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FATEBENEFRATELLI
- I GIORNI
- LE OPERE
“Venite e vedete”
Tu es Petrus
« Il giorno seguente, Giovanni era nuovamente là con due dei suoi discepoli. Fissato lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio».
E i due discepoli, avendolo sentito parlare, seguirono Gesù.
Ma Gesù voltatosi e vedendo che lo seguivano, disse loro: «Che cercate?».
Essi gli dissero: “Rabbi (che, tradotto, vuol dire maestro), dove abiti?”.
Gli disse loro: “VENITE E VEDETE“.
Essi dunque andarono e videro dove egli abitava, e stettero con lui quel giorno. Era circa l’ora decima » (Giovanni 1, 35-39)
E’ successo alle ore 4 di un pomeriggio. L’incontro è stato così determinante che l’Evangelista Giovanni ha voluto sottolineare anche l’ora.
“Si non lavero tibi pedes, non habebis partem mecum”
La voce
di Papa
Benedetto XVI
Piazza San Pietro – Mercoledì, 22 marzo 2006
Gli Apostoli, testimoni e inviati di Cristo
E Gesù segue proprio questo filo profetico. Il primo passo è la “raccolta” del popolo di Israele, perché così tutte le genti chiamate a radunarsi nella comunione col Signore, possano vedere e credere. Così, i Dodici, assunti a partecipare alla stessa missione di Gesù, cooperano col Pastore degli ultimi tempi, andando anzitutto anche loro dalle pecore perdute della casa d’Israele, rivolgendosi cioè al popolo della promessa, il cui raduno è il segno di salvezza per tutti i popoli, l’inizio dell’universalizzazione dell’Alleanza.
Lungi dal contraddire l’apertura universalistica dell’azione messianica del Nazareno, l’iniziale restringimento ad Israele della missione sua e dei Dodici ne diventa così il segno profetico più efficace. Dopo la passione e la risurrezione di Cristo tale segno sarà chiarito: il carattere universale della missione degli Apostoli diventerà esplicito. Cristo invierà gli Apostoli “in tutto il mondo” (Mc 16, 15), a “tutte le nazioni” (Mt 28, 19; Lc 24, 47, “fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8). E questa missione continua.
Continua sempre il mandato del Signore di riunire i popoli nell’unità del suo amore. Questa è la nostra speranza e questo è anche il nostro mandato: contribuire a questa universalità, a questa vera unità nella ricchezza delle culture, in comunione con il nostro vero Signore Gesù Cristo.
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Dedicato a chi è in ricerca di che cosa fare della propria vita
Una storia d’amore
cominciata così
Quando mi è stato chiesto di scrivere una testimonianza sul mio cammino vocazionale ho subito pensato alla difficoltà dell’impresa: la difficoltà di esprimere a parole non solo ciò che ho vissuto, ma anche e soprattutto quello che sento nel cuore.
La mia avventura è iniziata più o meno un anno fa. Ero uscita dall’estate moralmente a pezzi: avevo impegnato tutte le mie energie nello studio degli ultimi esami, sacrificando anche i giorni di vacanza, e mi ero ritrovata a chiedermi tanti perché. Perché mi sentivo così impaurita e disorientata, ora che stavo finendo gli esami e mi avviavo alla tesi? Perché mi sembrava di non capire più il senso dei miei studi? Perché mi sentivo fuori posto e infelice? Mi sembrava davvero di avere un po’ smarrito il senso della mia vita, la sentivo vuota e non mi sentivo importante per nessuno.
Il fatto è che, in quel periodo, non parlavo con nessuno di questo disagio: avevo trascorso tutta la mia vita in oratorio, eppure a 24 anni non sapevo neanche cosa fosse una guida spirituale! Mi richiudevo così su me stessa e combattevo da sola con i miei dubbi e il mio senso di inferiorità; non mi sentivo amata da nessuno, almeno non con quell’amore vero che ogni ragazza sogna per la sua vita.
Poi un giorno il Signore mi aprì un piccolo varco: mi diede l’opportunità di andare ad Assisi a fine agosto, per accompagnare i ragazzi di terza media per la professione di fede. Io non lo sapevo ancora, ma quello sarebbe stato il viaggio che avrebbe cambiato la mia vita. Entrai nell’atmosfera di Assisi con un cuore pesante e ne uscii con una speranza forte, e tutto questo grazie ad un giovane come me.
Avevamo infatti organizzato un incontro con un giovane frate francescano. Mentre parlava la mia mente ed il mio cuore cominciarono ad agitarsi e cominciai a provare “invidia”: come faceva ad essere così gioioso? Cosa aveva trovato di così importante? Come aveva fatto ad essere felice? E così gli feci una semplice domanda: “Come si fa a capire cosa fare della propria vita?”. Lui mi rispose che aveva iniziato la sua ricerca grazie ad un corso vocazionale, un corso di discernimento in cui ti insegnano ad interpretare i segnali che il Signore manda nella tua vita per farti capire la sua volontà su di te. Beh, almeno ora sapevo da dove dovevo iniziare! Tornata a casa chiesi al mio parroco di indicarmi qualcuno di questi corsi e lui mi consigliò di iscrivermi al Gruppo Samuele.
A dire la verità, ci misi un po’ prima di decidermi: “corso vocazionale” mi sembrava una cosa un po’ grande, voleva dire meditazioni, guida spirituale, letture spirituali…tutte cose che non avevo mai fatto e che mi facevano un po’ paura…accidenti, mica mi volevo far suora!
Poi, parlando con altre ragazze che già l’avevano frequentato, mi tranquillizzai un po’; mi dissero che era un corso bellissimo, che apriva la strada a tutte le vocazioni: al matrimonio, alla consacrazione, all’impegno laico nel sociale o nella politica. Insomma, alla fine il Signore, attraverso queste persone, mi convinse ad iscrivermi.
Cominciai il corso a novembre e subito mi sembrò molto bello: il predicatore era davvero bravo e, quando lo sentivo parlare, sembrava parlasse proprio a me! Scoprii molti altri ragazzi che, come me, erano in ricerca di un senso della vita e di quella felicità che può dare solo la realizzazione della propria vocazione…il problema era capirla, questa vocazione!
Il corso continuò, con un incontro al mese. Passai in mezzo a giorni pieni di voglia di pregare e in giorni in cui ne avrei proprio fatto a meno, ma non volevo mollare, volevo andare fino in fondo, ne avevo bisogno. Gli incontri mi aprirono la mente, piano piano diventavo più “esperta” nelle meditazioni e negli incontri con la guida spirituale e cominciavo a fare chiarezza e un po’ di ordine nella mia testolina sempre in movimento.
E poi cominciai ad abbandonarmi al Signore: non tentavo più di aggrapparmi alla immagine di vita che mi ero fatta io, ma a poco a poco mi misi ad aspettare che Lui mi dicesse cosa aveva in mente per me. Il dubbio di essere sulla strada della consacrazione più che su quella del matrimonio cresceva sempre di più. Sentivo di non desiderare di donare il mio amore, la mia vita ad una singola persona, ma di essere fatta dal Signore per amare tutti.
Quando mi resi conto di questo cominciai davvero ad agitarmi: non è facile accettare un pensiero come questo, soprattutto mentre si sta finendo l’università e già ci si immaginava tutta un’altra strada!
Andai a parlare con il sacerdote che seguiva il Gruppo Samuele, che mi aiutò nel discernimento e mi disse di intensificare sempre di più la preghiera per chiedere a Gesù, se voleva, di innamorarsi pure di me. E così feci, giorno dopo giorno, fino ad un ritiro per il Triduo Pasquale in cui mi sorpresi ad amare Gesù! Ma non un amore amichevole, un vero e proprio innamoramento in piena regola! Lo so che forse non è proprio l’espressione più adatta ed è difficile da spiegare. Io sentivo di amare quest’uomo eccezionale proprio come una qualsiasi ragazza ama il suo ragazzo, con l’unica differenza che io non lo potevo né toccare né vedere, eppure sapevo che c’era!
Ora, dopo tutte queste emozioni, immaginate in che condizioni ero: avevo dentro un misto di gioia, di confusione, di paura a mille! La mia guida spirituale mi stette vicino e mi aiutò, passo per passo, ad affrontare questa nuova condizione, aiutandomi a verificare di continuo, nella preghiera, la volontà del Signore.
E alla fine mi ritrovai con la consapevolezza che ormai ero davvero destinata al Signore: mi abbandonai al suo volere, al suo abbraccio e mi sentii davvero tanta felicità dentro. Finalmente sapevo cosa dovevo fare! Sapevo dove sarei stata felice: in una vita spesa per il Signore.
Volevo essere uno strumento nelle mani di Gesù per poter portare tra la gente un po’ del suo immenso amore per noi; volevo far capire ai poveri, ai giovani e a tutti coloro che si erano persi che c’è speranza perché Dio ama ognuno di loro come suoi figli!
A questo punto mi rimaneva la scelta del luogo dove realizzare la mia vocazione. Con una laurea imminente non era facile decidere di lasciare tutto e ripartire da zero. Avrei dovuto rinunciare al lavoro, ma possibile che Dio, dopo anni di fatiche e di studio, mi chiedesse proprio questo? Allora cominciai a considerare la possibilità che la mia strada potesse essere indirizzata in una Comunità giovane, che avevo conosciuto da poco: le Sorelle del Signore.
Questa Comunità è nata solo sette anni fa ed è composta da giovani ragazze consacrate che vivono in piccole comunità da quattro o cinque. Ognuna mantiene il suo lavoro, vivendo nelle città, tra la gente comune, portando quel Gesù che hanno nel cuore sul posto di lavoro o di studio, in mezzo ai giovani, in mezzo ai poveri.
Ho iniziato quindi un cammino con la madre della Comunità e sono partita ad agosto per il Kenya con un pensiero nel cuore: quello di decidere, stando a stretto contatto con i poveri, se dovevo dire il mio sì al Signore in modo definitivo, se quello che Lui desiderava per me era una vita spesa per Lui e per il prossimo… E sono tornata dall’Africa con un sì nel cuore convinto e gioioso!
Da settembre ad oggi ne ho passate di tutti i colori, però Gesù mi ha dato la forza di affrontare le difficoltà. Dopo la mia decisione mi ha sostenuto passo dopo passo nei momenti dolorosi degli addii ai genitori, alla sorella, alla famiglia, alla casa, agli amici, al paese, alla vita che è stata mia per 25 anni e che ora sarà del Signore.
Ed ora posso dire, ad una settimana dal mio ingresso in Comunità, di sentirmi davvero felice! È vero, sono solo all’inizio e dovrò ancora crescere e ripartire tutte le volte che il Signore me lo chiederà, perché non mi appartengo più, e questo dà una grande libertà!
Io non sono una grande esperta spirituale, né sono capace di dare grandi consigli, solo voglio dire a tutti i giovani come me di sperare nel Signore, perché ne vale la pena!
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.” (Mt 11, 28)…ce lo dice Gesù e vi assicuro che è vero, anche se a volte, in mezzo alla desolazione ed al vuoto di senso, è davvero difficile crederlo.
Quello che mi sento di dire è di pregare: a volte sembra che sia tempo perso, eppure, se si vuole trovare Dio e se stessi, la strada passa da lì, da quel silenzio, interiore ed esteriore, che tanto manca nella nostra vita senza pause. Se sentite di dover fare qualcosa per la vostra vita, se sentite il desiderio di fare un salto, un passo in più, chiedete al Signore nella preghiera di accompagnarvi e buttatevi! Non ci perdete davvero niente, perché se cadete Dio vi rialza sempre, e se invece trovate lo scalino giusto avete fatto un passo in più verso la felicità!
Certo, ci vuole coraggio, bisogna fidarsi di Gesù, che è l’unica persona che non abbandona mai! Noi siamo quei giovani in cui il Signore crede: Lui ha preparato per ognuno di noi una vita diversa e bellissima, non lasciamoci sfuggire l’occasione! Possiamo davvero cambiare il mondo, se lo vogliamo, ognuno secondo le sue capacità, mettendo a disposizione dei fratelli quello che ha, anche nelle cose più piccole.
Perciò, se si vuole vivere davvero, credo che ognuno di noi debba prendere la propria vita, rimboccarsi le maniche e seguire il proprio cuore, perché se si perde il momento giusto si rischia davvero di trovarsi, dopo anni, ancora insoddisfatti ed irrealizzati, solo perché non si è avuto il coraggio di fare un passo in più, di dire un sì o un no al momento giusto.
Beh, se siete arrivati fino qui a leggere complimenti! Lo so che sono stata un po’ lunga, ma vi assicuro che riassumere un anno così intenso non è facile. Spero solo di aver dato una testimonianza delle cose belle che il Signore può fare e di aver magari dato un piccolo aiuto a chi ne sentiva il bisogno.
Spero di poter ancora partecipare, almeno in parte, agli incontri del gruppo di volontariato. Comunque prometto che seguirò tutte le iniziative, e se non ci sarò con il corpo ci sarò sicuramente con il cuore!
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