procurarvi la statuina e collocatela magari vicino a un altro povero diavolo come “LE BERGE’ au chapeau”. Anche lui non ha portato nulla al neonato, tiene in mano il CAPPELLO e non ha altro da offrire se non la propria PRESENZA, la personale stupefatta adorazione.

TUTTI CON LE MANI COLME DI DONI. E loro due? Adoperano le mani per esprimere lo stupore. Senza questi tipi “distratti” nei quali identificarci, che Presepio sarebbe? Verrebbe a mancare un elemento ESSENZILE rimarcato dall’evangelista Giovanni: LA PAROLA” è diventata UN UOMO e ha vissuto in mezzo a noi uomini. Noi ABBIAMO CONTEMPLATO il suo splendore divino”. (Gv 1,14).

NB – Come Betlemme, anche la Parrocchia è CASA DEL PANE che sforna per la nostra fame di eternità. Poveri i SEGNI, mirabile lo scambio, grande il Mistero, beata la Vergine il cui grembo meritò di portare il Signore Gesù. Venite, adoremus! Angelo Nocent


 

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